E’ quello qui sopra, uno degli ultimi revoltech che ho acquistato alla Fumettopoli di domenica 15 novembre. Non voglio decantarne la fattura o raccontarvi chi sia. Semmai volevo condividere con voi alcune riflessioni sul filo della malinconia scatenate da questo modello. Che in effetti non è esteticamente appetibile; un prodotto destinato all’ appassionato che acquista anche le riproduzioni dei robot più misconosciuti. Io l’ ho preso in alternativa alla versione “originale”, quell’ introvabile Enki che nelle prime puntate di Gurren Lagann perse letteralmente la testa e se le ritrovò rimpiazzata da quella specie di pinna. Un ripiego, insomma. E domenica sera, mentre lo tiravo fuori dalla confezione, mi sono chiesto se fosse consapevole di esserlo. Ho accusato il mio fraterno amico HJ di avere un pragmatismo che talvolta sfocia nell’ aridità. Mi chiedo però se non sono io ad essere troppo astratto( e magari è proprio per compensazione che io ed HJ ci capiamo con uno sguardo). Per esempio domandandomi se gli oggetti posseggano una coscienza, per quanto rudimentale. Non parlo di qualcosa sul genere di Toy Story; se nottetempo pupazzi e giocattoli si animassero, casa mia sarebbe un rave party continuo. Però mi chiedo se in qualche modo non siano in grado di provare stati d’ animo, anche per osmosi. Orgoglio quando vengono messi sulla mensola ed ammirati. Rammarico o risentimento quando la mancanza di spazio mi costringe a riporli in una scatola per fare posto ad altro. Magari dolore, quando sbadatamente li faccio cadere o li danneggio spostandoli. Mi chiedo cosa provasse ciascuno di loro stando nella sua confezione su uno scaffale di negozio. Mi chiedo se, in fin dei conti, non siamo tutti un po’ così. Aspettiamo sullo scaffale della vita, imprigionati nel rassicurante blister della nostra quotidinianità, che qualcuno ci prenda e ci porti a casa con sè. Speriamo che il nostro posto sia sulla mensola preferita, che il nostro nuovo proprietario abbia cura di noi. Magari che ci spolveri di quando in quando, che non ci metta in una scatola prima e nel dimenticatoio poi... o peggio ancora nella pattumiera, perchè abbiamo esaurito il nostro compito e non siamo più di alcuna utilità. Forse è stato un bambino a distruggerci con la sua ottusa esuberanza, e potrebbe anche essere una fine dignitosa. Ma essere gettati via per noia, perchè superati... Spesso quando vado ai mercatini dell’ usato contemplo la merce esposta, e nascondo con qualche battuta la lieve malinconia che mi assale. Perchè penso che quegli oggetti vecchi, stinti ed ammaccati sono terribilmente simili a noi. Superati, non più utili, carichi di ricordi un tempo bellissimi, oggi per questo ancor più dolorosi. Quante volte siamo stati scartati e messi da parte? E come abbiamo reagito? Forse continuando a sperare che qualcuno potesse vedere le nostre qualità. Forse isolandoci, per evitare ogni ulteriore sofferenza. Forse diventando come coloro che ci ha gettato via. Forse... Forse dovrei cominciare ad inaridirmi anch’ io, ad essere meno astratto. Con le persone mi riesce benissimo. Ma certe situazioni mi inducono riflessioni come queste. Mi inducono a portarmi a casa tonnellate di roba fondamentalmente inutile solo per non lasciarla lì abbandonata. Difficilmente butto via qualcosa, anche la più insignificante. Perchè penso a come mi sentirei io nella sua situazione. A come mi è capitato spesso di sentirmi, nel ruolo dell’ oggetto desueto, non più necessario, non appetibile. Non so cos’ ha pensato l’ Enkidu quando l’ ho acquistato, nè ora che fa bella mostra di sè sulla mensola insieme agli altri suoi fratellini. Non so nemmeno se sia in grado di pensare o provare qualcosa. Però spero che si troverà bene, e che troverà in me un amico piuttosto che un padrone. Lo so, li vedo i vostri occhi sbarrati. “Ma questo si coccola dei pezzi di plastica senz’ anima e cervello?”. Sì. Perchè spesso riteniamo tutto ciò che ci circonda privo di sentimenti e di anima. Anche così finisce che il ragazzino brutto e secchione che tutti deridono e scartano prima o poi si impicca o porta il mitra a scuola e fa una strage. “Era un ragazzo così buono e tranquillo”, diranno poi amici e parenti in lacrime. Già, lo era. Ma forse il problema non è tanto lui, quanto il mondo che lo circonda. Forse il problema non è se l’ Enkidu sia bello o no, se sia caro o no, se abbia un’ anima o no. Forse, il problema, è sempre e solo chi, consapevole o meno, lo tira fuori dalla scatola. Forse l’ Enkidu non ha sentimenti... ma non è un buon motivo per abbandonarlo su uno scaffale. Anzi, fuori dalla scatola ha rivelato potenzialità insospettabili. Come molti di noi, una volta estratti dal rassicurante blister della nostra quotidianità...
-La notizia del giorno: rotondi afferma che la pausa pranzo sottrae energie preziose al lavoro. Non è che bisogna abolirla, ma lui sono venticinque anni che non la fa più. Visti i risultati, sarebbe meglio raddoppiarla...
-La frase del giorno: “Le persone vedono con gli occhi, ma guardano col cuore.” (P. David)
mercoledì 25 novembre 2009
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