giovedì 29 ottobre 2009

Diario romano 5- Limiti accanto a Termini

Tra gli articoli, articoletti, codici e codicilli che regolano il nostro sistema giurisprudenziale dovrebbe essercene anche uno che sanzioni automaticamente chi sprofonda sotto un certo limite di decenza ed opportunismo. Magari costringendolo al pagamento di una piccola multa ogni volta che manca ai suoi doveri attaccando a ragliare (io io io sono impegnata...). Credo che nell’ arco di un mese le casse dello Stato raggiungerebbero il pareggio, e molte facce di bronzo, per non dire di qualcos’ altro, magari riconsidererebbero le loro priorità. “Gli amici si vedono nel momento del bisogno; quando non hanno più bisogno, spariscono”, diceva qualcuno. E’ vero anche per i parenti, quelli che ti ritrovi, e non puoi scegliere, a differenza degli amici. Oltre al danno, la beffa, insomma. Così capita anche che una giornata impegnativa ma piacevole venga guastata proprio sul finale dalla solita tiritera di scuse di una persona a cui hai chiesto un favore semplice semplice, di quelli che in teoria non dovresti nemmeno chiedere... e scopri che, nonostante tutte le assicurazioni ed i giuramenti sperticati, sei stato deluso una volta di più. E provaci, a protestare. Ho i miei problemi, io io io. Certo, chi dice di no: ma non li hai solo tu tu tu. Così può capitare che, davanti ad una pizza non proprio eccezionale accanto alla stazione Termini, si superi quel limite che non hai mai osato scavalcare per tutta una serie di ragioni.
Capita che una persona nota per la sua pochezza riesca a guastarti completamente o quasi la giornata e la cena, facendoti passare la fame (magari, se la pizza non fosse stata così insipida...) con la sua arrogante sfacciataggine ed il suo ingiustificato vittimismo. Capita tutto questo, e mi sorprendo di sorprendermi che ciò accada. Non dovrei. Comunque riprometto a me stesso che questa è l’ ultima volta. Perchè se devo farmi prendere per il naso da qualcuno, cosa che mi può anche stare bene(ed assai facile, considerate le notevoli dimensioni del mio snorkel ) vorrei che fosse una persona più in gamba di me, e non la prima balorda che passa... e con cui ho passato, anzi meglio dire sprecato, anche troppo tempo ed energie, in ossequio a vincoli che a quanto pare viaggiavano a senso unico. Già, una conclusione piuttosto indegna per la giornata fin qui descritta. Almeno così sembra. Però decido che non permetterò a tutto questo di rovinare del tutto la mia serata. Sarebbe un’ ulteriore concessione a chi da me ne ha avute anche troppe. Non potrò scegliermi certi parenti, ma posso sempre scegliere di trattarli come meritano. Basta poco, per fortuna: il clima cordiale della pizzeria, l’ affabilità dei camerieri che mi permettono di scattare una foto al retro della loro divisa su cui campeggia la scritta “licenziabile” (consapevolezza della propria fugacità; dopo tante magliette con scritte pompose quali “staff”, “security” et similia, questa mi sembra davvero una genialata, e non manco di rimarcarlo mentre le fotografo); la passeggiata di ritorno all’ albergo, in una Roma improvvisamente vuota, spettrale. Dove saranno finiti tutti? Provo ad immaginarli, mentre raggiunta la camera mi do’ una sistemata e mi infilo il pigiama. Dopodichè c’ è solo il tempo e la voglia di sentire una voce dolce, capace di farti stare bene anche se è tanto lontana (e quanto è immenso e vuoto il letto matrimoniale sul quale sono sdraiato in quel momento !!!); c’ è il tempo, tutto il tempo, di bearsi e rinfrancarsi con ogni sillaba, ogni risata, ogni silenzio... C’ è tempo solo per questo. Tutto il tempo del mondo.
O, almeno, tutto il tempo che ci concede il sonno, prima di rendere pesanti le nostre palpebre...

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