venerdì 3 dicembre 2010

Pausa caffè


Tra i molti culti da società piccolo-medio-aspirante borghese che mi mancano, c'è anche quello della colazione al bar. Lo vivo come un "posso" anzichè come un "devo". Mi fa piacere, con gli amici o con la mia compagna, prendermi quando capita una decina di minuti per sorseggiare un caffè e mangiare una pasta, prima di buttarci negli impegni della giornata; un'ultima pausa durante la quale ricaricare del tutto le batterie. La maggior parte delle volte, comunque, metto la moka sul fornello di casa, apro un cartone di succo d'arancia, recupero qualche biscotto e la giornata comincia bene lo stesso. Anzi, comincia meglio, visto che non sono circondato da burini ambosessi intenti a scambiarsi pareri sull'ultima partita di calcio, a raccontarsi le proprie disgrazie o snocciolare teorie socioeconomicopolitiche, normalmente ad un livello di decibel troppo alto. Dunque, quando vedo certe cose, probabilmente le giudico male perchè mi manca il tassello mentale che mi spinge a trascinarmi ad ogni costo fuori di casa per bere il cappuccino da "Gigi il Troione, bar trattoria", nella convinzione che "è mejo", e che la gente di un certo livello la colazione la fa solo al bar, tra i propri simili. Probabilmente è sul "livello" che non siamo d'accordo. Nè ho intenzione di essere intruppato, anche solo per sbaglio, tra i "simili". Quindi, forse, in errore sono io, e non gli aspiranti yuppies fuori tempo massimo. Di cosa parlo? Presto detto. Esco di buon ora per andare al centro analisi, dovendo sottopormi a degli esami del sangue. Sono sulla mia macchinina, in una delle vie principali del paese, ancora sospeso in quel limbo tra sonno e veglia tipico della prima mattina, quando scorgo un'auto parcheggiata per metà sul marciapiede, per metà sulla sede stradale, tutta di traverso, all'altezza di una curva con annesso stop. Roba che neanche i criminali di T. J. Hooker al termine di un'inseguimento con repentino e necessario abbandono del mezzo. Solo che i delinquenti non si sarebbero dati la pena di inserire le quattro frecce. Mi auguro che la macchina sia in panne, incidentata, qualcosa; la protesta bitonale di un autobus, impossibilitato a curvare, frantuma le mie speranze, richiamando dal bar una donna di facili costumi. Nel senso che sembra uscita da un depliant da centro commerciale, abbigliamento simil- fashion con pretese, sottocosto solo per la prima settimana di novembre. Arrancando frettolosamente su stivali vintage dai tacchi troppo alti, il giubbotto trendy infilato in qualche modo, agita frettolosamente una mano armata di borsa cool verso l'autista. Per scusarsi o minacciarlo, chissà; comunque, alla fine, la fanciulla si getta in auto, libera in tutta fretta marciapiede e sede stradale... e parcheggia davanti al cancello dirimpetto, in barba al passo carrabile. Sempre con le quattro frecce inserite. E con la stessa andatura glamour ritorna nel bar, probabilmente dal resto delle amiche, per continuare il sacrosanto rito della colazione. Magari imprecando contro lo sgarbato autista, che pretendeva addirittura di fare il suo lavoro. Cose del genere, alle protagoniste di "sex & the city" (il modello di riferimento è inevitabilmente quello, così come lei è inevitabilmente carrie), non capitano mai. Speriamo solo che qualche fastidioso condomino non debba uscire proprio ora, costringendola a spostare di nuovo l'auto. Poco importa se, ad una decina di metri di distanza, ci sono tutti i parcheggi vuoti; la macchina devo averla a portata di mano, come i protagonisti delle mie fiction preferite. E come loro, devo concedermi una colazione tra la gente, perchè così fanno le persone di successo, vincenti, con vite interessanti ed appaganti. Insomma, più che un ultimo attimo di pausa prima di buttarmi negli impegni quotidiani, un ultimo istante di illusione, prima di ripiombare nello squallore del call center o della cassa al supermercato, in attesa che passi mister big, rimuginando intanto sulle mie sfortune. Delle quali, naturalmente, è colpevole qualcun altro. Non certo io, che sono il/ la protagonista di un film dove gli altri sono al massimo comparse. Come il sottoscritto. Che fa il prelievo del sangue, torna a casa e mette la moka sul fornello con più soddisfazione del solito.

-La notizia della settimana: berlusconi abbandonerà la politica solo per far posto ai giovani. Non "alle"?

-La frase della settimana: "Ognuno di noi fa quello che può, per non pensare alla vita." (F. Dellamorte)

4 commenti:

  1. Che bello sapere che c'è gente che non rispetta nemmeno i principali punti del codice della strada, vero??? (è ironico naturalmente, confido che tu bobby l'abbia capito al volo, ma per gli altri, specifico) E poi ci si chiede come hanno fatto a dare la patente a una persona così. Beh, forse avrà sculettato un po' troppo con l'istruttore. Comunque... io se vado a fare colazione (o merenda) in un bar lo faccio per necessità. Bere un caffè con gli amici non mi dispiace mai, anzi... ma la colazione la faccio quasi sempre a casa. Ovvio se fossi uscito di casa senza aver mangiato nulla ecco che andare al bar a prendersi il cornetto sarebbe più che altro una necessità di non svenire XD

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  2. Ti vergogni almeno un po' della cosa sessista che hai detto? Se non l'hai fatto, dovresti. In questo caso si è trattato di una donna, ma gli uomini sono egualmente indisciplinati. Anzi, forse peggio. Sculettano anche loro con l'istruttrice?

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  3. Oh cazzo O_O!!!! Non ho generalizzato? =_= rileggendo ho notato l'errore che ho fatto. Quando parlavo di gente mi riferivo ad entrambi i sessi. Beh, detta così sì, mi risento anche io di quello che ho scritto XD ma è stato un errore di una svista. Più che sculettare magari potrebbero pagare in questo caso :P

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