mercoledì 21 aprile 2010

A volte ritornano- Gakeen, il Robot Magnetico


In principio fu Tetsujin 28, uno scaldabagno antropomorfo pilotato dal figlio del suo creatore tramite un comando a distanza a metà strada tra un cabinato da sala giochi ed un notebook. Poi venne un ingorgo stradale, nel quale rimase imbottigliato un omino di nome Go Nagai, professione mangaka (autore di fumetti presso i giapponesi, per i non addetti). Tra uno squillo di clacson ed una bestemmia, l’annoiato Go pensò che sarebbe stato fantastico se la sua utilitaria, al posto delle ruote, avesse avuto gambe e braccia per scavalcare le altre auto incolonnate e cavarsi da quella scomoda situazione. Arrivato finalmente allo studio dove lavorava, buttò giù lo schizzo di un robot antropomorfo con una macchina al posto della testa che scavalcava una fila di vetture. Era fatta. Il primo e più popolare dei robot così come li conosciamo oggi nacque così, un po’ per celia, un po’ per non morir, e si sarebbe chiamato Mazinger Z. Da lì in poi, Go ha creato una sequela di storie e personaggi che non brillavano per spessore psicologico e realismo (a quello ci avrebbe pensato di lì a qualche anno un altro Maestro, quello Yoshikazu Yasuhiko cui si deve la nascita di Gundam) ma avrebbero dettato, e dettano tutt’ora, la linea per coloro che si sono cimentati e si cimentano nel genere. Specialmente negli anni ’70- ‘80, era impensabile lanciare un prodotto che non avesse un elemento “alla Go Nagai”. Ed è proprio in quest’ottica che bisogna vedere e considerare “Gakeen, il Robot Magnetico”, epigono del predecessore Jeeg Robot D’Acciaio, il primo robot dalla parte del bene che sfruttava due concetti all’epoca rivoluzionari. In primis, la possibilità di modificare il proprio assetto a seconda delle necessità tramite una serie di armi ed arti intercambiabili, che potevano unirsi al corpo principale tramite elettromagnetismo (in realtà il concetto era già stato usato da Nagai per un nemico di Mazinger Z, il mostro meccanico Deimos F-3, che era in grado di scomporsi e ricomporsi a piacimento, e Takara, azienda produttrice di giocattoli, chiese all’autore di studiare un robot “buono” basato sullo stesso principio, allo scopo di promuovere una linea di toys dotati di agganci magnetici a sfera ed armi intercambiabili). Secondo, l’uomo diventava parte integrante dell’automa, non limitandosi più a pilotarlo, ma fondendosi con esso. Nel caso di Jeeg, Hiroshi Shiba diventava la testa del robot, risparmiandoci per qualche minuto di puntata l’improbabile completino alla Elvis e la presuntuosa prosopopea.


Nel Gakeen, invece, i due piloti (chè era prassi giocare sempre al rialzo, ma in questo caso c’entra anche una questione di equilibrio emotivo), tramite la “croce d’incanto”, diventavano la fibbia sulla vita del robot, i cui componenti venivano sparati dalla base mobile “Divina Libertà”, una specie di enorme cicogna ancorata nella baia di Tokio. La trama, naturalmente, si può scrivere su una capocchia di spillo: sconosciuti alieni decidono di invadere la terra, ma il professor Kazuki, nonostante l’incredulità della comunità scientifica internazionale, aveva previsto anni prima questa eventualità, e riunisce quindi un gruppo di eroici giovanotti per contrastare l’invasione grazie anche al gigantesco Gakeen da lui costruito, robot da battaglia la cui guida è affidata alla sua passabile figlia Mai (nel senso che dopo dieci minuti ti viene voglia di passarle sopra con uno schiacciasassi) ed al giovane Takeru Toho, irrequieto esperto di karate oppresso da un conflitto (nel senso letterale del termine) irrisolto col proprio padre. E’ questi un burbero samurai fuori tempo massimo che passa le sue giornate ad anchilosarsi le gambe stando seduto per ore nella tipica postura giappa, trangugiando il teh preparato in dosi industriali dalla figlia Kotoe (altra fanciulla passabile, nel senso precedentemente esposto) e randellando di botte Takeru ogni volta che questi decide di sfidarlo a duello. Vuole infatti la leggenda che il baldo giovane, educato fin da piccolissimo dall’inflessibile genitore per essere il miglior lottatore del Giappone, abbia sconfitto praticamente ogni avversario, umano e non, ma non potrà mai considerarsi il più forte fino a quando non riuscirà a sconfiggere suo padre. Come sempre accade nelle opere che prendono spunto da altre, il pathos drammatico di Jeeg si stempera in una trama edulcorata che pone l’accento sull’importanza dell’umiltà, della collaborazione e del sacrificio, grazie ai quali si può sconfiggere qualsiasi avversario. La serie si chiuse sbrigativamente al trentanovesimo episodio, con un finale posticcio e poco convincente, dovuto probabilmente ai bassi ascolti in patria.

Sulle nostre sponde giunsero invece solo 26 episodi (il minimo sindacale per l’epoca, dove era importante avere a disposizione lo stretto necessario per un mese di programmazione, sabato e domeniche escluse), il che ci risparmiò alcune oscenità come il Carrarmato Variant, una specie di triciclo gigante che doveva essere l’arma più forte del Gakeen e centra perfettamente lo scopo rubando la scena al protagonista negli ultimi episodi, il già citato finale ed i Nunchaku Gakeen, presentati in un episodio che raggiunge vette di comicità involontaria. Detto così vi starete chiedendo perché abbia inserito questo post negli “a volte ritornano” e non in “sette storie per non dormire”. In realtà, a parte l’ironia, “Gakeen il Robot Magnetico” è una serie che non ha né rivendica grandi pretese, si lascia guardare a patto di non averne a propria volta e regala quindi piacevoli momenti d’emozione. Si segnala inoltre per una delle sigle italiane più belle in assoluto:


e per la presenza del “dream team” dei doppiatori di quegli anni (il quartetto Malaspina- Boccanera- Reggente- Locuratolo). Recentemente Yamato Video ha inoltre compiuto un’opera meritoria, riproponendo in due cofanetti l’intera serie, comprese le puntate inedite negli anni ’80 appositamente doppiate in coerenza con quelle precedenti. Insomma, non sarà il cartone animato che cambierà la vostra vita, ma se siete stufi dei remake nagaiani, di naruto, dragonball e Lupin, Gakeen è una piccola perla che brilla per semplicità ed onestà laddove non lo fa per tecnica ed originalità. Dategli una possibilità.
Tanto, a questo punto, siete preparati all’entrata in scena del Carrarmato Variant.
Col quale si potrebbe passare sopra a Mai e Kotoe, ora che ci penso…

-La domanda irrisolta degli ultimi trent’anni: che poi, a ‘sti prof lungimiranti, i soldi per costruire tutto quello che costruivano… chi caspita glieli dava?????

-La frase del giorno: “Padre…” (un qualsiasi pilota di un qualsiasi robot negli anni ’80)

Un ringraziamento speciale a Daniele, che mi ha fornito l'assist per questo giro, tra il serio ed il faceto, sull'ottovolante dei ricordi.



7 commenti:

  1. Facevo una riflessione su come i cartoni abbiano segnato le diverse epocge in cui sono nati la mia e poi la tua generazine è stata affascinata dai robot dalle battaglie spaziali dal futuro prossimo venturo, mentre i bimbi di oggi lo sono dai dinosaurio dai mondi scomparsi, così mi chedo se noi tendessimo ad un domani tecnologico che stava nascendo mentre i nostri figli si volgano ad un passato scomparso stanchi di un mondo cibernetico? Bella domanda.....ma godersi un cartoons e basta mai!

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  2. Grazie bobby, per la citazione sul finale, nn me l'aspettavo e ne sono lusingato ^^. Beh, che dire? Forse che non ci sono più i robotoni di una volta :P?! Per certi versi è vero. Ora abbiamo Evangelion ecc... Eppure c'è sempre qualcosa che manca in queste opere. Non so dire cosa però. Personalmente a me i dinosauri nn sono mai interessati da bambino (io ero per altre cose, per il lego e i robot) :P L'unica cosa su i dinosauri che guardavo era Dinosorces (nn mi ricordo neppure se lo scritto giusto! E per un altro mito che sta tornando: I Transformer. I primi però... :P. Bobby, tranquillo, nn citerò quei due film che non esistono...

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  3. Mmmmmah...secondo me la questione è molto più banale:ormai il futuro ha superato completamente qualunque aspettativa ci si potesse porre(pensate una banalità: praticamente nessuna opera di fantascienza degli anni 50- fine 80 era riuscita a prevedere i cellulari ed i palmari), quindi inventare qualcosa di "oltre" che riesca a catturare l'immaginazione dello spettatore è difficilissimo (ci riesce giusto qualche film ad alto tasso di effetti speciali come l'imminente Iron "non-lo-vedrò-mai-perchè-c'è-quella-vacca-della-johansson" Man 2. Logico quindi che, anzichè al futuro, si cerchi di sfruttare un bacino relativamente inesplorato come il passato, ovviamente attualizzandolo e romanzandolo. Comunque, come sapete, non di sole alabarde spaziali campavo: c'erano anche i Ronfi ed altre cosette che non indovinereste mai...

    PS: citarti era doveroso, Daniele. Comunque, nelle nuove opere manca quasi sempre una cosuccia che si chiama "trama"....

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  4. Non ho mai guardato un cartone animato con protagonisti i robot, ad eccezione dei Power Ranger. Comunque, con i dinosauri di plastica ci ho giocato pure io! Possibile che fossi già stanca della tecnologia prima ancora di conoscerla?! Caro Giancarlo, mi sa che la tua ipotesi non regge.
    P.s.: è pur vero che da piccola ero un maschiaccio, ma ho pure giocato con Barbie e tegamini di rame, non pensate male! :-P

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  5. Cara MyLady
    dipende seppur convinto della tua giovine età credo tu non sia più una bimba, per te come per noi i dinosauri erano degli animali affascinanti perchè sconosciuti esattamente come per i bambini di oggi, ma noi al loro contrario nulla sapevamo del mondo tecnologico ed i robot ne erano l'anticipazione.
    Oggi a 5 anni navigano in internet per scaricarsi sull'ipod la musica tecno, insomma un po diversi lo sono da noi e, allora, forse nei dinosauri cercano quella inconsapevolezza che sono già consapevoli di non avere più, forse.
    Anch'io giocavo con le Barbie e con il Ken (favoloso biondazzo americano con l'occhio ceruleo) pensate pure male ma io mi ci sono divertito un sacco......soprattutto se al guinzaglio la mia Barbie portava un tirannosauro:-)

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  6. Mylady, non sarebbe ora di colmare questa tremenda lacuna? Peraltro il binomio robot- dinosauro funzionava già negli anni '70- '80 tanto nell'animazione quanto nei live action tipo I-Zenborg, Megaloman e Goggle V... ma ne parleremo al prossimo giro, se vi va (ed anche se non vi va, perchè va a me e tanto basta! =P )

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  7. Ghghg chissà perchè me lo aspettavo da te questa conoscenza :P. A me va di sicuro!!! ^^ Sono sempre disponibile a far tornare in auge i vecchi ricordi!!!

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