lunedì 5 aprile 2010

Lei nel Paese dell’Incontrario

Succede che giovedì scorso mi chiamano per tornare a lavoro domani (evviva, ma anche no), il che mi costringe a rivedere drasticamente la mia tabella di marcia. Così venerdì mattina prendo baracca e burattini e vado a far scorta al discount di dolci vicino casa, convinto che muovendomi presto non troverò la prevedibile ressa di chi vuol celebrare la pasqua come si conviene anziché come si deve (o meglio si dovrebbe). Sbaglio clamorosamente; ore 9 di mattina, il negozio è già invaso, parcheggiare nei pressi una pia illusione. Lascio la macchina parecchio distante e mi dirigo verso l’entrata col morale già sotto le scarpe. Detesto la confusione, specie questo tipo di confusione. E quando sono di malumore, divento anche più scontroso del solito, per quanto possa essere difficile credermi peggio di quanto sia normalmente. Per questo, mentre armeggio col carrello, non le presto grande attenzione. E’ una donna, avrà la mia età o pochi anni di più; indossa abiti semplici ma visibilmente vecchi, di quelli che normalmente infiliamo nei sacchi delle raccolte umanitarie perché ci vergogniamo a metterli. Non ancora stracci, comunque; più tardi penserò che forse questo indica che nonostante tutto Lei non ha rinunciato alla sua dignità. Non è invadente, mi chiede quasi con timore, in un’italiano incerto, se ho qualche spicciolo, porgendomi un rattoppato bicchierino di carta sul cui fondo ci sono poche monetine sconsolate da uno e due euro, qualche cinquanta centesimi. Bofonchio qualcosa che vuol essere un diniego, dopodichè mi dirigo col carrello verso le porte automatiche. Mi accorgo appena della coppia di mezza età che la manda a quel paese dopo che Lei si è offerta di aiutarli a sganciare il carrello dalla rastrelliera col quale stavano armeggiando già da un po’. Ma faccio finta di niente; la mia massima priorità è andarmene quantoprima da quella bolgia paradisiaca. Già, perché in una infernale avrei anche potuto resistere un po’ più a lungo, forse. Ma più mi aggiro tra i corridoi, più la mia irritabilità erode livelli di guardia. In un tripudio di colori sgargianti e confezioni regalo, persone d’ogni sesso ed età, rigorosamente ben vestiti (sarà il contrasto con gli abiti dimessi di Lei?) si avventanto sugli scaffali, afferrando a piene mani uova di cioccolato di dimensioni e colori improbabili insieme a stormi di colombe d’ogni forma e sapore. Sento qualcuno protestare vivamente perché non ci sono più uova dei Gormiti, come si permettono di averle finite, mio figlio le vuole, mica posso deluderlo io io io. Vengo speronato da carrelli traboccanti di scatole impilate in ziggurat dall’equilibrio incerto, chiedo “permesso” una, due, tre volte a gente che nemmeno mi sente. Così, come da prassi, comincio a spintonare usando il carrello a mo’ di ariete e beccandomi pure del maleducato da qualcuno. Pochi però; la maggior parte è troppo indaffarata a prendere l’uovo più grosso, la colomba più costosa, l’agnello al cioccolato con crema all’arancia della Bauli. Mi chiedo: se iniziassi a tirare pugni ad uno di questi borghesi piccoli piccoli senza distrarlo da ciò che c’è sugli scaffali, se ne accorgerebbe? Mi sa di no. Sono in un mondo a parte. Come i pazzi. L’assedio alla cassa mi da’ il tempo di riflettere su questa follia. Di pensare quanto meschina sia la gente che mi circonda, ansiosa di celebrare una festa in cui non crede solo per mettersi in mostra. Come lo so? Perché non cerca un simbolo qualsiasi della festività da portare in tavola per onorare la tradizione, cerca quello più costoso ed appariscente. E perché quando finalmente guadagno l’uscita Lei è ancora lì che cerca solo di portare a casa la giornata con un bicchierino di carta rattoppato e la voglia di rendersi utile. Ma la brava gente, quando non la scaccia a male parole, la ignora, conducendo carrelli traboccanti alle rispettive auto. E’ allora che qualcosa scatta dentro di me. Questione di un attimo. Quando Lei mi si avvicina ancora, le lascio cadere nel bicchierino quasi tutta la moneta utile che ho. Non per togliermela di torno o per mettere a tacere la coscienza; ma perché sicuramente se l’è meritata e le serve più di quanto la maggior parte dei mocciosi di chi mi circonda si sarà meritato l’uovo ricevuto ieri*. E mi sento doppiamente meschino per come l’ho trattata prima perché Lei subito si fa in quattro per darmi una mano a sistemare nelle borse ciò che ho comprato, eliminando le scatole. Non ho altra moneta da darle, così le offro una delle brioche che ho comprato. C’è, mi piace pensare ci sia, gratitudine sincera nel suo “grazie” mentre infila il dolce nella sua borsetta. Prima che possa impedirglielo, mi toglie le sporte dal carrello ed aspetta pazientemente che io lo infili nella rastrelliera. È lì coi miei quattro sacchetti in mano, in ciascuno di essi pacchi di biscotti e brioche; se decidesse di fuggire, probabilmente non la acchiapperei più. Ma non lo fa. Sta lì e mi sorride chiacchierando come può con me, aspettando che io recuperi la moneta dal carrello. Proprio allora arriva trafelato un tizio, giacca e cravatta, sulla cinquantina. Un’occhiata sprezzante a Lei, a me gentilmente: “Per favore, scusi, dia a me il carrello”. Non faccio nemmeno finta di sentirlo; mi infilo in tasca il vecchio e fidato 500 lire (col cacchio che lascio due euro di cauzione nel carrello), e mi avvicino a Lei, che mi chiede se voglio una mano a portare le borse fino alla macchina. Offerta allettante. Ma non è una bestia da soma, anche se forse l’hanno ormai convinta del contrario. E comunque ho ancora una certa vena da gentleman vecchio stampo che mi rende allergico all’idea di far faticare una donna, se posso evitarlo. Recupero i sacchetti, e la ringrazio. “Auguri”, mi dice. “Lascia stare, io non celebro stupidi riti pagani” (occhiataccia di due anziane signore che mi hanno evidentemente sentito, o pensano chissà cosa di quella straniera e del tizio che parla così amichevolmente con Lei) ”auguri a te piuttosto. Ne hai molto più bisogno di me”. Si lascia sfuggire una risata che suona amara alle mie orecchie; forse non ha capito del tutto ciò che intendo, ma deve aver compreso il tono. Ci lasciamo così; Lei torna a tendere il bicchierino a persone troppo prese da sé stesse, io mi faccio largo tra di loro, carico di borse. E mi rendo conto, guardando questi poveri di spirito che si fanno in quattro per imbandire le proprie tavole pasquali, che in questa pantomima loro si sentono davvero i buoni, mentre io, agnostico e sprezzante di queste stupidaggini e di quanto blatera santa romana chiesa, sono il cattivo. Ma se davvero così fosse, io avrei dovuto scacciare Lei mentre loro riempivano sorridendo il suo bicchierino di monetine. Però qui tutto va alla rovescia. Così, mentre spero che a lorsignori finisca l’agnello di traverso e che i loro petulanti mocciosi abbiano un’indigestione da cioccolato, mentre auguro a tutti i sedicenti buoni a parole ma non nei fatti di rimanere senza benzina in corsia di sorpasso mentre rientrano dalla gita fuori porta nel momento in cui sopraggiunge a tutte velocità uno spartineve con la lama abbassata, penso ancora a Lei.
E le faccio di nuovo i miei auguri.
Perché ne ha davvero tanto bisogno, vivendo nel Paese dell’Incontrario.

-* La scommessa del giorno: e mi gioco le palle che il 99% dei mocciosi suddetti si starà lamentando per non aver trovato l’ipod nell’uovo ma un braccialetto o la macchinina; e la colpa di chi è? Esatto, di quei tirchi dei produttori. Adesso gliela faccio vedere io io io…

-La frase del giorno: “La realtà ha il volto di un mostro, ma la luce è la sua maschera.” (Anonimo)

6 commenti:

  1. Mio caro in realtà tu hai festeggiato o meglio vissuto il vero e ormai perduto senso di questa festa pagana, hai spezzato il "tuo pane" con la Signora del bicchierino. Sono semmai gli "altri" gli indaffarati, i celebranti il festoso rito pasquale, che come al solito hanno dimostrato di non aver capito nulla o, a seconda dei punti di vista, di aver capito tutto.
    Quest'anno, più degli scorsi, non ho festeggiato, l'assenza di mia madre, l'ennesimo due di picche dell'uomo dei miei sogni che non si è degnato nemmeno di chiamarmi o di mandarmi un saluto (anche Lui sarà stato occupato col nuovo numero di Micromega), me ne hanno tolto la gia sottile voglia.
    Però tu mi fai riflettere su l'intrinseca inutilità di questo rito comune, sulla necessità di non sentirsi "sporchi, brutti e cattivi", in una giornata che ci vorrebbe colombe siamo oramai diventati falchi.
    Le uova di cioccolata, le visite ai parenti il week end da organizzare sono stati gli unici discorsi che ho sentito in questi giorni ed avvicinandosi l'estate penso saranno l'argomento dei mesi a venire.
    Ma poi ci sono Loro le Signore col bicchierino, non tutte sono così dignitose e garbate come la tua, ma sono lì a ricordarti che la vita è anche altro, che va all'Incontrario a toglierti il piacere per l'uovo dei gormiti che ti sei appena accaparrato, e sti' 'azzi non possono mica fare così, non possono distrarre l'attenzione dal di di festa!
    Forse è per questo che molti le accolgono male, non sono certo i pochi spiccioli che chiedono il problema, ma la paura di fermarsi a riflettere quella si che da fastidio, "no ti prego non obbligarmi a pensare ho smesso da un pezzo, non spingermi nel tunnel della coscenza ho paura".
    Caro Bobby vedo la scena con l'Omino nero ed il suo carrellino, infastidito dal chiacchericcio e dalla minima umanità che respira intorno, acchiappato al volo dalla Signora del bicchierino, unico fra i presenti che l'ha notata ha sentito anche la sua Umanità, e allora con i sacchetti della spesa si è portato a casa anche quello che la Signora gli ha regalato....il vero senso della Festa!
    Oggi è Lunedì dell'Angelo se non sbaglio, chi l'ha detto che gli angeli vestono solo di bianco!
    Buonagiornata

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  2. Beh, non pensare che io sia sempre così disponibile con chi va cercando l'elemosina, spesso li ignoro o, se insistono, li tratto anche sgarbatamente... ma nella misura in cui mando a quel paese tutti coloro che mi importunano, siano impiegati di società immobiliari che mi citofonano per sapere se "vendo casa" (No-sicuro-sì-ma non sa se...-NO!!! e giù la cornetta)o chi ha da propormi "offerte che non posso rifiutare" (cosa che faccio invece puntualmente...yes, i can). Solo che questa volta mi sono proprio reso conto dell'assurdità della scena che mi circondava. Ho agito solo per mettermi in mostra? No. Ho proprio pensato che l'unica meritevole di qualcosa, in quell'orgia di apparenza, fosse proprio una persona che sicuramente conosce la difficoltà, la sofferenza e la fame molto più di quanti mi circondavano. Che spesso ci finiscono più per incompetenza che per reale avversità del destino, cfr. quelli che comprano a credito oggetti assolutamente inutili pur di mettersi in mostra e poi piangono perchè il loro conto in banca è in rosso. Il fatto che poi io, agnostico adoratore di divinità sconosciute che ignora le feste comandate(da chi?),tant'è vero che oggi il blog ed io con lui va avanti come fosse un comune lunedì, abbia vissuto la pasqua nel suo vero spirito, è soltanto un aggiungere la beffa al danno...
    PS. per tacere dei buoni cristiani che celebrano la pasqua secondo la tradizione, cioè con l'uovo. Simbolo pagano di origini egizie.
    PPS: comunque, ironia della sorte,quel giorno ero vestito come al solito eccetto per l'impermeabile bianco primaverile che sfoggerò da qui a giugno-luglio in luogo del cappottone di pelle nero trapuntato.Era in effetti il primo giorno in cui lo indosssavo.Un segno?Un caso? Mah!

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  3. Imperdibile, allora, nell'impermabile bianco!

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  4. Capito, va'...dobbiamo organizzare perchè tu possa vedere coi tuoi occhi che non di solo nero veste Bobby! ^^

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  5. E soprattutto che non si sveglia "solo a mezzanotte" come Miriam :-)

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  6. Che hai contro il paganesimo? :)

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