martedì 30 marzo 2010

W. I. P- L’Altra, la Principessa e Teresa

Dopo un paio di settimane circa di silenzio produttivo (anche se come avete visto dalla lenzuolata di ieri l’inventiva non manca) oggi torno ad aggiornarvi sui miei lavori, e lo faccio prendendo spunto da uno scambio di opinioni avuto con Teresa, che voglio ringraziare per avermi aiutato nella stesura de “L’Altra”, racconto di cui vi parlavo qualche tempo fa. Teresa è venuta in mio soccorso in ben due occasioni: prima dandomi delle dritte su una questione prettamente tecnica nei cui particolari non entrerò, e successivamente facendomi capire cosa non funzionava in quel racconto. Perché qualcosa che non andava c’era, ma non capivo cosa. Finchè non giunse l’omonima di una ben nota e vispa tizia che tendeva agguati alle farfalle a mostrarmi la luce. Originariamente avevo ambientato “L’Altra” nel Devonshire, dando ai protagonisti dei nomi inglesi, perché per deformazione professionale( leggi: siccome non mi capita mai o quasi di leggere qualcosa che non sia ambientata nel tal posto anche se potrebbe svolgersi tranquillamente ad Orio al Serio e funzionare uguale) sono abituato a collocare geograficamente le mie storie, ed uso quasi sempre quei paesi che rivestono un ruolo centrale nella saga cui sto lavorando e considero le mie patrie d’adozione, cioè la Svizzera ed appunto l’Inghilterra. Senonchè, mi fa notare Teresa, collocare “L’Altra” in quel contesto, per non dire in qualsiasi altro, è quantomeno inutile; il carattere stesso della storia, la sua universalità se vogliamo, fanno sì che non solo si possa tranquillamente omettere il nome del luogo in cui è ambientata… ma anche il nome dei personaggi. Così Arnold, Denise e Lily sono diventati Lui, Lei e la Sorella, perfetti complementi alla misteriosa Altra che si rivelerà solo nel finale di questa storia ambientata in un non-luogo che è ognidove. Devo dire che dopo aver rimesso mano al racconto modificandolo in tal senso il risultato è nettamente migliore; unica concessione alle identità è stato lasciare inalterato o quasi il capitolo sette, che vede la Sorella duettare con un’impiegata di banca. Un piccolo divertissement che avevo pensato di rimuovere, ma ho alla fine deciso di lasciare perché contiene comunque uno snodo fondamentale per la vicenda e costituisce una pausa di alleggerimento incentrata su un classico dilemma con cui spesso mi arrovello (cosa diavolo significano le lettere puntate che precedono i cognomi su cartellini e simili?) e permette al lettore di tirare un attimo il fiato prima del finale, in cui si troverà finalmente faccia a faccia con la misteriosa “Altra” arrivata dall’India. Perché da lì? Un omaggio al primo capitolo cinematografico di “Hellraiser”; all’inizio del film è proprio in India che Frank acquista il Rompicapo di Lemarchand. Il che mi permette di rispondere anche alla seconda “critica” che mi muove Teresa in merito a “Principessa”, un racconto breve che regalai agli amici in occasione del natale 2008, ho poi postato sul forum di Travaglio ed è un dichiarato omaggio alle fiabe ed ai cicli epici, con una spruzzata di Edgard Allan Poe. Proprio perché pensato in questi termini, la “fiaba secondo Bobby S. Pedersen” (che non poteva mancare dopo “Stanza 307”, ovvero “il vangelo secondo me”) gioca a carte scoperte e cita apertamente Biancaneve e Cenerentola, Mago Merlino ed il Principe Prospero, passando per Nevecrino ed Alessando Mazoni (ah ah, c’è pure lui). Fermo restando che la citazione di ciò che apprezzo è un punto fermo del mio modo di narrare, visto che in praticamente ogni cosa che scrivo, fosse anche solo una riga, c’è una citazione/ riferimento ad altro più o meno dissimulata, bisogna tenere presente che “Principessa” è nato proprio in qualità di omaggio dichiarato ad alcuni grandi personaggi della narrativa, che oggi sono separati l’uno dall’altro perchè “rinchiusi” nel proprio genere letterario, ma una volta, chissà… può ben darsi che il buon Prospero, prima di divenire un laido dissoluto destinato a finire i suoi giorni al cospetto della Morte Rossa, fosse davvero un eroico principe che giungeva al galoppo in sella al cavallo di Re Teoden. Del resto, ciò che è stato si può solo immaginare, ed a me piace farlo utilizzando caleidoscopi e lenti deformanti che rendono tutto possibile, e sicuramente più oscuro. Non già per nobilitare la mia scrittura (o me stesso) tirando in ballo i mostri sacri, ma solo ed esclusivamente come modo per ringraziarli di averci regalato capolavori come “Il gatto nero” ed “Il Signore degli Anelli”, con la stessa filosofia con la quale Tarantino cita di tutto e di più nei suoi “Kill Bill”. Senza avere la pretesa di essere un genio come Quentin, naturalmente, ma non di meno soddisfatto dal sapere di avere una persona attenta ed intelligente come Teresa tra le mie amicizie prima ancora che tra le mie lettrici. Sono persone come lei e come voi che sanno farmi sentire “nobile” e nobilitato dall’averle accanto.
Ed ora, dopo averla ringraziata di nuovo (chiedendomi se stia o meno leggendo queste righe), e voi con lei, fatemi vedere cosa combina Lamatsu con il piccolo Rudolph…

-La notizia del giorno: gli italiani niente dimenticano e niente imparano.

-La frase del giorno: “Io rubo da ogni singolo film della storia del cinema, amo farlo, se c’è una cosa tipica del mio lavoro è che prendo qualcosa di qua e qualcosa di là. E le mescolo insieme. Rubo da tutti.” (Quentin Tarantino, a proposito del presunto plagio di City of Fire)

5 commenti:

  1. A noi la "fiaba secondo Bobby s. Pedersen" ci piace!
    Oggi è una "bellissima" giornata di pioggia per cui ragazzo non poltrire e dai sfogo alla vena creativa....aspettiamo con avidità!
    Boyofthetime

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  2. Bah,il fatto che "piaccia" non significa che sia esente da difetti,e sapete benissimo quanto a me piaccia concentrarmi più su questi che sui pregi; una critica costruttiva serve molto più di un "bravo bravissimo". Comunque la vena creativa s'è sfogata.^^

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  3. E chi ha detto che è esente da difetti, non è la perfezione che piace, ma l'emozione che percepisci. Tutto è perfettibile, ma non per forza deve esserlo, ci sono pittori che hanno una tecnica straordinaria, ineccepibile, ma che non trasmettono nulla, ed altri che interpretano, rendendole palpabili le sfumature della loro anima e spesso della tua.
    I difetti, pertanto, possono essere un valore positivo e non obbligatoriamente un negativo.
    Detto questo non perdiamo tempo in inutili chiacchere e al lavoro!
    Boyofthetime

    p.s.
    L'arte in ogni sua forma la si accetta o la si rifiuta nella la sua espressione, non si cerca mai di modificarla od incanalarla, è nata libera.

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  4. Bravo bravissimo! :D

    Scherzo, ma neanche tanto :)
    Penso di aver capito meglio adesso il senso del tuo "citazionismo". Quindi sì, per me La Principessa ora si avvicina alla perfezione. Nel senso che manca di evidenti difetti, e che trabocca di pregi. Che vogliamo di più? ;)

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  5. Sapevo che con una leccata qua & là avrei risolto il problema!^^
    Scherzi a parte,Teresa,grazie per avermi dato lo spunto per chiarire meglio la filosofia dietro il mio "citazionismo",che giustamente poteva essere frainteso...

    PS: i soldi sono al solito posto,comunque.Nella valigia verde.Non toccare il sacchetto dell'Esselunga che ci sono quelli per Boy.=P

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