Ricevo, e volentieri pubblico, un intervento della nostra amata (ooooooh, mi sto sbilanciando!) Lady Nosferatu, sicuramente ricco di spunti per ottime riflessioni. Enjoy.
Esistono luoghi che non possiamo cancellare dalla nostra memoria, nemmeno se lo volessimo. Posti in cui ci sentiamo felici, lembi di terra e acqua che ci danno energia, serenità… ma anche spazi tristi, monotoni, spine che si piantano nel cuore e non si staccano più. Proviamo a pensare a due luoghi opposti: le stanze d’ospedale e la nostra casa. Le prime sono tutte uguali, non si distinguono se non per un odioso numero che spersonalizza ancor di più il malcapitato ospite. Quasi sempre bianche, asettiche, a due o quattro letti con il solito armadietto di fianco. Quanto siamo contenti quando i parenti ci portano dei fiori, un libro, un pelouche o un qualsiasi altro oggetto che ci permetta di esprimere noi stessi, ciò che abbiamo dentro! Voglia di colore, di conoscenza, di tenerezza... bisogno di comunicare, di lasciare una traccia di noi in una stanza che non vorremmo abitare nemmeno un istante.
Se in ospedale manifestiamo un frammento di ciò che siamo, nella casa trasferiamo il nostro ego nella sua completezza. I colori, le forme, i profumi, i materiali raccontano il mondo interiore di ognuno di noi. Basta un rapido sguardo per accorgersi ad esempio se una casa è a misura di bambino (arredi colorati, non spigolosi, odore di latte se si tratta di un neonato o comunque di un bimbo piccolo, giocattoli in vista) oppure a misura di anziano (niente scale, mobili vecchi, qualche ragnatela in più). Anche un carattere solare si distingue da uno più schivo… gli esempi potrebbero essere infiniti. Ora che il gioco è cominciato, lascio andare avanti voi e attendo che il vostro spirito d’osservazione suggerisca altre riflessioni. Ringrazio in anticipo per la collaborazione.
Cara MyLady
RispondiEliminaIntrodurre il concetto di "abitare" mi fa pensare ad un tipo particolare di abitazione composta dalle stanze della nostra anima.
Noi siamo la casa di noi stessi e tutto ciò che è dentro lo esprimiamo in ciò che ci sta intorno.
Proiettiamo nel nostro habitat la rappresentazione più intima dell'io.
Oggetti, coloro, profumi e soprattutto libri sono l'istantanea più realistica dei nostri stati d'animo delle nostre scelte dei nostri stili di vita.
Mi è capitato di trovarmi in case esteticamente molto belle ma che non corrispondevano per nulla ai loro proprietari.
La mano di un architetto o di un arredatore aveva cancellato ogni traccia della personalità dei padroni di casa, sempre che ne avessero una ovviamente.
Abitare è davvero un concetto molto più complesso di quanto crediamo, significa lasciare una traccia tangibile di noi.
Avete mai pensato a clochard, suvvia barboni, che in alcuni casi per scelta rinunziano ad una casa, forse proprio per non essere leggibili attraverso l'osservazione delle loro cose.
Ma la casa, o meglio l'abitare, in alcuni casi è anche sofferenza, dover sottostare a regole imposte, con "compagni" non desiderati e penso a molti adolescenti che non si ritrovano nelle loro famiglie, a molte donne o uomini che vorrebbero fuggire da storie oramai svuotate.
Decisamente cara Lady il senso dell'abitare è un concetto che si presta a mille sfaccettature, dalle considerazioni più pratiche sino a espandersi a concetti puramente filosofici.
Beh sto guardando la sveglia sulla mia scrivania e mi ricorda che il tempo è una proiezione dell'abitare stesso, la misura del desiderio di rimanere o partire verso nuove "abitazioni".
Buonagiornata.....
P.S.
Bobby non fare le ore piccole......;-)
-_- lassà fà che son manco le nove e già sono esausto...comunque penso anche io che il concetto di "casa" ed "abitare" siano nettamente distinti,e che solo raramente l'abitazione è proiezione di ciò che il proprietario è;molto più spesso è ostentazione di ciò che egli vorrebbe essere.Io ho la fortuna di avere una casa che rispecchia,nel bene e nel male,esattamente ciò che sono(chi c'è entrato lo sa e non si è ancora del tutto ripreso dallo shock di aver visitato una replica di casa Usher imbastardita con una succursale del paese dei balocchi),ma molte persone che conosco hanno abitazioni che sono un'inno ad uno stile di vita opulento e sfarzoso che non gli appartiene davvero.Il loro vero sè lo si scorge nei dettagli.Anche per quanto riguarda le stanze di ospedale(che paragone curioso!),non saprei se il degente si identifichi davvero nei doni che riceve dai visitatori.Io ho avuto la sfortuna di trascorrere diverso tempo in ospedale per assistere una persona cara,la più cara che ho,che versava in gravi condizioni,e quel che ho potuto vedere tanto nei miei parenti in visita(con cui,non a caso,ho troncato qualsiasi tipo di rapporto)quanto in quelli altrui è stata una sorta di allegria forzata e di ostentazione dei propri doni al degente,quando non della propria presenza.Tenuto conto poi che "l'abitare in una stanza d'ospedale" è de facto una forzatura,quindi forse più che un'espressione di noi stessi cerchiamo oggetti e colori che ci sottraggano a quel luogo di dolore e che non vediamo l'ora di rivendere una volta usciti di lì.Spero di essermi spiegato...ed ora vado a giocare coi rob...AEHM...a revisionare "cuore di mamma" per poi girarlo al mio vaticanista di fiducia (sì Boy,dico a te ^^)
RispondiEliminaIl suo vaticanista di fiducia attende di mettersi ai suoi servigi, per quel che riguarda i rapporti con i parenti vedo che viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda.....il miglior modo di avere buoni rapporti è non averne, o averne di rado.
RispondiEliminaLe stanze d'ospedale hanno sempre un non so che di "sospeso" sono delle zone franche in cui la nostra normale esistenza si trova a fare i conti con l'incertezza, dei veri e propri esilii dalla propria vita, nulla riesce ad attenuare im me questa sensazione.
Bene su mettiamoci al lavoro "Cuore di mamma" deve prendere il volo!
P.s.
Scontato ma verissimo il vecchio proverbio....i parenti sono come le scarpe più sono stretti più fanno male!
A proposito se non lo hai visto consiglio uno spassosissimo film di qualche anno fa "Parenti serpenti" cinico ed assolutamente realistico.
Sono d'accordo con te, Bobby.. spesso la personalità di qualcuno si nota soltanto nei dettagli, questo perchè non sempre possiamo permetterci di arredare le nostre case in modo diverso da come già sono. E i mobili stile ikea, tutti uguali e preconfezionati, si aggiungono alla mancanza di fantasia di molte persone.
RispondiEliminaLe stanze di ospedale per me rappresentano l'angoscia. Ultimamente ne ho visitate molte, le ho vissute, e le ricordo.. ogni stanza di ogni diverso ospedale mi rimanda a un momento, quel momento, della mia vita. I fiori.. i piccoli oggetti.. servono a poco contro l'ordine asettico e impersonale dell'ambiente, contro l'odore di disinfettante, di malattia e di chiuso.
Abitare.. credo sia una forma di liberazione. Trasferiamo nell'ambiente ciò che abbiamo dentro, quasi volessimo sfogarci,come con un'amica cara.. e allora scegliamo un mobile piuttosto che un altro, un oggetto più sobrio, che dica qualcosa di noi a chi entra, che ci aiuti a farci conoscere senza parole.. in questo senso, la casa è una testimonianza di ciò che siamo.
Ma per qualcuno può essere anche una prigione: dentro di noi tutto cambia, il nostro io si trasforma col passare del tempo.. la casa resta uguale,immutata. Resta il nostro solito rifugio.. che talvolta ci impedisce di crescere. Come nelle coppie che vivono insieme.. la casa è un legame non semplice da spezzare.
Forse alcuni clochard sono fuggiti da questa immobilità, da questa paura di restare invischiati in un posto solo.
scusate la lunghezza..
p.s.: grazie a Lady Nosferatu per aver introdotto l'argomento dell'abitare, che mi sta molto a cuore,..
RispondiEliminaMi ringrazi per così poco, Daniela! E poi non scusarti per la lunghezza del commento, che ho trovato veramente ben scritto. Credo che prima o poi dovrò postare qualcosa sui clochard perché tutti parlate di scelta, ma una buona parte di loro non sceglie di finire per strada. Cominci ad essere isolata dai colleghi di lavoro, perdi il lavoro, poi sei costretta a lasciare anche la tua casa (anche se è tua, come paghi le spese?). Il clochard è un uomo senza chiavi.
RispondiElimina@ Bobby: a volte purtroppo i parenti sono davvero terribili. Io sto letteralmente odiando il padre di mia zia. E' ricoverata per un aneurisma, ora sta facendo la riabilitazione. Il medico ha detto che può tornare a casa il weekend. Mio zio ha dato la sua disponibilità, mentre lo stronzo di suo padre ha puntato il dito contro mio zio, gli ha detto che se succede qualcosa la colpa è sua e poi se n'è andato. Sono quasi due mesi che mia zia è ricoverata, perché non darle la soddisfazione di uscire anche solo per un paio di giorni, visto che il medico ha dato parere favorevole?!
Comunque, dopo quello che ho letto, mi viene una gran voglia di abbracciarti forte forte.
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOCHEMIFAICADEREILBALDIOOOOOSSSSS!!!!!!!!! Scherzi a parte,credo che sul discorso dei clochard o comunque di coloro che vivono di vagabondaggio si potrebbe e dovrebbe fare una riflessione in più,perchè certamente qui ci si è (giustamente!), focalizzati sul lato "poetico" del vivere senza confini nè imposizioni che tanti film ed opere ci hanno ammannito, ma nessuno di noi,credo,dimentica le ragioni che possono portare un uomo (inteso come essere umano) a vivere all'addiaccio e di stenti,a prescindere dalla sua libera scelta,che spesso tale non è. Discorso complesso,che in qualche modo chiude il cerchio con quanto accennavo prima circa il voler vivere al di sopra delle proprie possibilità (quanta gente conoscete che fa muti e prestiti per comprarsi la televisione al plasma,lo stereo,l'aria condizionata ed altre cose del genere solo perchè "ce l'hanno gli altri,io mica posso essere da meno"?)
RispondiElimina"che fa muti"....sì certo...che fa MUTUI....scusate,ero distratto dal Gotriniton -_-
RispondiEliminaChiaramente non dimentico che molti clochard lo sono per necessità o per scelta degli altri, avevo semplicemente voluto mettere l'accento su un modo particolare dell'abitare che può essere decidere di non abitare ovvero di non vivere legami o costrizioni.
RispondiEliminaSpesso troppa sofferenza si nasconde dietro le vite di senza tetto e a loro va tutto il rispetto possibile.
Ma ricordo un bellissimo reportage su di un eminente ricercatore che dopo una lunga crisi decise di abbandonare tutto e di divenire un homeless nella vorticosa america postreganiana.
P.S.
Caro Bobby consentimi di essere un po Dolly Livane ma credo tu abbia infranto un dolce ed affascinante cuoricino!
Che bello!!!!!!!!!!
Eh????????
RispondiEliminaVa la...va la!
RispondiEliminaNon fare il modesto.
Mi sembra che ci sia una pulzella che ti ammira molto! ;-)
per quanto mi riguarda, ho sempre abitato in luoghi piacevoli, se così si può dire. Ma il mio pezzo di vita più grande l'ho vissuto e lo sto vivendo tutt'ora abitando da mia nonna ^^, una casa che mi ha dato sempre molto affetto ed accoglienza. Un luogo dove ho passato bei momenti e anche brutti. Penso che un luogo possa chiamarsi casa, o anche dire, che un abitazione è un posto dove ti trovi bene, dove stai bene con te stesso e con gli altri. Dove puoi riposare quando sei stanco, o quando vuoi rifugiarti nel tuo mondo, lontano da tutto e da tutti. Sì, lo so.. sono un po' sognatore :P
RispondiEliminaPer nulla sognatore caro Daniele sai solo perfettamente il significato della parola Casa, complimenti sei una persona fortunata.
RispondiEliminaCuoricini in esplosione quì!!!
RispondiEliminaMi sa che la casa va rivista e plasmata sulla coppia...fiuuuu fiuuuuu fiuuuuu!!
A parte gli scherzi, la casa che rispecchia il nostro animo e la nostra personalità non sempre corrisponde al vero, io trovo anche molta falsità in alcune dimore lucidate all'estremo, sempre curate, dove non si muove foglia o foglio che ritrovano il loro giusto posto nell'arco di un nano secondo per inserirli nuovamente nel quadro perfetto rappresentato!
Le famose stanze per gli ospiti, il cristallo, il servizio buono e tutto quello che ci rende un'irreale rappresentazione della persona vera.
Sa di un porsi più che di un essere un nascondersi e mascherarsi... bigodini, permanente o tinta falsa della vita!
Avrei tanto desiderato che si curasse anche l'esterno della dimora per far entrare aria "pulita" nelle stanze...
......finisco di nuovo col fiuuuuuu fiuuuuuuuuu
Daniele sì quella è casa.....
RispondiElimina@ Giancarlo: penso semmai che sia uno spirito affine (come lo sono molti di voi) che ha finalmente trovato qualcuno con cui poter affrontare in tranquillità certe questioni che le stanno a cuore.Con me come con voi.
RispondiEliminaIl fatto che io poi le passi fior di quattrini per tessere le mie lodi è un altro discorso...sì,lo so.E' venerdì. Giorno di paga.Sì.Al solito posto.Sì,come al solito, banconote di piccolo taglio non segnate... -_-
Tutto cio mi porta a ripensare alle "Affinità elettive" di Goethe!
RispondiEliminaChe splendida storia e che meraviglia la figura di Ottilia.
E' vero gli spiriti affini si cercano e poi si trovano un segreto cammino li guida nei sentieri della vita.
Perdonate la mia vena romantica ma sono irrimediabilmente innamorato, sfortunatamente per me.
Per la paga farò seguire il numero cifrato del mio conto in Lichtenstein, alla faccia dello scudo fiscale!
A ma fa venire in mente i portatori di Stand di Jojo...ok,la smetto. -___-
RispondiEliminaQui si langue e non si lavora, e va bene la bella giornata uggiosa ma non prendiamocela così comoda......
RispondiEliminaA proposito di abitare pensate a quel povero Scajola che deve abitare un mezzanino con vista sul Colosseo, ah sorte tremenda!
A proposito dei clochard.. sicuramente per la maggior parte di loro è dura necessità, è lotta quotidiana per la sopravvivenza e non certo scelta. Vi sono però alcuni tra loro che non la pensano così, l'ho constatato leggendo le pagine scritte da un giornalista che per alcuni mesi aveva vissuto con loro, spostandosi di città in città, parlando con i senzatetto e rendendo poi loro testimonianza in un bellissimo libro.
RispondiEliminaIl tutto mi è stato confermato da una assistente sociale: una parte,anche se minima, di loro, non ha nessuna intenzione di tornare alla vita di prima, anche qualora ciò sia possibile, e non accettano aiuti volti a dar loro una casa.
@Miciagatta: certi abienti asettici ci comunicano perfettamente ciò che è dentro alcune persone: l'aridità d'animo, il vuoto della coscienza,...
l'estrema pulizia, l'ordine maniacale di alcuni ambienti di rivelano talvolta che dentro alcune persone non c'è spazio per l'originalità, la fantasia e tutto ciò che non sia razionalmente controllato, sentimenti compresi.
rettifica:
RispondiEliminasì ciao sto dormendo.. ti ho chiamato miciagatta ( mio vecchio nik) invece di Supergatta.. pardon..
Ah ok, pensavo fossi Marzullo sotto mentite spoglie: fatti una domanda e datti una risposta!^^
RispondiEliminaComunque sono assolutamente d'accordo con te,Daniela.Anche qui dalla mie parti c'è un clochard che fino ad un paio di anni fa era direttore di una grossa azienda,e di punto in bianco ha venduto tutto e si è dato alla vita da strada.Presumo che sia una reazione normale,dopo aver passato anni ed anni di opprimente controllo come quello che giustamente descrivevi...
PS: amici miei,vado a vedermi "Draquila"! Buona serata e buon week end, ci vediamo lunedì!
Ok, mi avete proprio convinto, mi sa che dovrò scrivere sui clochard. Comunque stiamo uscendo un po' dal tema. Ci torno sopra con un altro ambiente: la scuola. "Le aule sono un nonluogo, squadrate, prive di spazi propri, simbolici e fantastici. E' stato recentemente dimostrato che una maggiore diversificazione degli spazi favorisce l'apprendimento e che ambienti più articolati, comprendenti zone a diversa valenza emotiva, favoriscono un migliore rapporto con sé stessi e un migliore sviluppo della personalità." (tratto da "Filosofia dell'educazione - Per una ricerca di senso nell'agire educativo" di Vanna Iori, ed. Guerini Studio).
RispondiEliminaEd in chiusura di giornata arrivo io con un altro ambiente:una sala cinematografica deserta.O quasi. Non quelle opulente dei multisala,una saletta di periferia che ormai non si trovano quasi più,intima ed un po' malinconica come tutti i luoghi pubblici vuoti,ma vibrante di un desiderio di accogliere e far star a proprio agio chi vi entra....Strana sensazione.Stranissima e straniante,ma così confortante...
RispondiEliminaOttimo, così posso raccontare un evento ancora più strano riguardante proprio una sala cinematografica: un mio amico, tempo fa, faceva le pulizie proprio in un cinema, il multisala del centro commerciale Iper. Quando puliva la sala 1 e la 3 gli capitava di veder passare davanti allo schermo una figura di donna tutta vestita di nero e con gli occhi rossi... infatti lui puliva in fretta e se la dava a gambe!! O_O
RispondiEliminaBobby non mi risponde più :-(
RispondiEliminacomunque.. si, trovo che le aule scolastiche siano un pò estranianti. Da me in classe, ad esempio, si appendeva di tutto: poster, disegni.. si cercava di rendere più "nostro" l'ambiente in cui avremmo dovuto vivere per 8 ore ogni giorno..
Grazie Daniela per aver ripreso l'argomento :-* anche nella mia si appendeva di tutto. Una volta hanno appeso un poster di Luisa Corna (aiutoooo) e hanno cominciato a rovinarlo (es. mettendole la candela al naso, lol). Poi la coordinatrice l'ha fatto togliere perché non le sembrava il luogo adatto per appendere un tale poster. Un mio ex amico (ora visto quel che mi ha fatto non lo è più) mi ha raccontato che una volta nella sua classe hanno appeso un poster con una donna nuda (uff, maledetta pornografia!), è entrato il don per l'ora di religione e ha pure chiesto ai ragazzi che parte del corpo piacesse loro di più! O_O
RispondiEliminaP.s.: se volete passate anche sul mio blog, ho appena scritto un post sui clochard riprendendo un mio testo scolastico. Grazie!http://blackster84.blogspot.com
RispondiEliminaAhahhaha oddio ^^
RispondiEliminaessendo stata la mia classe a maggioranza femminile, abbondavamo di riccardi scamarci e similari.. il che tutto sommato non è un brutto vedere nell'ora di matematica ( nonostante io non lo apprezzi affatto come attore).
Aaaaaaaargh, non mi parlare di matematica... e nemmeno di geografia. Le odio, ma quanto le odio! Un anno ho avuto pure il debito in mate e ho fatto le lezioni per recuperare in agosto (che bello fare i problemi di geometria analitica quando bisognerebbe essere in ferie, grrrrrr).
RispondiEliminaPensare che io alle elementari avevo la classe tappezzata di disegni fatti da noi ed immagini sacre prese da "famiglia cristiana"(alcune assolutamente perturbanti,infatti credo mi abbiano inconsciamente ispirato non poco in seguito)ed alle medie nisba di nisba alle pareti;per fortuna c'erano le smemorande intasate di ogni sorta di immagini,poesie e disegnini...ed alla mia epoca al posto di scamarcio girava tommaso crociera,quindi è vero che passano gli anni,ma...-___-
RispondiEliminaPS: matematica e geografia non sono materie,ma opinioni personali.
Matematica invece è la mia passione...lo so sono fredda come il ghiaccio!!
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