Questo mese la consueta tavola rotonda ci viene offerta da Giancarlo, da cui ricevo questa "Dissertazione filosofica sul legame fra personalità e omologazione" (per dirla con parole sue) che volentieri e col suo permesso vi sottopongo.
Sembrerà irriverente scomodare il principe danese ed il suo amletico dubbio ma la domanda se seguire o meno una moda è molto più seria di quanto si possa immaginare. Da che l'uomo si è riunito in consorzi di individui che hanno dato vita ai primi abbozzi delle società si è profilata la necessità di omologare i comportamenti verso un unico standard, in altre parole verso modi comuni e quindi mode. Col passare dei secoli queste regole hanno determinato in modo sempre più importante le azioni e le scelte dei singoli. Troppo spesso pensiamo al termine moda come a qualche cosa riferito solo all'aspetto esteriore dell'uomo, ma se osserviamo con attenzione ci accorgeremo che i veri condizionamenti sono molto più intimi. Cosa spinge uomini e donne ad “imitare” modelli a loro estranei, a rinunziare ad una parte della loro individualità per “sembrare” diversi, e perchè è così importante essere diversi da se stessi? Sarebbe forse semplicistico affermare che il voler uniformarsi sia una mancanza di personalità una scarsa affermazione del proprio io, quanto peso e quale parte ha la società in questa necessità di omologazione. Emergere, autoaffermarsi, definire e mostrare la nostra unicità è col passare del tempo sempre più difficile, se paradossalmente ci convinciamo che il progresso ci ha reso più liberi nella realtà siamo sempre più asserviti alle regole che altri ci impongono. La moda, nel senso a cui siamo abituati a pensarla, appare come una voluttuaria e affascinante questione legata al passare delle stagioni, colori, stili che si succedono, gonne che si allungano, accorciano, stringono od allargano seguendo il guru di turno, ma questa è solo la punta dell'iceberg. In realtà si tratta di un fenomeno che estende le sue radici nell'intimo della personalità dei singoli, dapprima li accarezza, li coccola ma lentamente ne mina le sicurezze, priva della capacità di saper decidere senza che qualcuno ci suggerisca come, dove e quando farlo. Per molti anni ho lavorato nel mondo della Moda, nella Milano da bere nelle fashion streets, i ritmi avevano dell'incredibile e tutto si faceva con un senso di solennità quasi si adempisse ad un rito celebrativo antichissimo e segreto a cui solo pochi adepti erano introdotti. Poi, un giorno, mi sono stancato ed ho fatto volare stracci e straccioni e ho cambiato lavoro.Dal mondo dell'effimero sono passato a quello della precisione assoluta, del lento inesorabile, immutabile ed eterno trascorrere del tempo. Orologi, perfetti e rassicuranti simboli della tradizione un mondo fatto di regole calma e precisione. Finalmente la pace....... ma in breve mi sono reso conto che anche quell'asettico mondo, il santuario del rigore era dominato dalla moda. Oddio ancora Lei. Oggi dominava un marchio, domani l'altro era status simbol, qualcuno decideva e determinava il gusto e la necessità di altri di omologarsi al gruppo. Allora non c'è scampo la Moda è la moderna musa che domina e primeggia sulle altre, potente sacerdotessa al cui culto viene sacrificato l'io più profondo, tributo alla necessità di essere accettati e riconosciuti. Una lenta ma inesorabile compressione delle diversità di ognuno verso l'appiattimento di una nuova ed unitaria coscenza collettiva, facile, manovrabile e gestibile. Ed ecco che chi rimane fuori dal coro, chi non si piega alla terribile Signora viene additato, isolato messo a margine, l'eterna favola del re nudo si ripropone, tutti vediamo ciò che non c'è perchè convinti di essere gli unici incapaci di vederlo. Un gioco perverso e sottile a cui ci offriamo con gioia e impazienza. Si la Moda è davvero molto più di un effimero passatempo, qualcosa di molto pericoloso e terrribilmente attraente nel contempo, una trappola. Facciamo attenzione o non ne usciremo. Coco Chanel diceva “La moda è fatta per diventare fuori moda” o piuttosto per essere messi al di “fuori”!
-La notizia del giorno: il governo non metterà le mani nelle tasche degli italiani. Ma li obbligherà a consegnare spontaneamente ogni oggetto di valore.
-La frase del giorno: "La moda è ciò che uno indossa. Ciò che è fuori moda è ciò che indossano gli altri". (O. Wilde)
Penso sia ovvio perchè ho scelto questo intervento di Giancarlo per la nostra tavola rotonda mensile; chi di noi non è stato "vittima" della moda? E non solo quella dell'abbigliamento, che produce le cosiddette "fashion victim". Parlo anche della moda di pensiero, per la quale se non ti uniformi a quello che è il modo di pensare comune allora sei, come dice giustamente Giancarlo, additato, messo al margine, considerato forse pericoloso. Personalmente io sono bersaglio di entrambe queste forme di ostracismo, ma personalmente le considero punti d'onore (diceva Oscar Wilde: "quando la gente è d'accordo con me ho sempre la sensazione di aver torto", come lo capisco), mentre per altri diventa un forte problema, soprattutto psicologico, il non essere accettati dalla massa...
RispondiEliminaPrima di tutto ringrazio l'amico Bobby per l'ospitalità sulle pagine di questo, oramai, irrinunciabile blog.
RispondiEliminaSpesso mi capita di soffermarmi a guardare ciò e chi mista intorno ed ho sempre più l'impressione di riconoscere dei veri e propri modelli comportamentali. Se la cosa può essere accettabile negli adolescenti, che stanno cercando la loro identità e si riconoscono in gruppi o "mode" probabilmente spinti dall'assenza di altri riferimenti soprattutto in famiglia, diviene inaccettabile in persone che dovrebbero per età ed esperienza aver trovato la loro dimensione.
Basterebbe sfogliare una patinata rivista, le condè nast vanno benissimo, per rendersi conto della quantità di preziosa carta sprecata per non dire nulla, ma solo in apparenza.
Attenzione non ci troviamo difronte a pagine prive di significato, dissertazioni sul nulla, ma veri e propri sistemi filosofici che tendono a blandire e incanalare personalità deboli o comunque poco solide.
Comportati così, vesti colà, vivi costì.
Leggiamo con attenzione fra le pagine, non ci viene suggerito un comportamento ma bensì imposto.
Non a caso dietro la carta stampata si nascondono i centri del potere che passando dai quotidiani, dove vengono proposte le "mode" di pensiero, politica, economia, passa poi per tutta quella stampa "leggera" il cui compito è dare un corpo al "lifestyle" ovverossia dirci come vivere.
E' difficile, oggi, mantenere il proprio equilibrio diviene un esercizio che richiede sempre più consapevolezza e carattere, due caratteristiche che poco si addicono col concetto di "moda e modi".
La personalità non è più un bene da coltivare ma semmai da modificare, ma il premio che ci propongono è davvero allettante......essere trendy!
Ci viene imposto,peraltro,con un sistema ricattatorio,ovvero:se non ce l'hai non sei nessuno.E non si parla,come dicevo,solo di abiti e modelli di pensiero/culturali (ho ben presente ad esempio lo sgomento di coloro ai quali confesso candidamente di disprezzare con tutto me stesso "avatar",tanto per tornare su un annoso dibattito; ho avuto a che fare con gente che,alle mie critiche già peraltro esposte anche qui,non ha saputo rispondermi altro che "ha incassato un sacco di soldi", come dire è piaciuto a tutti,se a te non piace hai dei problemi e lo sai),ma anche di oggetti di uso quotidiano,prendi ad esempio il cellulare.Oggi se non hai l'iphone o la fotocamera hd sei un morto di fame. Fa niente se poi il cellulare non ti fa fare le chiamate.E l'elenco,aggiungendo auto,televisori,elettodomestici talmente intelligenti che si rifiutano di lavorare al posto tuo e via dicendo è pressochè interminabile...ma la gente ci casca con tutte le scarpe per non essere isolata.Mi chiedo se sia semplicemente bisogno di accettazione o ci sia una necessità di affrancamento dalla propria condizione di N.I.P. tramite l'acquisizione ossessivo-compulsiva di feticci propri del so called "bel mondo".
RispondiEliminaAlor, stavolta rispondo anche io ^_* non lo faccio in tutti i post, ma quando appare qualcosa di cui posso argomentare, lo faccio. Dunque, partiamo dal pressuposto che io, nella mia lunga vita di ex scolare (ovvero ai tempi delle medie), ma più in generale nella mi vita da quando ho imparato a camminare ad ora, non ho mai e dico mai seguito la moda. Parlo della moda dell'abbigliamento, sia ben chiaro. Però potrei citare la moda di Facebook (cui io sono iscritto, ma non perchè va di moda, ma perchè ho parecchie amici che lo usano e per contattarli (perchè alcuni non hanno msn) lo devo per forza usare. Ho sempre e comunque pensato che la moda deve essere una cosa relativa. Relativa a cosa, direte voi? Beh, relativa semplicemente alla persona. Ognugno dovrebbe in pratica seguire la sua corrente di pensiero e scegliersi lui cosa indossare (sempre in abito di vestiti) in modo da non uniformarsi con la massa. E per il resto? Io non ho l'iphone. Il mio cellulare è un samsung touch screen che comunque fa il suo lavoro. Non sarà uno degli ultimi modelli, ma almeno non mi è costato un milione di euro ma ha anche lui il touch screen. Anche a me sarebbe piaciuto averlo, ma se non si può non si può. Com'era il vecchio detto? Quando ci si accontenta, si gode ^_*
RispondiEliminaVedi caro Daniele il problema non è tanto possedere un oggetto più o meno di moda, ma il significato che ad esso dai.
RispondiEliminaMi sta bene che un impallinato di tecnologia desideri I-phone per le sue caratteristiche o le potenzialità, quello che non mi piace e che questo divenga o sia fatto diventare uno status simbol, una necessità senza la quale l'individuo si senta sminuito.
Possedere qualcosa che ci interessi, gratifichi, emozioni non deve essere visto necessariamente come frutto del consumismo o delle mode può essere vissuto come un nostro piccolo piacere, qualcosa che però debba aver senso per noi e non perchè impostoci.
Un paio di anni fa comperai un folulard che porto spesso, nero con dei teschi bianchi (bello neh Bobby) di Alexander Macqueen, complice il fatto che un mio amico lavorava per questo marchio, ora purtroppo è diventato molto di "moda", continuo a metterlo perchè mi piace perchè alle volte anche "non essere di moda" è una "moda".
Anzi spenderei due parole per raccontare la storia di Mecqueeen, è piutosto significativa.
Circa due mesi fa questo astro nascente del panorama britannico si impicca nel suo elegante e costoso appartamento Londinese, ricco, potente, corteggiato dalla stampa di tutto il mondo, non sopravvive alla depressione causata dalla morte della madre, all'infanzia con un padre violento, ad un omossessualità vissuta borderline con la violenza di partner che vogliono solo il suo denaro, aveva solo 40 anni.
Da sempre giocava con la morte, i teschi erano il suo emblema e le sue muse ispitratrici, tipico fenomeno di "moda" inteso come filosofia di vita non ha saputo trovare la sua identità di uomo aldifuori del lavoro e della fama.
Ecco questo è esattamente ciò che le "mode" ci propongono non costruire il proprio io ma lasciare che altri ci plasmino, ci diano forma, corpo e purtroppo anima.
Infatti. Facciamo un distinguo citando anche il mio caso. Come Daniele sa benissimo io sono lettore di fumetti da tempi non sospetti. Quando leggerli era considerato, diciamo così, "out". Oggi se non vai a vedere i (più o meno mediocri) film di iron man, dell'uomo ragno e compagnia variamente mutandata sei "out". Quindi il paradosso è che oggi i supereroi si (ri)scoprono perchè sono "di moda",e non perchè piacciono in quanto tali.Per carità,poi ci sarà anche quello che dopo aver visto il film dell'uomo ragno si è accostato al fumetto,ma che poi venga a farmi vedere la maglietta- felpa- cappellino- sfondodelcellulare dell'uomo ragno per farmi vedere quanto è "alla moda" (A ME, che l'uomo ragno lo leggo da dieci anni) mi fa girare i santissimi....
RispondiEliminaMMM.
RispondiEliminaDue parole sullo status simbol: sono d'accordo, ma non lo capisco.Sarà perchè questa cosa non l'ho mai né vissuta né sentita.Ho sempre vissuto come andava a me: col cellulare vecchio di 4 anni (è del 2006)che a mala pena fa le foto,con una vecchia macchina modello panda verde acido senza autoradio, etc etc.. e devo dire una cosa: non soltanto io non mi sono mai sentito né da più né da meno, ma nessuno mi ha mai criticata né ha mai pensato che ciò che avevo non andasse bene. E quando le mie compagne spigono per andare a vedere borse da 400 euro durante la pausa, le accompagno ( ogni tanto), commento, e se mi chiedono qualcosa rispondo che non mi va di spendere quei soldi per quella borsa. punto. Però non ho problemi se lo fanno loro. E' una loro scelta.
Cerchiamo di non essere per la moda. Ma nemmeno contro la moda. Perchè essere contro la moda è di moda. Essere diversi è una moda. E non ci porta da nessuna parte. Personalmente, il valore di un oggetto per quanto mi riguarda attiene a cià che quell'oggetto può darmi in termini di : estetica, utilità, comodità, e affetto. Si, affetto. perchè agli oggetti mi ci affeziono, e quando sono vecchi e rotti valgono il doppio di quelli nuovi.Per questo non cambierei mai il mio telefono usurato con un i-phone. E prego perchè mio padre alla fine decida di non gettare via quella vecchia vettura che non vale più niente in termini economici, ma tantissimo per me.
Ma tornando in tema: apprezzate la moda. stimola la creatività. Propone novità. E nessuno vi obbliga a seguirla.
Cara Daniela hai perfettamente ragione nessuno obblicìga a seguirla, ma questa è una consapevolezza non da tutti. Il tuo atteggiamento e normale e equilibrato, prendo, uso e amo le cose secondo la mia natura, i miei bisogni od i miei sogni, ma quando sei troppo debole per affermarti, per autodeterminare le tue scelte allora la moda diventa un sostituto a te stesso.
RispondiEliminalasci che aktri ti dicano come comportarti, come apparire e persino come essere.
E' giusto non demonizzare questo fenomeno come del resto altri aspetti della vita, ma non bisogna sottovalutare l'effetto che può avere sui singoli ed in generale sulla società.
Programmi di "moda" come amici, isole varie e grandi fratelli non sono che tentativi, purtroppo spesso riusciti, diimporre dei modelli di vita e sappiamo di che genere.
Il loro successo non può non lasciar supporre che molte persone non hanno la capacità critica di sceglire liberamente ciò che più si adatta alla propria natura.
Anche il periodo del '68 quanti lo hanno vissuto come rottura con il passato e ricerca di novità e quanti altri lo hanno invece visto come fenomeno di moda da seguire.
Non sono infatti le "mode" il vero problema ma l'uso che si fa di queste per creare opinione e possibilmente veicolarla verso percorsi precisi.
Credimi per molti non è facile stare fuori dal coro richiede una forza ed un equilibrio che non hanno, allora la cosa più semplice è seguire il branco confondersi al suo interno, stare sicuri negli "abiti" che altri hanno confezionato per noi.
Noooooooooooooooooooooo vada retro!!! nn citarmi isole, amici (inteso come la maria de filippina!!) né pupe e secchioni e via discorrendo!!! Sn peggio del veleno per me >.< roba che non avrei mai voluto passasse in televisione! Per questo odio certe mode :P che siano passeggere o meno. E preferisco altri tipi di trasmissioni...
RispondiEliminaSenza scomodare isole,amici e grandi fratelli: qualcuno si ricorda di quella immonda porcheria che era "lucignolo bella vita", trasmissione oscena che spingeva i ggiovani a credere che per essere dei vincenti bisognava essere delle emerite teste di cazzo con in testa solo discoteca e trasgressione? Poi il sabato sera si schiantavano contro i pali di ritorno dalla discoteca...ed ecco lì studio aperto a demonizzare la discoteca e la trasgressione. Questi sono elementi da non sottovalutare.Come l'impatto devastante di quell'altra cloaca che è mtv...
RispondiEliminaMtv??? che ha fatto O_o??? io me la guardavo, e come vedi non sono cresciuto poi malaccio XD! Diciamo che non la fissavo 24 ore al giorno, ma mi limitavo a select e poche altre cose :P, sopratutto per gli anime!! lì sì che almeno non mettevano la censura!
RispondiEliminamtv è praticamente la versione musicale di studio aperto. Ed ha sdoganato l'idea che brtiney spears, paris hilton ed altri feticci da biNbiminchia siano modelli da imitare.
RispondiEliminaPS: te l'ho già detto che nella vita c'è altro oltre agli anime,sì? -_-
ma sì, bobby!!! me lo hai già detto ma dato che hai citato mtv era d'obbligo, giusto per dirti che una cosa l'ha fatta poi giusta. e cmq io nn ho mai imitato nessuno di loro, se è questo che intendi!!! XD
RispondiEliminaIntendo che per ognuno come te che non imita i modelli imposti, e non proposti, ce ne sono centinaia che lo fanno. Anche io sono stato per un po' un telespettatore di mtv (prima di scoprire quanto fosse deprimente il suo contesto culturale e che giorgia surina andava crocifissa nel deserto e lasciata morire lentamente di stenti) da "giovane", e non mi rendevo conto della spazzatura musical-culturale che propina al suo target di riferimento,cioè i giovanissimi.Che se ne diventano spettatori assidui,come quasi sempre accade,si fottono il già poco cervello che hanno in due e due quattro.
RispondiEliminaPS:l'anomalia comunque non è mtv che trasmette anime "adulti", è il resto del palinsensto italiota che non lo fa.Proprio vero che in un mondo folle ogni cosa normale appare straordinaria...
Nooooo, perché mi avete fatto ricordare che anche io una volta guardavo quel cesso di mtv?! Comunque, detesto la moda. Di quella riguardante l'abbigliamento sono un'autentica vittima, non perché la segua pedestremente (ho una testa per pensare e sono troppo uno spirito indipendente), ma perché, non portando esattamente la taglia 40-42 e amando il nero, faccio una fatica terribile a trovare i vestiti. Senza contare che a Cremona non esistono negozi di abbigliamento dark (cosa che mi piacerebbe molto trovare, possibilmente con una taglia un po' più accessibile della 42!). La moda riguardante il cinema (tipo twilight o avatar) non mi tocca per niente. Più in generale, sono convinta che il seguire sempre la moda del momento denoti una grande assenza di personalità e una certa disponibilità di soldi da buttar via.
RispondiEliminaP.s.: @ Giancarlo: complimenti per il post, attuale, interessante e scritto bene :-)
RispondiEliminaMia cara Mylady
RispondiEliminagrazie per l'apprezzamento per me che non sono abituato ad essere letto è davvero gratificante.
Credo che tu faccia bene a creare il tuo "stile" è una forte connotazione di personalità e di sicurezza, purtroppo oggi non molti ne sono capaci. Anche la taglia 40-42 è una moda e purtroppo sappiamo in alcuni casi una maledizione che non lascia scampo. per anni una mia cara amica ha combattuto contro l'anoressia per inseguire un modello che non le si confaceva e che la stava letteralmente uccidendo, alla fine dopo anni ha vinto la sua battaglia con il suo male e con se stessa.
Quanti messaggi sbagliati lancia la moda, quante ferite riapre e non lascia guarire nella ricerca vana di essere "belle da morire"!
La bellezza è in realtà un equilibrio sottile fra la propria anima ed il corpo, noi proiettiamo quello che abbiamo dentro. Già ma se dentro non abbiamo nulla o meglio abbiamo il nulla.
Come dicevo per molti anni ho lavorato all'interno di questo fenomeno ed alcune abitudini mi sono rimaste addosso, è difficile sfuggire ad un meccanismo contorto ma affascinante, assolutamente astratto dalla realtà, ma come si dice quello che non ammazza fortifica. Ora osservo tutto con distacco ed una certa ironia anche se alle volte vuoi per abitudini radicate, vuoi per il mio stesso aspetto, mi chiedo se si riesce mai a non essere condizionati.
La cosa importante, credo, è conservare l'autonomia e il senso critico difronte a ciò che quotidianamente ci propongono in qualsiasi campo della vita, dal costume, alla cultura, alla politica.
Se ti capitasse di passare per milano sarà mio piacere farti da guida, penso che ci siano più di un paio di posti dove potresti trovare delle cose di tuo gusto.
E chi non ci è passato da quel cesso di mtv? ^^
RispondiEliminaComunque sono sostanzialmente d'accordo con quanto detto in questi ultimi interventi;il problema non è la moda in sè,quanto l'uso che ne viene fatto e l'ossessiva,martellante ipnosi che porta le anime semplici (i più) a prendere per assodati alcuni clichè che non hanno riscontro nella realtà.Me ne è capitato proprio ieri uno;ho scoperto,o meglio riscoperto,che la maggior parte dei miei colleghi mi considera un satanista dopo avermi visto in abiti civili,"perchè i satanisti si vestono tutti di nero". E' la "moda satanista" inculcata dalla televisione dozzinale che ipnotizza le masse;la stessa che ti fa guadagnare sguardi di circostanza quando dici che non guardi il grande fratello o non segui il calcio.Tutte mode dietro le quali nascondersi per dimenticare,forse,la propria solitudine e sentirsi parte integrante di un effimero tutto....
O_O ah!! quindi se anche io mi vestissi in nero sarei scambiato per uno di quei.. quei...? meglio che nn dica cosa ne penso a loro riguardo, perchè se no mi censureresti bobby :P. Cmq io piuttosto ti definirei mmm vediamo una persona che ha il suo stile e sa come portarlo!
RispondiElimina"Quei coglioni". Lo dico io per entrambi,forse per tutti.Non so come verresti etichettato se ti vestissi come me;so per certo che saresti oggetto di un certo tipo di sguardi e di commenti(è capitato ancora stamattina -_-). Perchè vestirsi in un modo che faccia stare a nostro agio noi è biasimevole se crea disagio negli altri.L'ipotesi contraria,ovviamente,non è contemplata;perchè ognuno è libero di fare ciò che vuole,tranne te.(altra considerazione di Wilde,che è praticamente il padrino di questa tavola rotonda:"L'egoismo non consiste nel vivere come vogliamo,ma nel costringere gli altri a vivere come vogliamo".In tal senso sarete d'accordo che alla base di chi vive e giudica il prossimo solo in base alla moda c'è molto egoismo,oltre alla superficialità)
RispondiEliminaMio caro Bobby la gente ama le "etichette", sono chiare, codificabili semplificano la vita.
RispondiEliminaEd infatti cosa sono le mode se non delle etichette che ci appiccichiamo addosso, o ci appiccicano, per appartenere al branco.
I tuoi colleghi sono il prototipo dell'uomo medio, poche emozioni, pochi dubbi nessun perchè, ti vedono e ti leggono come gli hanno insegnato a fare, difficilmente ti ascoltano.
Gli stereotipi, i clichè sono diventati gli unici mezzi di comunicazione, il dialogo è troppo complesso e faticoso meglio "vedere" che "guardare".
Domenica ero a spasso per Brescia con la mia migliore amica, direi più e come una sorella, Lei è l'eccezione che conferma la regola, oltre ad essere bellissima (fuori)è stupenda dentro, solare, intelligente, dolcissima, deliziosamente insicura, dopo aver visitato la mostra ce ne siamo andati a pranzo e mentre cercavamo un posto dove mangiare un boccone passeggiando per le vie del centro dai vari ristorantini ci invitavanmo ad entrare in tutte le lingue possibili tranne l'italiano. Certo il suo biondo platino, l'altezza da modella e il non disprezzabile sottoscritto faceva si che ci immaginassero turisti stranieri, bene la delusione che leggevi sui loro occhi quando dicevi di essere italiano.
Decisamente noi siamo quello che gli altri vogliono, proiezioni dei loro desideri o delle loro paure.
Conoscere è un esercizio troppo difficile e richiede la voglia di farsi conoscere.
Siamo in un epoca in cui indossare una maschera è diventata una necessità, e quando decidi di togliertela stai tranquillo gli altri faranno il possibile per non vedere il tuo volto.
Sai oltre all'egoismo ed alla superficialità aggiungerei una buona dose di paura.
RispondiEliminaIl problema non sta tanto nel non seguire una moda ma nel motivo per cui non la segui.
Chi desidera essere se stesso, non uniformarsi ed omologarsi nel gruppo è visto come elemento dirompente e di frattura nell'equilibrio precostituito. Tu devi essere "uguale" perchè così non obblighi gli altri ad essere diversi, la tua unicità stigmatizza la loro impersonalità e questo e qualcosa che crea inevitabilmente sospetto e fastidio. Giustamente hai citato Wilde, ma ricordo anche una frase di Sanguineti, ieri scomparso, "Sarei tentato di dire che non ci sono cattivi maestri, ma solo cattivi scolari"!
Non riesco a capire del tutto l'ambiente in cui vivi, Bobby. certo, anche da me uno con i tuoi vestiti desterebbe scalpore, ma io non lo vivo in prima persona. Ho avuto il mio periodo, certo: rasta, catene etc etc,..soltanto perchè amavo la musica metal. Se è passato è perchè non amo più vestirmi così.. ma lo ritengo anche utile. valutanto i pro e i contro, vestirmi come voglio mi porta il vantaggio di stare bene con me stessa. Ma essere vista bene da un professore, camminare tranquilla per strada etc non solo mi portano il vantaggio di stare pure bene con me stessa, ma anche altri come buoni voti, un dialogo normale con la gente etc..
RispondiEliminaNon sto dicendo che tu dovresti valutare queste cose come le valuto io, sto dicendo che per quanto mi riguarda l'abbigliamento ha così poca importanza che non mi importa affatto di imporre il mio stile in questo campo. In nessun modo, infatti non compro nemmeno abiti firmati. Insomma, compro cose che mi piaciucchiano, poi apro l'armadio e metto la prima che trovo. semplice! mi risparmia molti pensieri.
Non trovo del tutto vero il fatto della maschera che sia diventata una necessità.. dipende dalla gente che ti trovi di fronte. Non si tratta della loro cattiveria, ma della loro ignoranza e stupidità: di quella, me ne frego altamente e continuo a essere me stessa. chissà che non li aiuti a cambiare.
Buona parte delle persone che conosco sono "se stesse"..ma chi può veramente dire di non ricevere influenze dall'esterno?
Cara DanielaP
RispondiEliminain effetti non dico che la maschera sia una necessità in generale ma lo è per molti e per altrettanti è difficile guardare gli altri per quel che sono.
Sono in parte d'accordo con te nel pensare che un profilo che non emerga possa essere un modo più semplice di affrontare la vita ma è anche vero che così facendo si rinuncia un poco, o molto, alla propria natura e personalità. Ne vale la pena? Direi di no. Noi accettiamo gli altri e così pure dobbiamo "pretendere" di essere accettati, i compromessi alla fine sono sempre negativi e lasciano irrisolte molte questioni. Bobby fa bene a non rinunciare al suo modo di essere per compiacere gli altri, il suo modo di rapportarsi va ben oltre le apparenze e sinceramente anche se si comportasse diversamente rischierebbe di non essere capito perchè se l'aspetto può essere modificato la testa rimane fortunatamente la stessa.
In passato ho cercato di cambiare per "piacere" o "compiacere", il tempo, gli sbagli e le delusioni mi hanno insegnato che sbagliavo. Ora mi amo per quello che sono!
Purtroppo "l'ambiente" nel quale sono costretto a muovermi è quello,straconosciuto da tutti noi,di una società che prosegue a tappe;quindi se da una parte un certo abbigliamento/modo di essere è accettato nell'adolescenza(periodo in cui paradossalmente io cercavo di farmi "accettare" indossando abiti consoni a quelli dei miei coetanei e concedendomi pochissime stravaganze)pare non esserlo oggi,perlomeno dai più,che quelli della mia età li vorrebbero con jeans e magliettina,meglio ancora se griffate e con qualche pretesa di eleganza,possibilmente sposati e comunque il più possibile conformi alle regole imposte dalla società.Diceva giustamente Giancarlo che una persona come me è un elemento perturbante e di rottura in un ambiente che da tempo immemore si basa su certe regole e (pre)concetti;ma poichè così come sono mi piaccio e mi sento a mio agio,sia dal punto di vista caratteriale che esteriore,il problema di accettarmi è altrui e non mio;anche perchè di essere accettato da gente che non riesce ad andare oltre l'aspetto fisico francamente menepòffreggaddemeno...
RispondiEliminaGiusto!!! Bravo Bobby!!! Sacrosanta verità!!!
RispondiEliminaVedi caro Bobby non credo che sia tanto il tup abbigliamento od i tuoi atteggiamenti a costituire il motivo di incomprensione con l'ambiente che ti circonda, ma piuttosto l'incapacità dei tuoi colleghi di capirne i motivi. Per loro, e per molti altri, l'affermazione di se stessi è un traguardo irraggiungibile e chi vi arriva va guardato con sospetto. Fare parte della "massa"essere uinvisibili è la cosa più rassicurante, la meta da raggiungere. E guarda che spesso anche chi avrebbe i mezzi culturali, personali per potersi autodeterminare vi rinunzia per paura del giudizio di chi sta intorno.
RispondiEliminaPenso al mio ormai ex uomo dei sogni, intelligente, apparentemente deciso, passionale nel vivere i suoi interessi, eppure così succube del ruolo in cui la società lo vuole, i colleghi. gli amici la famiglia, lo vedono da fingere una vita che non è la sua.
per molti è così meglio rinunziare al io più interiore pur di non affrontare il giudizio degli altri. Per Lui purtroppo, anni di falsità con se e con chi lo circonda, pur di non ammettere che vorrrebbe amare un uomo.
Il modus vivendi comune opprime chiunque non vi si rispecchi ed abbia il coraggio delle proprie scelte, un ingranaggio da cui è difficile sfuggire se non pagando il prezzo del sentirsi diversi, fuori dal coro, un solista in un coro monocorde e sinceramente fuori tempo.
Ops qualcosa non ha funzionato nell'inserire il post, ma credo che tu non abbia sospetti su chi sia l'autore......
RispondiEliminaCredo di non essere stata capita. Io non rinuncio alla mia personalità e non voglio compiacere nessuno, anzi. Semplicemente è parte della mia personalità non sentire il bisogno di emergere fisicamente. Punto. E io sto benissimo così. Questo non vuole dire essere invisibili: ci sono altri modi di essere visibilissimi.
RispondiEliminaSinceramente, credo che per molte persone sia come per me. L'affermazione di se stessi non c'entra proprio niente. Mi sembra che si stia un pochino esagerando, e non parlo con riferimento a me,è un discorso più ampio. E' facile attaccare la società o la gente in generale, ma non corretto.
Sono convinta che quando c'è incomprensione, la colpa non stia mai da una parte sola. In ogni caso, tu penseresti questo nei confronti dei tuoi colleghi anche se accettassero come naturalissimo il tuo modo di vestire: perchè c'è un divario tra di voi che consiste in tantissime altre cose, negli interessi, nella cultura, nelle opinioni.
Nessuno deve cambiare, accettarsi ed amarsi è la prima cosa da imparare nella vita. Ma se pensiamo che il nostro modo di fare sia migliore di quello degli altri, non cercheremo mai di capirli, li giudicheremo e quindi ce ne sentiremo estranei e li attaccheremo. I meccanismi umani sono molto complessi.
Sinceramente, credo ci siano tanti motivi per non sentirsi oppressi dall'omologazione degli altri, perchè se guardiamo bene dietro ogni vestito identico ad un altro c'è una persona diversa. E magari una persona che, come me, se ne frega di ciò che indossa.
Credo che una persona si debba soltanto sentire a suo agio e bene con se stessa.
Cara DanielaP
RispondiEliminanon credo che qui nessuno abbia giudicato meglio o peggio nessuno.
Personalmente non mi sento affatto oppresso dall'omologazione degli altri, se desiderano vivere così hanno il massimo rispetto e comprensione da parte mia, non mi stà tanto bene quando gli altri invece si ergano a giudici delle mie od altrui scelte di vita.
Non credo che il mio modo di pensare e di vedere le cose debba essere per forza migliore ma semplicemente diverso, la storia personale di ognuno di noi le nostre esperienze fanno parte della nostra personalità e se ci rinunciamo per integrarci commettiamo un grosso errore.
Solo chi segue le "mode" è in un vestito "identico" quello che dici tu è un altra cosa ognuno è diverso anche se può sembrare uguale a prima vista. Chi ha bisogno di stare in un vestito "identico" difficilmente sta e starà a suo agio e bene con se stesso. La necessità di sentirsi accettati a tutti i costi è in antitesi con l'accettarsi per que che si è!
Sono d'accordo con Giancarlo. Anche io non rinuncerei mai ad essere me stessa perché si sta male dentro. So benissimo che in casa non vedono di buon occhio il mio essere dark e metallara. Potrei fingere, ma non avrei il coraggio di guardarmi allo specchio. Proverei disprezzo per me stessa perché penserei di essere una marionetta manovrata dagli altri. Se una persona ci vuole bene, ci ama per come siamo, non tenta di cambiarci, altrimenti il suo è un affetto condizionato, malato. Scusate lo sfogo, ma avete messo il dito in una mia piaga aperta.
RispondiEliminaBeh, anche io sn un po' metal. Basti pensare che ho un bracciale borchiato e due anelli. Uno è un Armor Ring, mentre l'altro è un semplice anello di metallo con il simbolo tribale :P
RispondiEliminaContinuo a pensare che ciò su cui volevo far riflettere non sia stato compreso, comunque non importa.
RispondiEliminaPersonalmente non credo di essere migliore o peggiore di altri in assoluto.Penso che ci sia gente che mi fa una gran pena perchè non riesce ad andare oltre ciò che vede.Penso che si tratti di persone infelici destinate ad una vita "falsa", fatta di solitudine ed illusioni.Penso il loro bisogno di omologarsi a quello che è il modus vivendi dominante finisca per schiacciare il loro vero "io",ridotto a manifestarsi solo al riparo da occhi indiscreti per non essere giudicati.Penso comunque che cercare di comprendere e rispettare persone che preferiscono adeguarsi alla massa piuttosto che scoprire il prossimo (se non addirittura sè stessi)sia una perdita di tempo ed un esercizio di vano masochismo;è anche vero che potrei sbagliare,ma la mia fiducia nel prossimo e nelle sue possibilità di cambiare,o solo non ragionare per delega,è troppo compromessa per spingermi al momento a pensare diversamente.Dove tu vedi una possibile ricchezza(che per carità,può esserci),io vedo solo una sconfinata povertà di spirito e di ideali incapace di apportare qualcosa alla mia crescita spirituale.Quindi,non appena mi rendo conto che una persona non riesce ad andare oltre la mia sciarpa o più in là del mio trench,semplicemente tiro dritto e lo lascio a marcire nel suo pantano.
RispondiEliminaCiò detto,una breve prescisazione:quando qualche commento più sopra ho definito i satanisti "dei coglioni",non mi riferivo ovviamente a chi professa e si cimenta con serietà al culto dei vari satanassi;come sa chi ha letto le mie storie(e chi mi conosce),sono io stesso un agguerrito sostenitore delle schiere demoniache.Il "coglioni" era riferito a quei biNbiminchia che il concetto di "satanico" lo hanno mutuato da pessimi film horror e da vari altri fenomeni da circo,si vestono ed atteggiano ad un certo modo,e quando inizi a parlar loro seriamente di Lucifero,Asmodeo o chi per loro ti guardano come stessi parlando in aramaico antico.Come sempre,massimo rispetto per il credente,qualunque sia il suo credo;nessuno a chi si intruppa in una dottrina per...beh,per moda.
@ Daniele: solo un braccialetto borchiato? Io ne ho più di uno =P Un mio amico me ne ha regalato qualcuno perché lui non li porta più. Il bello è che una volta, quando li indossava, un poliziotto l'ha fermato e, oltre a patente e libretto, gli ha chiesto se portava al braccio un'arma. Ma solo in Italia succedono 'ste cose!
RispondiElimina@ Bobby: assolutamente d'accordo su tutta la linea. Assoluto disprezzo ai settaioli e soprattutto a quei biNbiminchia di cui hanno parlato in tv non molto tempo fa (hanno sgozzato un gatto per Satana e hanno messo il filmato su youtube!). Comunque sono stati individuati. Almeno c'è stata un po' di Giustizia per quel povero gattino!
eh che devo farci se ne ho uno solo???? :( arriva da gardalan pensa te! me lo ha portato un amica o meglio ex amica dato che da quando si è trovata il ragazzo nn mi caga più neppure come amico -.-. Di solito gli vendono al mercato ^^.
RispondiEliminapovero micio :(!!!!!
Ehi, guarda che sul braccialetto scherzavo =P comunque non sapevo che li vendessero a gardaland O_O
RispondiEliminaP.s. @ Daniele: cos'è l'Armor Ring?
RispondiEliminaL'armor ring è quell'anello che copre quasi tutto il dito (o proprio del tutto in alcuni casi) chiamato così perchè assomiglia ad un pezzo di un armatura. Logicamente nel mezzo, al centro dell'attacatura delle falangi c'è una specie di cerniera che ti fa piegare il dito normalmente. Cmq basta che digita Armmor ring su google e nella sezione immagini ne trovi quanti ne vuoi.
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