giovedì 17 settembre 2009

Vedute e Valutazioni

Buonasera.

Pensavo fosse ora di scambiare due chiacchiere.


Sei comodo? Allora comincio.

Suppongo ti chieda perchè ti ho chiamato qui stasera. Vedi, Uomo, non sono del tutto soddisfatto del tuo recente rendimento... temo che il tuo lavoro stia perdendo colpi, e.... e beh, purtroppo, abbiamo pensato di mandarti via. Oh, lo so, lo so. Ormai è tanto che lavori per l’ Azienda. Quasi... fammi vedere... quasi diecimila anni! Cielo, come vola il tempo! Sembra solo ieri... Ricordo il giorno in cui hai iniziato il tuo impiego, appena sceso dall’ albero, col viso fresco, nervoso, un osso stretto nel pugno arruffato.

“Da dove comincio, sir?” hai chiesto, mestamente. Ricordo le mie parole: “Laggiù c’ è una pila di uova di dinosauro, giovanotto”, dissi, sorridendo paterno. “Comincia a succhiare.” . Beh, da allora ne abbiamo fatta di strada, vero? E sì, sì, hai ragione, in tutto questo tempo non sei mancato un giorno. Ben fatto, mio buon servo fedele. Inoltre, non pensare che io abbia dimenticato il tuo notevole stato di servizio, o tutti i tuoi preziosi contributi all’ Azienda. Il fuoco, la ruota, l’ agricoltura.... è una lista impressionante, vecchio mio. Davvero impressionante.

Non fraintendermi. Ma... beh, ad essere sinceri, abbiamo avuto anche i nostri problemi. Non lo si può negare. Sai da cosa sono stati provocati? Te lo dico io. E’ la tua fondamentale riluttanza a fare progressi nell’ Azienda. Pare che tu non voglia affrontare nessuna vera responsabilità, o essere il capo di te stesso. Dio lo sa, quante opportunità ti sono state date. Ti abbiamo spesso offerto una promozione, e ogni volta ci hai deluso. “Non ce la farei mai, Direttore”, ci persuadevi. “Io so stare al mio posto.” Siamo sinceri: nemmeno ci provi, vero? Vedi, sei stato fermo troppo tempo, e lo si vede nel tuo lavoro. E, potrei aggiungere, nella qualità generale del tuo comportamento.I continui litigi nel reparto produzione non sono sfuggiti alla mia attenzione.Nè i recenti atti di teppismo nella mensa aziendale.

Poi naturalmente c’ è... hmm. Beh, non volevo tirare fuori l’ argomento, ma... Vedi, ho sentito voci inquietanti sulla tua vita privata. No, non importa chi me le abbia dette. Niente nomi, niente punizioni... Ho saputo che non vai d’ accordo col coniuge. So che litigate. Mi hanno detto che urli. Si è parlato di violenza. Una fonte attendibile mi dice che ferisci sempre chi ami. Chi non dovresti mai ferire.

E vogliamo parlare dei bambini? Sono sempre i bambini a soffrire, come ben sai. Poveri piccoli, che possono mai capire? Che possono capire delle tue angherie, della tua disperazione, della tua codardia, delle intolleranze che ti sei coltivato dentro? Così proprio non va, vero? E non serve dare la colpa del calo nel lavoro a una cattiva amministrazione. Anche se, in effetti, l’ amministrazione è pessima. Infatti, non usiamo eufemismi, l’ amministrazione è terribile. Abbiamo avuto una sfilza di malversatori, imbroglioni, bugiardi e maniaci che hanno preso decisioni catastrofiche.

E’ un fatto assodato.

Ma chi li ha eletti?

Sei stato tu. Tu hai nominato queste persone. Tu hai dato loro il potere di prendere decisioni per te. Per quanto io possa ammettere che sia lecito fare un errore una volta, fare gli stessi errori letali un secolo dopo l’ altro mi sembra pura e semplice premeditazione. Hai incoraggiato questi incompetenti criminali che hanno ridotto a un inferno la tua vita lavorativa. Hai accettato i loro ordini insensati senza sollevare dubbi. Hai permesso loro di riempire il tuo spazio lavorativo di macchine pericolose.

Potevi fermarli.

Dovevi soltanto dire “no”.
Ma non hai spina dorsale.

Non hai orgoglio.

Non sei più un elemento prezioso per l’ azienda. Tuttavia, sarò generoso.

Ti saranno concessi due anni per mostrarmi un miglioramento. Se alla fine del periodo sarai ancora restio a fare tentativi...

sarai liquidato.

Questo è tutto.

Puoi tornare al tuo lavoro.


(Testo integrale del discorso di V all’ Inghilterra, trasmesso in diretta televisiva nazionale il 23 febbraio 1998. Da “V for Vendetta“ di Alan Moore e David Lloyd, libro secondo, capitolo 4)

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