domenica 23 dicembre 2012

E lo chiamano amore


Ci sono diversi  tipi di notizie: quelle interessanti, quelle ridicole, quelle che segui, quelle che ti seguono. Queste ultime sono particolarmente infide: si occupano di questioni di cui non ti  frega assolutamente nulla, ma finisci per averci a che fare, essendo di solito attinenti a faccende nazional-popolari che tanto piacciono al popolino. Ho sempre trovato fastidiose quelle legate allo sport (perchè tirano fuori le grandi doti tecniche di gente che potrebbe vincere la medaglia d'oro solo nelle categorie "occupazione continuata di divano" e "chiacchiere") ed al mondo dello spettacolo, particolarmente il filone "chi va a letto con chi". Chi tanto blatera di rispetto della privacy dovrebbe, anzitutto, rispettare quella altrui. Ultimamente, però, un nuovo apice di insofferenza sta insidiando queste due categorie: sono le notizie incentrate sul sequel del "chi va a letto con chi". I figli di personaggi più o meno famosi, di famiglie più o meno difficili, finiti in situazioni più o meno tragiche trovano uno spazio sempre maggiore nelle cronache dei quotidiani. Non è certo una novità, e qualche volta la cosa -pur senza perdere di vista i suoi sottotesti morbosi- aveva anche un pretesto di utilità sociale; sparare la foto del minore scomparso su un mezzo a diffusione universale come la TV poteva senza dubbio contribuire a favorirne il ritrovamento. Anche se poi si finiva più volentieri a perdersi in elucubrazioni da grand guignol a base di sesso, maniaci, riti satanici e tutto l' armamentario d'ordinanza. Ultimamente però la piega sembra aver preso non una china, ma un vero e proprio strapiombo verso il sensazionalismo più becero e gratuito. Non mi riferisco tanto ai vari delitti di adolescenti che tengono col fiato sospeso i C. S. I. de noantri, quanto ai fatti di ordinaria e triste quotidianità dove i bambini diventano vittime non solo di genitori scriteriati, ma anche di un'opinione pubblica ottusa. Mi torna in mente il caso del bambino conteso, prelevato a scuola e trascinato via a forza dai carabinieri; a poche ore dal fatto -già rimbalzato su tutti i TG con dovizia di video-, dissi a qualcuno "vedrai che la madre, ora di sera, sarà a frignare dalla d'urso su cAnale 5". Imbroccai la rete, ma sbagliai di qualche ora. Successivamente, sul "bimbo conteso di Cittadelle", anzichè lasciar calare un silenzio rispettoso del trauma che il piccolo poteva aver subito, si scatenò una sarabanda surreale:

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2012/10/12/news/il-bimbo-conteso-di-cittadella-oggi-il-governo-riferisce-in-parlamento-1.5847976

Tutti schierati con la madre o con il padre; ed a chi come chiedeva "sì, ok, ma... Dalla parte del bambino chi si schiera?", rispondevano imbarazzati silenzi o insofferenti filippiche sul mio non essere genitore. Quasi che la questione fosse semplicemente una diatriba "madri vs. padri" e non  -mi scusino i lettori sensibili, mi sto infervorando- come cazzo sia possibile essere arrivati a questa situazione, dove un figlio diventa merce di scambio e di ricatto tra due presunti adulti. Ma, soprattutto, un fenomeno da baraccone del quale lasciare a disquisire per ore altri fenomeni da circo nei vari salotti televisivi (non ringrazierò mai abbastanza Uzala per averci liberato, almeno, di quello presieduto dalla bianchetti). Già una situazione del genere, dove casi così drammatici vengono derubricati a vuoto sensazionalismo, sono agghiaccianti. Ma, per non smentirci mai, riusciamo anche a far di peggio. In un paese dove orde di... sbraitano per la strumentalizzazione dei bambini (a fini politici, sindacali, promozionali e quant'altro) odo sbigottito un silenzio assordante quando questa o quella star televisiva dalla carriera assimilabile al passaggio di una meteora annuncia la propria gravidanza, contrattando la vendita in esclusiva con questa o quella rivista delle prime foto del bebè. Accusando magari il padre di essere "snaturato" perchè non si prende cura del piccolo, o non vuole riconoscerlo. Come se fosse, invece, naturalissimo esibirlo agli sguardi avidi di casalinghe disperate, usandolo come grimaldello per rimediare un'ospitata o due da qualche parte, un ultimo sussulto galvanico ad una carriera non dico morente perchè  nemmeno mai nata. Dicevo poco sopra che, secondo alcuni, non dovrei azzardarmi a dare giudizi, non essendo genitore e non avendo, per mia stessa ammissione, grande affinità coi bambini. Potrei obiettare che non bisogna essere extracomunitari per dire che il razzismo è una porcheria, ma non voglio essere polemico, quindi facciamo un patto: io mi taccio su quale penso sia il modo di crescere ed educare un figlio. Voi però, prima di aprire bocca ancora parlando "per il bene del bambino", pensateci due volte. E poi tacete con me, perchè -come mi insegnate- non si parla di cose che non si capiscono.

In chiusura, e del tutto lontano dal tema del post, non la solita frase ma un saluto: grazie Prof. Per tutto quello che hai fatto, per quello che non hai potuto o voluto fare, per aver capito che tanti non ti avrebbero capito ed essere andato avanti nonostante tutto, dimostrando cosa significa "schiena dritta"; per esserti buttato nella mischia, pur sapendo con chi avevi a che fare. Proprio per questo credo che ti rivedremo presto, e come ama tanto dire qualcuno... Sarà un piacere.

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