Sempre così; ero partito con l’ idea di indicarvi i sette peggiori cicli narrativi o romanzi che ho mai letto (e quanto mai li ho letti! ), oppure di raccontarvi qualche altro retroscena sulla genesi della mia saga... poi trovo un commento al post sulla creatività e sugli amalgama narrativi, che la legge sulla tutela dei copyright proibisce, ed ecco che il pomeriggio mi vede arrovellarmi su una questione non di poco conto: il diritto d’autore. Che ne penso, io, del diritto d’ autore? Favorevole o contrario? Uhm... domanda facile. Che naturalmente non può avere una risposta semplice. Non avendo io spiccate conoscenze giuridiche in materia (anzi, se qualcuno volesse contribuire in tal senso lo ringrazio fin da ora) cercherò di spiegare cosa ne penso della tutela delle proprie opere tramite pagamento del diritto d’ autore. Come principio devo dire che mi trova d’ accordo. Su come venga applicata la cosa, invece, ho più di una lamentela.
Per ora limiterò il discorso alle opere letterarie, essendo il mio campo, e vi dirò che pur trovando grottesco dover pagare una cifra tutto sommato non indifferente alla SIAE solo perchè custodisca su uno scaffale ciò che hai depositato e che in un’ ipotetica causa per plagio produca un misero foglietto in cui si attesta che l’opera risulta tua dal giorno tot (se poi vuoi anche assistenza legale devi iscriverti; eccola qua, l’ opera d’ ingegno! ), secondo me tutelare le proprie opere è una cosa opportuna. Se poi avete intenzione di tentare la strada della pubblicazione, allora è essenziale. Altrimenti potreste avere a che fare con un editori sconosciuti che, soffiandoti continuamente fumo in faccia, ti rimproverano per aver depositato i tuoi romanzi alla SIAE e ti dicono che è inutile, basta una semplice raccomandata a sè stessi per tutelare i propri diritti, facendoti intendere che tutto sommato preferirebbero leggere qualcosa che non hai ancora depositato, perchè poi al limite ci pensa lui a sbrigare le pratiche in SIAE in caso di pubblicazione... ecco, diciamo che una persona meno scettica sulla natura umana potrebbe anche bersi con tutto il bicchiere l’ opinione apparentemente spassionata di uno che è nel settore. Se non che poi, parlando con persone che hanno frequentato il mondo letterario a vari livelli ( illustrazione, fumetto, letteratura) scopri che spesso il materiale che avevi lasciato in visione viene sì pubblicato... ma con un altro nome, solitamente di persona all’ editor riconducibile. Ed hai voglia ad intentare cause per plagio. Era depositato alla SIAE? No? Peccato. Ritenta, sarai più fortunato. Purtroppo di farabutti è pieno il mondo. Non solo quello letterario. Diciamo la verità, ed accettate un consiglio: fate girare il meno possibile ciò che scrivete, e solo tra persone selezionate. E non diffondete mai, mai su larga scala qualcosa che non sia in qualche modo riconoscibile come vostro. Sapere che i miei romanzi, i miei racconti o quel che è vengono letti anche da amici, parenti e conoscenti di persone a cui l’ ho passato non mi dispiace. Scoprire che magari un mio racconto viene pubblicato da qualcuno che non sono io mi farebbe girare non poco i santissimi. Anche se in questo caso è necessario fare un distinguo, e soprattutto un passo indietro, tornando al discorso dell’ amalgama di opere già esistenti. Premesso che nessun autore sano di mente dovrebbe presentarsi da un editore scodellandogli sul tavolo un crossover tra Sailor Moon e Ghost Rider in quanto tali (semmai è sugli archetipi che essi rappresentano che bisogna lavorare; ma non complichiamoci la vita adesso), credo che rivendicare i diritti d’ autore su opere che non siano plagi palesi sia tutt’ altro che semplice... e che per certi aspetti non interessi nemmeno all’ autore. Cito qualche esempio per spiegare cosa intendo. Qualche anno fa insieme ad alcuni amici appassionati di animazione, curavamo una fanzine online dove recensivamo fumetti, serie animate eccetera. Come extra offrivamo una storia (o meglio, fan- fiction) scritta da me dove comparivano una valanga di personaggi presi da fumetti ed anime di ogni genere, tipo e nazionalità. Una cosa che aveva qualche velleità, tra parentesi, e prima o poi dovrò riprendere. Comunque; la mia preoccupazione era, ovviamente, legata alle possibili rimostranze di chi possedeva i diritti d’ autore di quei personaggi, oppure dei concessionari italioti. Bene: attraverso una lunga serie di verifiche scoprimmo che non avevamo nulla da temere, a patto di usare due piccoli accorgimenti: evidenziare che tutti i copyright erano degli aventi diritto, e che la nostra iniziativa non aveva fini di lucro. Ad una decina d' anni di distanza, devo dire che è stato effettivamente così; nessuno ha mai rivendicato nulla nei nostri confronti... semmai qualcuno mi starà cercando per sapere come finiva una storia interottasi sul più bello. Armatevi di pazienza, molta pazienza, prima o poi ve lo racconterò. In ogni caso, il fenomeno delle cosiddette fan- fiction è da anni una realtà consolidata. Pensate se gli aventi diritto chiedessero il copyright ad ogni fans che ha aggiunto un capitolo alla storia da loro creata! Naturalmente questo non accade per svariati motivi, compreso il fatto che proprio dai lavori dei fans arrivano spesso nuovi spunti e visibilità alle opere originali; pensate solo al fenomeno delle dojinshi giapponesi, a cui spesso collaborano autori di tutto rispetto, e che spesso costituiscono una sorta di tramplino di lancio per le serie da cui sono tratte ( quando non sono dei dichiarati omaggi, cosa che dovrebbe lusingare un autore e non farlo correre dall’ avvocato a chiedere i danni. )Ovviamente, certi limiti non devono nè dovrebbero essere oltreppassati, in entrambi i sensi di marcia. Un esempio ciascuno: Rob Liefeld, che negli anni ’90 perse una causa per aver plagiato malamente Capitan America col suo risibile Fighting America (non bastano bei disegni ed il cambio di due o tre particolari per sfangarla; e questo ci prova anche che puoi prendere il personaggio migliore del mondo, ma se sei un autore mediocre il risultato sarà mediocre), e la vedova di Bram Stoker, che negli anni ’20 chiese ed ottenne la distruzione di tutte le copie del “Nosferatu” di Murnau perchè violava i diritti d’ autore di Dracula, cui era palesemente ispirato. Qui, il plagio era dichiarato; ma forse una minor foga censoria (ed un minor bisogno di quattrini, che come al solito muovono il mondo) sarebbe stata consigliabile. Certamente, difficilmente oggi la signora Stoker otterrebbe gli stesi risultati, a meno di non voler scatenare una quantità di roghi che nemmeno l’ Inquisizione. Fortunatamente, i tempi son cambiati, e se oggi possiamo goderci ancora il buon Max Schreck nella sgranatissima pellicola del 1921, lo dobbiamo solamente alla copia pirata che scampò alle fiamme. Eh sì, la pirateria audiovisiva c’ era già allora, e già allora non era così brutta come la dipinge qualcuno. Anzi, a volte è indispensabile. Ma il primo tempo si avvia alla fine. Ci vediamo dopo l’ intervallo....
-La notizia del giorno: Bill Gates si è cancellato da Facebook perchè aveva troppe richieste di amicizia. Lo so anche io che non è una notizia. Ma non mi metto a discutere con la sezione “cultura” del Televideo Rai.
-La frase del giorno: “Qualcosa da dichiarare ?” “Solo il mio genio”.(Oscar Wilde ad un doganiere, durante una tourneè in America).
B. S. P.
Per ora limiterò il discorso alle opere letterarie, essendo il mio campo, e vi dirò che pur trovando grottesco dover pagare una cifra tutto sommato non indifferente alla SIAE solo perchè custodisca su uno scaffale ciò che hai depositato e che in un’ ipotetica causa per plagio produca un misero foglietto in cui si attesta che l’opera risulta tua dal giorno tot (se poi vuoi anche assistenza legale devi iscriverti; eccola qua, l’ opera d’ ingegno! ), secondo me tutelare le proprie opere è una cosa opportuna. Se poi avete intenzione di tentare la strada della pubblicazione, allora è essenziale. Altrimenti potreste avere a che fare con un editori sconosciuti che, soffiandoti continuamente fumo in faccia, ti rimproverano per aver depositato i tuoi romanzi alla SIAE e ti dicono che è inutile, basta una semplice raccomandata a sè stessi per tutelare i propri diritti, facendoti intendere che tutto sommato preferirebbero leggere qualcosa che non hai ancora depositato, perchè poi al limite ci pensa lui a sbrigare le pratiche in SIAE in caso di pubblicazione... ecco, diciamo che una persona meno scettica sulla natura umana potrebbe anche bersi con tutto il bicchiere l’ opinione apparentemente spassionata di uno che è nel settore. Se non che poi, parlando con persone che hanno frequentato il mondo letterario a vari livelli ( illustrazione, fumetto, letteratura) scopri che spesso il materiale che avevi lasciato in visione viene sì pubblicato... ma con un altro nome, solitamente di persona all’ editor riconducibile. Ed hai voglia ad intentare cause per plagio. Era depositato alla SIAE? No? Peccato. Ritenta, sarai più fortunato. Purtroppo di farabutti è pieno il mondo. Non solo quello letterario. Diciamo la verità, ed accettate un consiglio: fate girare il meno possibile ciò che scrivete, e solo tra persone selezionate. E non diffondete mai, mai su larga scala qualcosa che non sia in qualche modo riconoscibile come vostro. Sapere che i miei romanzi, i miei racconti o quel che è vengono letti anche da amici, parenti e conoscenti di persone a cui l’ ho passato non mi dispiace. Scoprire che magari un mio racconto viene pubblicato da qualcuno che non sono io mi farebbe girare non poco i santissimi. Anche se in questo caso è necessario fare un distinguo, e soprattutto un passo indietro, tornando al discorso dell’ amalgama di opere già esistenti. Premesso che nessun autore sano di mente dovrebbe presentarsi da un editore scodellandogli sul tavolo un crossover tra Sailor Moon e Ghost Rider in quanto tali (semmai è sugli archetipi che essi rappresentano che bisogna lavorare; ma non complichiamoci la vita adesso), credo che rivendicare i diritti d’ autore su opere che non siano plagi palesi sia tutt’ altro che semplice... e che per certi aspetti non interessi nemmeno all’ autore. Cito qualche esempio per spiegare cosa intendo. Qualche anno fa insieme ad alcuni amici appassionati di animazione, curavamo una fanzine online dove recensivamo fumetti, serie animate eccetera. Come extra offrivamo una storia (o meglio, fan- fiction) scritta da me dove comparivano una valanga di personaggi presi da fumetti ed anime di ogni genere, tipo e nazionalità. Una cosa che aveva qualche velleità, tra parentesi, e prima o poi dovrò riprendere. Comunque; la mia preoccupazione era, ovviamente, legata alle possibili rimostranze di chi possedeva i diritti d’ autore di quei personaggi, oppure dei concessionari italioti. Bene: attraverso una lunga serie di verifiche scoprimmo che non avevamo nulla da temere, a patto di usare due piccoli accorgimenti: evidenziare che tutti i copyright erano degli aventi diritto, e che la nostra iniziativa non aveva fini di lucro. Ad una decina d' anni di distanza, devo dire che è stato effettivamente così; nessuno ha mai rivendicato nulla nei nostri confronti... semmai qualcuno mi starà cercando per sapere come finiva una storia interottasi sul più bello. Armatevi di pazienza, molta pazienza, prima o poi ve lo racconterò. In ogni caso, il fenomeno delle cosiddette fan- fiction è da anni una realtà consolidata. Pensate se gli aventi diritto chiedessero il copyright ad ogni fans che ha aggiunto un capitolo alla storia da loro creata! Naturalmente questo non accade per svariati motivi, compreso il fatto che proprio dai lavori dei fans arrivano spesso nuovi spunti e visibilità alle opere originali; pensate solo al fenomeno delle dojinshi giapponesi, a cui spesso collaborano autori di tutto rispetto, e che spesso costituiscono una sorta di tramplino di lancio per le serie da cui sono tratte ( quando non sono dei dichiarati omaggi, cosa che dovrebbe lusingare un autore e non farlo correre dall’ avvocato a chiedere i danni. )Ovviamente, certi limiti non devono nè dovrebbero essere oltreppassati, in entrambi i sensi di marcia. Un esempio ciascuno: Rob Liefeld, che negli anni ’90 perse una causa per aver plagiato malamente Capitan America col suo risibile Fighting America (non bastano bei disegni ed il cambio di due o tre particolari per sfangarla; e questo ci prova anche che puoi prendere il personaggio migliore del mondo, ma se sei un autore mediocre il risultato sarà mediocre), e la vedova di Bram Stoker, che negli anni ’20 chiese ed ottenne la distruzione di tutte le copie del “Nosferatu” di Murnau perchè violava i diritti d’ autore di Dracula, cui era palesemente ispirato. Qui, il plagio era dichiarato; ma forse una minor foga censoria (ed un minor bisogno di quattrini, che come al solito muovono il mondo) sarebbe stata consigliabile. Certamente, difficilmente oggi la signora Stoker otterrebbe gli stesi risultati, a meno di non voler scatenare una quantità di roghi che nemmeno l’ Inquisizione. Fortunatamente, i tempi son cambiati, e se oggi possiamo goderci ancora il buon Max Schreck nella sgranatissima pellicola del 1921, lo dobbiamo solamente alla copia pirata che scampò alle fiamme. Eh sì, la pirateria audiovisiva c’ era già allora, e già allora non era così brutta come la dipinge qualcuno. Anzi, a volte è indispensabile. Ma il primo tempo si avvia alla fine. Ci vediamo dopo l’ intervallo....
-La notizia del giorno: Bill Gates si è cancellato da Facebook perchè aveva troppe richieste di amicizia. Lo so anche io che non è una notizia. Ma non mi metto a discutere con la sezione “cultura” del Televideo Rai.
-La frase del giorno: “Qualcosa da dichiarare ?” “Solo il mio genio”.(Oscar Wilde ad un doganiere, durante una tourneè in America).
B. S. P.
Bene bene, nell'attesa di leggere il continuo ti mollo qualche spunto di lettura sul tema :D http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/tematico_copyright.html
RispondiElimina-___- che non ho già abbastanza di mio da leggere,no?! (comunque il seguito sarà sulla pirateria audiovisiva,quindi preparati...)
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