mercoledì 3 febbraio 2010

A grande richiesta…

Sono state cinque ore di assoluta delizia quelle che ho vissuto qualche notte fa guardandomi senza sosta i due dvd della Yamato Video con l’intero sceneggiato di Belfagor. Un culto e allo stesso tempo un incubo per gli over trentacinque. A dire il vero era la prima volta che lo vedevo integralmente e non solo perché la Rai ai tempi ne censurò alcune scene (la versione sul dvd è completa). Ma anche perché quando fu trasmesso per la prima volta una genitrice intransigente me ne vietò la visione. Temeva ne sarei rimasto impressionato e forse le atmosfere cupe di quel bianco e nero parigino non sarebbero passate senza traccia nella mia piccola psiche. Più di quarant’ anni dopo non ho provato invece alcuna paura. Nemmeno un brivido. Ho raggiunto la camera da letto nella completa oscurità senza temere l’apparizione di Belfagor sul lavandino. E non perché la tensione dello sceneggiato si sia liquefatta negli anni. Ma solo perché oggi per me il terrore non è più notturno, ma mattutino: quello cui assisto al momento della colazione mentre su sette canali va in onda contemporaneamente e in loop la televendita di un prodotto dimagrante. I testimonial di questo ritrovato incutono in me un orrore superiore a quello di qualsiasi film pieno di schizzi di sangue in 3D. Altro che fantasma del Louvre! A me fa paura la povertà antropologica e culturale di questi individui dal girovita miracolato. Sottoprodotti della Weltanschauung da grande fratello, fieri esibitori della propria ignoranza, tutti dotati di un vocabolario limitato a cinque parole irritanti, tra cui l’abusato aggettivo solare. Nullità che si credono arrivate perché siedono a fianco di vania della bidia, una bella ragazza mora che, dopo essersi brevemente ribellata, è tornata all’ovile della televendita, addolorata per non essere riuscita a sfondare nel cinema. Ma evidentemente “più che ‘l dolor, potè ‘l digiuno”, citazione alquanto adatta nel caso di un dimagrante. vania presenta una passerella ignobile. Disoccupati la cui filosofia di vita è riassumibile in concetti epocali come: “Sono dimagrito quaranta chili perché mi vergognavo di andare al mare”. Non perché ero infarturo e le mie arterie erano ripiene di colesterolo come cannoli siciliani, ma per una stolta vanità solare. Donnette che raccontano storie incredibili di fascismo estetico, cose da chiamare i vigili, avvenute in negozi chiaramente inesistenti: “Sono stata cacciata da un negozio dove mi hanno detto che avevano solo fino alla taglia 44. Oggi sono tornata e che soddisfazione aver sbalordito la commessa”. Vecchie raggrinzite che esultano delle loro frequentazioni di malati di mente: “Oggi esco con persone che fino a ieri non mi volevano nella loro compagnia perché ero grassa”. Ragazze che devono aver capito male cosa si intende per liberazione della donna: ”Quando pesavo 90 chili stavo sempre in casa, adesso che ne peso 60 sono sempre fuori”. Madre e figlia volgarissime che, in un montaggio frenetico, si mostrano mentre fanno shopping di abiti da peripatetica con cui vivono la loro nuova esistenza solare e poi eccole nello squallore della loro misera abitazione al sesto piano senza ascensore (ma adesso, con tutti quei chili di meno, saltano sulle rampe di scalini come faceva Fiona May in pista). Tutte frasi che, sebbene le abbia sentite ripetere per decine di volte, riescono ancora a terrorizzarmi perché mi fanno pensare che quello è lo specchio del paese reale. Quelli sono i miei vicini di casa, i miei concittadini, i miei colleghi, le persone cui stringo la mano, quelle che hanno bevuto prima di me il caffè nella tazzina che mi porgono al bar. Belfagor, M il Mostro di Dusseldorf, Godzilla sono orrori unici; li fai fuori e hai risolto il problema. Questi sono un esercito, una massa di cretini convinti di essere sexy, simpatici, brillanti. Certi di saper vivere, illusi di essere come i famosi. Questi sono i veri cattivi maestri della televisione, non i giornalisti faziosi che nessuno ascolta, non i film violenti che si seguono distrattamente. Queste sono le meduse catodiche che con il loro sguardo allucinato non pietrificano, ma convincono tanti altri poveri di spirito come loro che la vita è tutta lì: nel consenso di una commessa arrogante di una boutique scadente. Questo è il terrore vero. Vorrei registrare un dvd con simili personaggi e inviarlo a Carlo Lucarelli con un biglietto: “Paura, eh?”

(“Paura”, di Tommaso Labranca, tratto da FILMTV # 4 del gennaio 2010. Copyright degli aventi diritto)

-La notizia del giorno: la mia connessione ADSL continua a farsi i cazzi suoi.

-La frase del giorno: “E’ attraente solo quello che permette di ingannarsi ancora”.(A. Appiano)

3 commenti:

  1. Fantastico Belfagor
    per i 40enni un vero mito, terrorizzati da bambini, insanamente attratti dal fantasma, indegno il rifacimento di qualche anno fa con la protagonista del "tempo delle mele" oramai decotte.

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  2. Eh,è una di quelle cose che dovrei recuperare ma non riesco mai, per un motivo o per l'altro... ma per "rifacimento" intendi il film che uscì credo una decina di anni fa, e di cui vidi un pezzetto che mi convinse poco o punto? (Dimenticavo: benvenuto caro anonimo!^^)

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  3. Si esattamente il film con Sophie Marceux che francamente preferivo nelle sue interpretazioni adolescenziali. Le uniche cose da ricordare del film erano delle stupende immagini di Parigi (val bene una messa....) ed un Belfagor che si muoveve con una leggiadria che a quello originale mancava. Ciao, dimenticavo sono boyofthetime

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