giovedì 20 agosto 2009

Sette storie per non dormire- Il Sequel Non Preventivato

Esistono storie che per loro stessa natura non possono essere autoconclusive; l’ autore ha creato un background sufficientemente complesso, tutto da esplorare, da non richiedere il mezzuccio del finale- non finale per giustificare eventuali seguiti o prequel. Poi ci sono storie create scientemente per sfruttare il filone del momento; basti pensare ai vari disaster- movie, oppure a tutti gli OGM di celluloide nati a suo tempo dallo squalo spielbergiano. La lista comunque è molto più lunga, tra vacanze al mare e film di Van Damme e Steven Seagal, e non credo di dovervi dare esempi in tal senso. Poi c’ è il terzo genere: le storie che proseguono quelle di un successo inaspettato. Cioè di film girati senza tante aspettative, mezzi o pretese, ma che per varie ragioni diventano campioni d’ incassi. Ed automaticamente si evolvono (?!) in trilotetrapentaesalogie, con sponsor, regista e sceneggiatori che gongolano entusiasti affermando “ah, ma l’ abbiam sempre pensata come una saga.” Dimostrazione che un grande successo è dannoso quanto un grande fiasco (anzi, di più). L’ ultimo in ordine di tempo dei sequel imprevisti è “S. Darko”, costola del geniale “Donnie Darko” che la critica ha dovuto rivalutare quando gli è stato fatto notare con gentilezza (cioè facedole trovare una testa di cavallo mozzata sul letto, presumo) che il numero sempre crescente di fan della pellicola potevano aumentare ancora di più se la si fosse recuperata dal limbo dell’ home video in cui era stata frettolosamente relegata. Ma nessuna manovra commerciale, eh: semplicemente “Donnie Darko” è una splendida storia, complessa ed avvincente, meritava giustizia e visibilità. Vi ho già detto che se sbatto le bande quantiche che porto ai polsi divento Capitan Marvel, vero?
“S. Darko” in America è uscito per il solo mercato home video; in Italia, visto che le case di distribuzione hanno taaaanta stima di noi spettatori, uscirà in sala. Perchè il gonzo italico vede “Darko” e si proietta al cinema direttamente. Ricordatevelo, e ricordatevi della geniale frase di lancio: “Donnie aveva una sorella”. Spero non avesse anche un pesce rosso, un criceto ed un dildo a forma di bruco, altrimenti i prossimi anni saranno cupi, cupissimi. Comunque non intendo parlare di “S. Darko”, che per quanto mi riguarda non è mai stato girato, ma di altre tre saghe generate a tavolino che hanno annientato tutto il potenziale insito nell’ opera originale.Cito queste e non altre per un motivo banale: le ho viste, quindi posso parlarne con cognizione di causa. Mettetevi comodi e preparatevi ad arrabbiarvi: sto per schiaffeggiare alcuni dei vostri totem. E dei miei.

-Matrix. L’ avevo volutamente perso al cinema, perchè il trailer non mi diceva molto a parte che c’era Keanu Reeves, che detesto cordialmente. L’ ho visto a casa di amici (Matrix, non Keanu) che insistevano dovessi assolutamente vederlo (Matrix, non Keanu). Carino (Matrix, non... oh, ci siamo capiti), qualche idea interessante ma niente affatto originale (lo scenario di un’umanità schiavizzata dalle macchine era già stata sviscerata molto meglio da “Captain Power and the soldiers of the future” negli anni ’80, ed era una serie per ragazzi! ), alcuni dialoghi niente male ma molti altri al limite del ridicolo per pretenziosa pomposità. Senza infamia e senza lode, forse con un po’ più di infamia, però. Tutto sommato dimenticabile. Di lì a poco sarebbe uscito il secondo capitolo, e mi son detto “beh, vediamolo, chissà che non abbiano aggiustato il tiro”. In realtà i Wachosky, o come caspita si scrive, hanno sparato ad alzo zero con un film senza capo nè coda e con l’ aggravante della Bellucci, dove tutto il potenziale dei personaggi viene sacrificato in nome di coreografie inutilmente spettacolari e di una filosofia sotto vuoto pneumatico. Il terzo capitolo l’ ho saltato a piè pari. Per me Matrix finisce quando Neo riaggancia il telefono alla fine del primo film. Non è mai volato via. Ha preso la metro, un taxy, il monopattino di Trinity e se n’ è andato a casa a giocare con l’ X Box. Ecco, Matrix finisce così. E tolte le parti insulse, dura sì e no un’ oretta.

-Pirati dei Caraibi.
Adoro tutt’ ora il primo. Divertente, adrenalinico, poggiato su basi semplici ma raccontate in maniera efficace e mai noiosa. Al secondo avevo dato per un po’ il beneficio del dubbio, dicendomi che si trattava di un capitolo “di passaggio”. Poi sono andato a vedere il terzo, e durante la pausa tra primo e secondo tempo un amico mi disse: “non è male, ma non capisco bene la trama”. “C’ è una trama?!”, ho ribattuto sgranando gli occhi. Sì, certo che c’ è: per la gioia delle sue fans Johnny Depp si aggira spaesato in mezzo a mirabolanti effetti speciali. Che potrebbero protrarsi per altri tot capitoli. Quindi la verità, per quanto sconvolgente, è questa: capitan Sparrow non è stato ucciso dal Kraken alla fine de “La maledizione del forziere fantasma”. L’ hanno ucciso Jerry Bruckheimer e Gore Verbinsky mentre gli sponsor lo tenevano fermo dopo aver visto gli incassi del primo film. Altro che prime lune e forzieri fantasma; la vera maledizione è sulla costa, annidata tra le colline vicino a Beverly Hills...

-I prequel di Star Wars.
E qui non c’ è bisogno che vi incazziate con me; son già incazzato io per tutti. Adoro la trilogia classica; l’ ho sempre adorata e non passa anno che non la riguardi, insieme ai prequel. Basta ricordarsi che la nuova trilogia è il prodotto di uno psicotico affetto da demenza senile che pensa solo a giocare con gli ultimi ritrovati tecnologici senza preoccuparsi di imbastire una trama coerente che sia una, o di controllare come stanno le cose nel cosmo immaginifico che ha creato. Sì, perchè oltre ai film c’ è anche tutto un universo fatto di libri, fumetti e cartoni animati (il cossiddetto “expanded universe” curato da altri, e per questo perfetto e coerente in ogni sua parte ) dove Lucas avrebbe trovato tutte le risposte che gli servivano sul perchè Anakin e Padmè non potessero vivere in pace la loro storia d’ amore (anche se sfido chiunque poi a non cedere al Lato Oscuro dopo esser stato dietro anima e corpo per anni ad una simile rompicoglioni ), su come Palpatine potesse essere contemporaneamente senatore ed Oscuro Signore dei Sith, e sul perchè una tecnologia precedente alla costruzione della Morte Nera debba essere necessariamente meno avanzata, non più. Anzi, a ben pensarci non c’ era neanche bisogno di consultare l’ “expanded universe”; bastava un po’ di buon senso e di rispetto per l’ opera originale, se non per i fans. Coi quali non è il caso di prendersela se si incazzano ( a ragione) perchè, nella versione DVD de “Il ritorno dello Jedi”, lo spettro di Anakin da vecchio è sostituito con quello di un Hayden Christensen che dovrebbe essere rassicurante e ti fa cagare in mano per lo sguardo da pazzo che ha. Vabbhè, Luke Skywalker non è mai stato una cima, ma anche lui deve essersi chiesto “e questo chi è? Che ci fa qui? Che sta succedendo? Colpa del Lato Oscuro?” Magari. La colpa purtroppo non è di agenti digitali nerovestiti, pittoreschi pirati in perenne lotta tra loro e fantascientifici cavalieri malvagi che brigano per dominare l’ universo intero, ma dell’ ottusa filosofia del “mungi la vacca finchè ce n’è”. Quella è il Male Assoluto.
E vince sempre dove conta davvero, dove fa più male, dove i suoi effetti sono devastanti: nella realtà.

-La notizia del giorno: Continuano gli attentati e gli episodi di violenza in Iraq ed Afghanistan. Sarà anche gente che vive ancora nel medioevo, ma ha capito subito come funziona la Moderna Democrazia Occidentale che gli abbiamo generosamente donato.

-La frase del giorno: “La sola cosa che può seriamente danneggiare il vostro talento, o il vostro rapporto con esso, è scoprire improvvisamente di essere diventato un artista alla moda. “ (A. Moore)

Nessun commento:

Posta un commento

I più letti