mercoledì 12 maggio 2010

W. I. P.- "Nel Nome Di Un Ricordo Inesistente"

Tipico caso di romanzo autoprodotto. Nel senso che si è generato da solo. Stupiti? Nel meraviglioso mondo della scrittura capita anche questo; che un raccontino nato originariamente per essere lungo una decina di pagine o poco più arrivi alla fine a contarne 273. L'ho scritto cinque anni fa, ma la sua genesi risale a molto molto prima. Alla mia infanzia, tanto per cambiare. Premiamo dunque il tasto "rewind" e torniamo a quando avevo circa una decina d'anni. Come dovreste aver capito, ai tempi ero un divoratore di cartoni animati (come adesso), e tra i tanti che seguivo c'era anche "Lovely Sara", trasposizione animata de "La piccola principessa", romanzo di Frances Hodgosn Burnett che narra le disavventure di Sara Crew, alunna servita e riverita di un esclusivo collegio femminile sito in quel di Londra che dall'oggi al domani si ritrova a fare la sguattera presso lo stesso collegio causa improvvisa morte del ricchissimo padre, diventando bersaglio delle compagne ricche e stronze (da prassi) e della bieca direttrice, che riversa su di lei tutte le proprie frustrazioni. Naturalmente Sara non perde la propria generosità e forza d'animo, e resiste ad ogni sopruso fino allo scontato happy end. La storia si svolgeva nell'Inghilterra vittoriana, e mi ha sempre lasciato, al pari di Pollyanna, un dubbio: ma esistono davvero ragazzine che di fronte ad angherie inenarrabili conservano sempre il sorriso e la bontà? Immagino di sì. Ma narrarne le gesta non mi interessava. Mi sono chiesto, semmai, come avrebbe reagito una ragazzina dei giorni nostri costretta ad essere il punching ball di un'intera comunità. Mi ci sono voluti anni per trovare la risposta, che corrisponde ad un nome: Irina Polizcova. All'età di quattro anni viene lasciata dalla madre presso un esclusivo collegio svizzero, di quelli che garantiscono il ciclo di studi dalle elementari all'università. Senonchè Irina, di fatto, è tenuta prigioniera nella struttura. Impossibilitata ad avere contatti con l'esterno, apparentemente abbandonata dalla madre, vittima di insegnanti e compagne che la sottopongono ad ogni genere di umiliazione e violenza(beh.. più o meno), la ragazza non risponde col sorriso d'ordinanza, ma tirando fuori le unghie e rispondendo colpo su colpo... peggiorando così la sua situazione, al punto da venire rinchiusa in una cantina, legata ad una sedia e costretta ad un digiuno forzato, per più di una settimana. Sarà proprio qui che Irina farà un incontro destinato a cambiare la sua vita, dandole la possibilità di pareggiare i conti in sospeso e scoprire la verità sul proprio conto. Doveva finire così, con una narrazione in prima persona nella quale veniva svelato tutto o quasi. Senonchè, come ho detto in un post di molto tempo fa, non sono io l'esclusivo proprietario della mia creatività. Anche i personaggi da me inventati, spesso, intervengono per reclamare il proprio spazio. In questo caso, l'entrata a gamba tesa l'ha fatta quel Fredrick Von Ordog che i lettori di "Racconti a Margine" hanno già avuto il (dis)piacere di conoscere. Pretendendo di avere per sè ciò che Irina aveva trovato nello scantinato. "Eh no, caro mio, te lo scordi!", è intervenuta a quel punto Geneviève, la Custode, colei che ha il compito di difendere la razza umana dalle creature che ne manipolano il destino. "Ah sì?", è intervenuta a quel punto Giustina, braccio armato di Von Ordog e nemica giurata di Geneviève, sguainando i pugnali. Di lì a poco si sono intromessi anche Shaffìa, Rupert, Ellroy ed un sacco di altra gente. Pazienza; la frittata era fatta, il racconto aveva ormai sforato le 100 pagine, non se ne vedeva la fine e chiaramente non sarebbe stato nemmeno un romanzo breve. Infatti, come ho detto, alla fine di pagine ne contava quasi 300, con un finale che ha lasciato tutti quanti di sasso. Ammetto che il tutto avrebbe bisogno di una bella ripassata, specie alcune scene che all'epoca sembravano funzionare ed ora mi appaiono, come fattomi notare da molti (Simona in primis) eccessivamente sdolcinate e ripetitive. Mi sa, quindi, che presto o tardi dovrò decidermi a rimetterci mano seriamente per far sì che "Nel Nome Di Un Ricordo Inesistente" sia pronto per l'eventuale pubblicazione. Che a rigor di cronologia dovrebbe avvenire dopo "Le Sabbie Del Non Ritorno" e prima de "Il Sentiero A Spirale". Ma di questi parleremo più avanti...

-Un minuto di silenzio:
FRANK FRAZETTA, ILLUSTRATORE, ARTISTA
(9/2/1928-11/5/2010)


-L'autocitazione del giorno: "Se la mia vita fosse una delle solite storielle zuccherose che hanno fatto la fortuna di decine di romanzetti e filmacci,a quel punto avrei dovuto darmi da fare nel tentativo di rendermi amabile nonostante le angherie di cui ero quotidianamente vittima,finchè il cuore di chi mi stava attorno non si sarebbe addolcito,magari in seguito ad un’azione particolarmente altruistica da parte mia.Dopo di che,pentimento collettivo,lacrime,baci,abbracci,scuse,redenzioni,applausi e sipario.
Purtroppo(per fortuna?),stronzatelle del genere funzionano soltanto nel mondo della finzione,o con ragazze particolarmente cretine,disposte a umiliarsi in qualunque modo pur di ottenere un minimo di rispetto e considerazione,anche a costo di gettare alle ortiche il proprio orgoglio.
Per fortuna(purtroppo?),io non appartenevo a questa categoria;non era solo una questione di carattere,ma anche di mentalità." (Dal diario di Irina Polizcova, "Nel Nome Di Un Ricordo Inesistente"; copyright Bobby S. Pedersen. Tutti i diritti riservati.)

6 commenti:

  1. Ma l'eroina del Tuo racconto, al contrario di Lovely Sara o di Polyanna, conta su un carattere ed una indomabile voglia di emergere che alle ragazzine vittoriane difetta di certo.
    Anche io mi sono sempre chiesto se la loro innata bontà e sopportazione non fosse sinonimo di coglioneria.
    Già perchè va bene essere buone, disponibili, amabili ma ogni tanto le palle vanno tirate fuori. Non si tratta di essere aggressivi ma di ristabilire un equilibrio difronte a persone che non possono essere trattate se non sullo stesso piano.
    Il comandamento evangelico, così tanto disatteso da chi dovrebbe esserne plasmato, porgi l'altra guancia mi è sempre sembrato la più grande stronzata detta in tutti i tempi.
    Non sono certamente un'assertore della violenza che odio ma ritengo che rispondere sempre in modo passivo possa essere travisato per debolezza se non addirittura per scarsa intelligenza.
    Non conosco il canovaccio del Tuo racconto ( a proposito mi offro volontario) ma percependo la Tua scrittura ed il Tuo modo di vedere il mondo credo che Irina sia tutt'altro che una fanciulla boccolosa e piagnucolona dal sorriso francamente beota.
    Aggingiamo poi il tocco di "diabolique" che in fondo c'è in tutti noi me ne aspetto delle belle!
    Visto come piove, giorni preziosi di ispirazione.......!

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  2. Beh,diciamo che anche Irina i suoi bei pianti in privato se li fa ed ha un bisogno di essere accettata (prima ancora che amata o capita) che la porta spesso ad essere quasi morbosa nei confronti di chi le dimostra un minimo di affetto.Che poi a fare ciò sarà qualcuno di totalmente imprevisto,è parte integrante del racconto (nel quale c'è una certa sottotrama relativa anche all'educazione in quanto tale, dove spesso il valore economico della famiglia è superiore a quello dell'alunno in quanto tale;stereotipo? Mah...)

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  3. Questo libro mi interessa e di certo mi tocca da vicino. Io non sono certo stata come Pollyanna o Lovely Sara. Essendo la più robusta delle ragazze, venivo presa in giro giornalmente. Alle medie, ogni volta che andavo a lavarmi dopo l'ora di ginnastica c'era una ragazza che mi apriva la porta ben sapendo che i ragazzi erano pronti a spiare. L'ho avvisata spesso che mi sarei vendicata prima o poi. Un giorno le ho chiuso la mano nella porta e la str**** si è fatta un mese di gesso! Per mia fortuna non sono stata sospesa e non ho avuto gravi conseguenze a livello scolastico, ma gli insegnanti non mi hanno certo risparmiato il loro disappunto.
    P.s.: ragazzi ho un problema: se non mi sentite spesso in questi gg è perché il mio video non si vuole accendere, infatti ora scrivo dal pc della ditta di mio padre. La spia continua a lampeggiare e il video non ne vuole sapere di accendersi. E' già successo e non si capisce cosa succede perché poi torna miracolosamente a funzionare (e l'ultima volta è tornato a funzionare proprio quando abbiamo chiamato il tecnico, grrrrrr). Comunque cerco di farmi più viva possibile. E poi di certo domani o fra pochi giorni tornerà ad andare come prima.

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  4. Cara Lady
    ricordati il film e la sua eroina Bridged Jones non precisamente un fuscello ma alla fine molto amata e capace di farsi amare.
    La tua compagna era probabilmente gelosa di te e della tua verve, il piccolo incidente occorsole è stato provvidenziale e ben meritato.
    Brava continua così!

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  5. Però sprecare così una buona porta...Mylady, devo darti ripetizioni di vendetta creativa con pochi mezzi.

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  6. Naah, non era una buona porta, era vecchia. Comunque, ben disponibile per le ripetizioni! ^^

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