sabato 15 maggio 2010

Il Salone del Libro (itinerante) di Bobby S. Pedersen

Succede che un mesetto fa ricevo un invito da parte dell’Editore per partecipare al Salone del Libro di Torino, luogo leggendario di cui ho sempre sentito parlare, che ho sempe bramato visitare, ma dove per “N” motivi non sono mai riuscito ad andare. Quest’anno ho un ampio margine di tempo per prepararmi, la cassaintegrazione che mi concede il week end lungo di cui avevo bisogno ed un ingresso omaggio (non necessariamente in quest’ordine); cosa può fermarmi? Apparentemente nulla. Così inizio a prepararmi per la trasferta, organizzando tutto nel minimo dettaglio e dimenticando proprio quello più importante: vivo in una nazione dove due gocce di pioggia riescono a paralizzare per ore ogni tipo di traffico. Figuriamoci tutta quella che è venuta giù in questi giorni. La fredda cronaca di ieri, venerdì 14: sveglia alle 6.00, alle 7.15 sono fuori di casa. Una sortita in edicola e dal panettiere per recuperare vari generi di conforto (leggi: pappa e giornali), e via che si va, destinazione Bollate. Arrivo alle 8 e salto sul primo treno utile; alle 8.45, come previsto, sono a Garibaldi. Il mio treno per Torino Porta Nuova parte da qui tra circa mezz’ora; tutto il tempo per fare con calma e cercare di risolvere un piccolo errore che ho commesso nel fare il biglietto. Sotto un cielo tenebroso mi avvio quindi alla biglietteria, accorgendomi dal mormorare della gente in fila con me che qualcosa non va. Tutti i tabelloni con gli orari dei treni sono infatti spenti. Nessuna voce all’altoparlante annuncia arrivi o partenze. Il mio turno giunge contestualmente alla prima sberla della giornata: risolvo il problema del biglietto, ma il traffico ferroviario è paralizzato causa maltempo. Per partire devo andare a Centrale e prendere il treno da lì. Sono le 9.10; con una nutrita schiera di altri aspiranti passeggeri alquanto seccati, malgrado ai più stiano ormai spuntando le branchie per adattarsi al nuovo ambiente milanese sempre più simile a quello atlantideo, corro quindi alla Linea Verde della metropolitana, direzione Gessate. Fino a Centrale sono solo due fermate, ma difficilmente riuscirò a prendere il primo treno, che parte alle 9.15. Faccio spallucce; pazienza. Prenderò quello delle 10.15. Raggiungo i binari e scruto i tabelloni. Buona notizia: il 9.15 per Torino Porta Nuova è stato ritardato di mezz’ora. Cattiva notizia: il treno che alle 8.45 doveva giungere a Milano da Torino Porta Nuova è in ritardo di 50 minuti. Dapprima mi acciglio, mentre il mio senso di ragno inizia a vibrare. Poi guardo gli orari degli altri treni, e la mandibola mi casca sulle Doctro Marten’s. La colonna dei ritardi assomiglia ad un’estrazione del lotto con numeri che vanno da 5 a 160 (parlasi di minuti). Nel giro di un quarto d’ora, il ritardo alla partenza del Mi- ToPN è diventato di un’ora. L’altro, quello che fa il tragitto inverso, ha superato l’ora e venti minuti e si accinge a scomparire nello spaziotempo. Guardo l’orologio, faccio una telefonata, tiro due madonne e faccio quattro conti: ormai sono le 10.00, è pressochè inutile partire. Ammesso che il treno parta, della qual cosa non v’è certezza,a quanto pare. Non è in ogni caso l’andata a preoccuparmi, quanto il ritorno. Se resto bloccato a Torino, che faccio? Pernottare è fuori discussione. Autostop? Teletrasporto? Taxi? Faccio un altro paio di telefonate, scomodo un’altra quaterna di santi assortiti, e visibilmente contrariato, su suggerimento di una coppia di ferrovieri, ritorno a Garibaldi per farmi risarcire sull’unghia il costo dei biglietti inutilizzati (cosa che avviene all’istante, a dimostrare come una certa eloquenza unita ad un abbigliamento inquietante non apre tutte le porte, ma qualche finestrella sì). Si sono fatte le 10.30, ho ancora nelle orecchie gli annunci catastrofici degli altoparlanti, che parlano di frane sulla tratta di Lecce, ritardi, soppressioni di convogli, allagamenti; il cielo è sempre più tetro, non mi resta che tornare a casa con l’amaro in bocca per non aver potuto immergermi nel mio habitat naturale, una distesa di… Un momento. Sono o non sono a Milano? E Milano non è forse piena di librerie dove non vado da tempo? Mi son preso o no una giornata per dedicarmi solo ed esclusivamente ai libri? Certo che sì. Allora via che si va a visitare una versione forse meno esotica ed affascinante, ma molto più familiare e promettente, del Salone del Libro. Senza alcuna fretta, col peso dello zaino che aumenta in maniera proporzionale ad ogni Libraccio e libreria visitata, ho piena libertà di oziare davanti agli scaffali, rimirarmi i dorsi delle copertine, sfogliare qualche pagina. Mi prendo e mi godo tutto il tempo che voglio con questi piccoli, inestimabili, irrinunciabili tesori di carta ed inchiostro. Ogni tanto dall’altro arriva qualche spruzzo di pioggia, ma chi se ne frega. Mangiando qualcosa al volo per strada, vado dai Navigli a Porta Venezia, quindi al Duomo… e si son fatte ormai le 3 di pomeriggio. I piedi fanno male, lo zaino è un peso ormai tanto considerevole quanto soddisfacente e sono piacevolmente stanco. Ce n’è abbastanza per tornare a casa. Sul treno del ritorno sfoglio compiaciuto i miei nuovi acquisti; “Cavie” e “Rabbia” di Chuck Palahniuk, “Ricatto Mortale” del grande Richard Matheson, l’edizione integrale di “Don Chisciotte” ed il “Dizionario del Cinema 2009”. Più un altro paio di cosucce recuperate conto terzi, che ovviamente non ho sfogliato. Il tempo continua a fare le bizze, piove col sole, il cielo è squarciato a metà come in un ideale conflitto tra luce ed oscurità. Dentro di me, invece, c’è una calma che solo qualche ora prima, tra disservizi, passeggeri imbufaliti e biNbiminchia d’ogni sorta, non avrei mai immaginato di poter provare. Calma e soddisfazione, perché la giornata è stata, contro ogni pronostico iniziale, ottima. Forse avevo dimenticato un altro dettaglio, quello più importante: non serve macinare chilometri di treno, auto, aereo o biroccino per trovare ciò che vogliamo. Spesso basta guardare a due passi da noi. E qualche volta la pioggia può aiutare a lavare via le ombre che ci offuscano la vista. Com’è accaduto oggi.

-La teoria egocomplottista della settimana: rimuginandoci sopra ho comunque concluso che la responsabilità di tutto questo casino atmosferico è mia. Infatti, come mi ha ricordato una donna durante il tragitto da Garibaldi a Centrale, in questi giorni a Torino c'è anche l'ostentazione (non “ostensione”) della cosiddetta sacra sindone. Evidentemente qualcuno lassù ha fatto di tutto per impedire che io potessi trovarmi nei relativi pressi dello straccio tanto caro ai cattolici più bigotti. Perché lui è il figlio, no… quindi può fare quello che gli pare… perché è figlio…

-La frase del giorno: “La fortuna mi assiste. Sta a guardare senza fare niente.” (Dylan Dog)

8 commenti:

  1. Acc... mi dispiace che nn sei potuto andare a Torino bobby :(. Uff questo tempo ha causato nn pochi problemi anche a me =_='' spero che la finisca al più presto. Comunque hai fatto bene a utilizzare questa giornata in un altro modo, anche se non sei riuscito ad andare dove volevi. Io è da un po' che nn visito le librerie di milano, sono stato due anni fa, mi pare, in una in centro dove c'è il duomo, ma nn ricordo il nome!!!

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  2. Mah, alla fine il mio maggior rammarico è di aver buttato via metà mattina a correre avanti & indietro tra una stazione e l'altra e di non essermi portato uno zaino più capiente; comunque è un'occasione rimandata e non perduta. E forse è stato meglio così: se fossi incappato in quei falliti di faletti, sacconi e della troisi (o peggio ancora la barbato) avreste avuto mie notizie dal primo telegiornale...

    PS: altra circostanza fortunata: non aver sentito quell'imbecille di matteoli affermare che la pioggia è un evento imprevisto, ma il sistema ha sostanzialmente retto (inteso come orefizio anale, presumo). Il che, tuttavia, significa che forse non si è accorto proprio di nulla, da imbecille quale è...

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  3. Tutti i giorni faccio i conti con i trasporti urbani ed extraurbani del milanese, per mia scelta e comodità raggiungo l'ufficio partendo dalla bella "brianza felix" per raggiuingere la metropoli. Treno metropolitana, lavoro così tanto in centro che di più non si può.
    Orami sono rassegnato ai disservizi più o meno fastidiosi del nostro sistema di trasporti pronto a collassare improvvisamente.
    Ricordo, in queste occasioni, un viaggio che feci in treno tempo fa in un gelido inverno bavarese. Il treno moderno, confortevolissimo, pulitissimo incedeva fra la coltre di neve immacolata e spessa. Novella Anna Karenina guardavo dal finestrino la distesa bianca con tutta la serenità che dovrebbe trasmettere.
    Giusto come qui in Italia dove due centimetri di neve e cinque di acqua mandano tutto in tilt compreso la stabilità emotivo-fisica dei viaggiatori.
    Hai fatto bene a desistere ed a ritagliarti uno spazio tuo intimo e costruttivo che ti ha permasso di recuperare la serenità e la piacevolezza del fare ciò che ci piace.
    Noi possiamo stare bene a prescindere dal resto, dobbiamo solo cercare il nostro posto segreto e tirar fuori quello che è lì ed attende solo di essere preso.
    La tua mattinata fatta di libri e te stesso ha un valore che il Salone non sarebbe riuscito a restituirti. E' davvero arrivato il momento che impariamo ad amarci e non far diipendere dal "resto" la nostra piccola-grande felicità.
    P.s.
    Gentilissimo Signor Pedersen, Le debbo tirare le orecchie già visto che trovandosi a Milano mi avrebbe potuto raggiungere telefonicamente e l'avrei vista con infinito piacere.

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  4. Guarda,è stata cosa talmente improvvisata che non ci ho nemmeno pensato,onestamente.
    Comunque, insieme alla Compagna G, si sta pensando di organizzare qualcosa per la metà/fine del mese prossimo. Tenete i cellulofoni accesi...

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  5. Compagna G? A che a vedere col punto G.....:-) ?

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  6. No, è il nome in codice di Giuly... ricordi? ;-)

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  7. Si, si, simpatica bella coppia col fidanzato, molto teneri, non avevo collegato G con Giuly.
    Ops.......figuraccia!

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  8. Grandeeeee! Questo dimostra che hai un bel carattere, Bobby. Hai saputo comunque recuperare la giornata e renderla proficua. Facciamo che se mi va storta qualche giornata in cui avevo programmato tutto, ti chiamo per suggerimenti... ovviamente ricompensati con i soldi al solito posto! =P

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