domenica 30 gennaio 2011

Cucina


Ho conosciuto benedetta parodi molti anni fa, quando in una vita passata lavoravo per la scomparsa Tele+ insieme al marito, fabio caressa. Mi era sembrata una ragazza timida, gentile e nulla faceva presagire la sua attuale trasformazione in kamikaze della fricassea. Mi fa una certa impressione vedere le pile dei suoi libri di ricette all'ingresso degli ipermercati, sfogliati con interesse da anziane massaie che dovrebbero sapere già tutto di intingoli e manicaretti e che invece si abbeverano con avidità alla fonte di sapienza gastronomica di benedetta. Solo perchè ha il marchio catodico di italia 1. Si dice spesso che "una cosa non esiste se non va in televisione". Oggi si potrebbe creare una glossa a questa ormai banale dichiarazione: "una cosa non è mangiabile se non va in televisione". I canali grondano di cuochi, chef e sguatteri, tutti autori di almeno una silloge di ricette. Un tempo, la cucina televisiva era più selezionata. C'erano l'aquilano Vincenzo Buonassisi, il primo a portare i fornelli in tv. Ma erano fornelli nobili, mettevano soggezione. Solo con l'avvento di Wilma De Angelis con Telemenù la cucina ritrovò il suo aspetto popolaresco. E oggi Wilma ha più di un motivo per ribollire quando le si parla delle nuove principesse del mestolo che non ne riconoscono il ruolo di regina madre. Al di fuori della televisione, la ricetta aveva una sola firma: quella di Lisa Biondi. Solo dopo anni si è saputo che la signora Lisa Biondi non è mai esistita, era un nome che nascondeva un collettivo di esperti, quasi un wu ming del fritto misto. Nemmeno Petronilla esisteva. L'esperta di cucina che scriveva su "La Domenica del Corriere" negli anni 40 si chiamava in realtà Amalia Moretti Foggia e curava svariate rubriche con altrettanti pseudonimi. Lo scopro da Le voci di Petronilla, un'interessante biografia della Foggia scritta da Roberta Schira e Alessandra De Vizzi, appena pubblicata da Salani. Non so come mai, ma posseggo due vecchi volumi che raccolgono le ricette di Petronilla. Sono una lettura affascinante perchè ogni ricetta, oltre che essere improntata al risparmio, al riutilizzo degli avanzi e all'autarchia tipica dei tempi, è introdotta e conclusa da scene di vita familiare della scaltra Petronilla. Sfogliando in un ipermercato l'ultima fatica della parodi ho visto che questo escamotage letterario è tornato. Nulla di male. Anche Manzoni aveva copiato Sir Walter Scott. Devo però ammettere, con tutto l'affetto, che le avventure di fabio caressa al supermercato non hanno lo stesso fascino delle improvvise apparizioni della grassa cognata di Petronilla. Un'altra differenza che ho osservato sta nell'indicazione della quantità: siamo davvero nell'universo del pressappoco. Petronilla forniva indicazioni precise al grammo. E quando, in un'altra mia reincarnazione professionale, lavoravo come redattore per le enciclopedie a fascicoli della De Agostini, ricordo che se in una ricetta si diceva di tagliare la mozzarella a fette, da Novara arrivava la domanda: "Che spessore devono avere le fette?". benedetta parodi applica invece la trascuranza di pesi e misure e utilizza un sistema raffazzonato- decimale. Ma a colpirmi maggiormente è la dichiarata banalità delle ricette. Se una persona compera un libro di cucina è per imparare a sfornare timballi multipiano o lasagne degne della Regina di Saba. Aprendo a caso il libro di benedetta ho trovato la ricetta del toast: "Prendete del pan carrè, del prosciutto e una sottiletta". Il prossimo passo sarà la ricetta dell'acqua calda. Ma tutto rientra in quella renaissance del banale di cui si gloriano i nostri giorni. Chi mette in pratica le ricette della parodi è lo stesso individuo che considera vertici della letteratura i romanzetti di fabio volo, pietre miliari della musica le canzoncine dei negramaro e pilastri del cinema i filmucci di silvio muccino. Solo chi considera giovanni allevi un pianista classico potrà allestire una cena con le ricette della parodi. Devo però confessare una cosa: benedetta consiglia di avvolgere il fondo dei toast nella carta stagnola per evitare di far colare la sottiletta fusa nel tostapane. Ho seguito il consiglio. Mi sono ritrovato con un toast carbonizzato sopra e crudo sotto. L'ho mangiato comunque, pensando che se questi sono i risultati della parodi in cucina, è logico che fabio caressa cerchi consolazione nel poker.

(Articolo di Tommaso Labranca tratto da Film TV #4 del gennaio 2011; copyright degli aventi diritto. Minuscoli dei nomi, dove presenti, miei. )

-La notizia della settimana: roberto saviano pubblicherà il suo prossimo libro con Feltrinelli. Dove non potè la dignità, riuscì l'indole del bimbo viziato.

-La frase del giorno: "La cucina di un popolo è la sola, esatta testimonianza della sua civiltà." (Anonimo)

3 commenti:

  1. Una volta non si parlava di "cucina", si parlava di "arte culinaria". Qualcosa che, se esulava dal semplice cuocer cibi/preparar pasti, maneggiavano con vera sapienza davvero in pochi. Una conoscenza elitaria, di cui erano depositarie due sole tipologie di persone: le nonne (o comunque le autorevoli signore di una certa età, fiere matrone, regine del focolare non per lignaggio ma per incontestabile esclusivo possesso del loro regno) e i grandi chef. Le prime in virtù della loro compravata esperienza, a base di ricette, segreti e tradizioni tramandati di generazione in generazione, messi in pratica quotidianamente per decenni; i secondi in virtù di ore e ore giornalmente spesi nello studio, nella ricerca, nella sperimentazione e nell'innovazione. In entrambi i casi, persone competenti che, seppur per circostanze e in modi differenti, avevano acquisito con sacrificio e con passione il loro sapere, la loro perizia, la loro "arte". Oggi, in cui tutti si dichiarano, specie in televisione e non sempre è ben chiaro a quale presunto titolo, esperti in qualunque cosa, la sapienza antica o l'innovativa scoperta è alla portata di tutti, facile, veloce e scontata come un'intuizione divina. Tutti sanno far tutto, basta spettacolarizzare: tutti sono artisti, tutti sanno ballare, cantare, improvvisarsi barzellettieri o imitatori... persino, ovviamente, cucinare. L'arte popolare non esiste; a meno che con questa espressione non si intenda "per il popolo", che comunque non è o non dovrebbe essere stupido e dovrebbe saper riconoscere la differenza, la vera arte è quella per pochi,o, meglio, fatta dai pochi (che allora sì avrebbero ragione e straragione di essere acclamati) davvero davvero bravi, competenti, capaci. I veri artisti. Ora che persino quella culinaria ha smesso di essere un'arte ed è diventata mera "cucina", brutale manualità al servizio di una facile notorietà, quali altri veri artisti esistono ancora... a parte forse i sognatori?

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  2. Mh... a me affascia molto quando parlando di: antiche ricette, preparati di una volta... come si cuoceva questo e quello e con che tipo di spezie. Un po' per il sapore che potrebbero avere questi cibi, e un po' anche per la storia che hanno alle spalle, la tradizione. Sono tutte cose che mi prendono parecchio, sopratutto se le guardo mentre sto pranzando o cenando. Mi fanno venire anche più appetito!!! Però non spetacolarizzate come i programmi di cucina di adesso.

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  3. Pellegrino Artusi è un'altra cosa!
    Appurato ciò non dobbiamo lamentarci se la seppur amabile Parodi's sister farebbe friggere amche il Gambero Rosso.........
    non riusendo ad eguagliare l'allure da giornalista "seria" della più fortunata e bella sorella, il cui marito è pure moltoooo più figo, la nostra regina dei fornelli si è data alla culinaria e di questi tempi, in cui molte lo fanno ad H-ar-D-core lo fa anche in modo tradizionale. poco importa se trascura tutta la storia dei regali bolliti piemontesi delle badnacaude di Gozzaniana memoria, oggi, l'inquieta casalinga vogherese, perchè quelle di Pavia vincono i milioni, vuole stupire il distratto marito cucinando esotici manicaretti con indosso farlocchi Gaultier made in oviesse.
    Ed ecco che la nostra benedetta eroina giuge in suo aiuto col suo cotto e mangiato come a dire........cara la felicità è a due passi afferrala con le presine e sarà tua.
    Ma la colpa èanche di generazioni di mamme e nonne che hanno cresciuto le pargole come principesse senza saper fare nulla "perchè non devono fare la mia fine" e quando sposatesi e sistemata casa nel vogherese si trovano in difficoltà anche col cuocere due uova e i mariti passate le prime due settimane di passione scoprono di aver fame e che le mogliettine non sanno cucinare come nemmeno far sesso................
    ma che voi pensate che marrazzo va a trans per soddisfare turpi desideri.....? ma va! chi sono i più grandi cuochi? ma gli uomini!
    e poco conta se vissani sui tacchi del 12 pare un po ridicolo......volete mettere un risotto con la luganica fatto da lui!
    Pertanto ben venga il libro della Parodi all'ingresso del supermercato per le leggi del layout è opportuno sapere prima cosa dovrai comprare per stupire tuo marito stasera.......e se alla fine sarà cotto e buttato si può sempre scongelare la lasagna di mamma.......!
    E ricordiamoci comunque che meglio una parodi oggi che una Melissa P domani! Bon appetit mes amis

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