lunedì 26 aprile 2010

Il valore dei ricordi…proprio gli stessi.

Un paio di settimane fa, nel corso del solito raid ai mercatini delle pulci con Hayato, abbiamo messo a segno un piccolo grande colpaccio: una manciata di mezzi dei “M.A.S.K”, giocattoli degli anni ’80, praticamente nuovi e, se non regalati, quasi. Come direbbero gli amici del forum di Japan Robot, è scattato il “cumpra power” e ce li siamo portati a casa tutti, felici e sghignazzanti come i bambini troppo cresciuti che siamo, frementi nel tenere in mano qualcosa il cui valore è dato dalla passione, dall’amore per questi sgargianti pezzi di plastica e metallo che sapevano regalare tante ore di divertimento nei pomeriggi d’infanzia… e poi di corsa davanti al televisore per vedere le gesta animate di quegli stessi eroi impegnati, fino a pochi minuti prima, in epici scontri tridimensionali tra il divano ed il tinello. Spesso quei giocattoli che oggi portiamo via ad un soldo la dozzina erano i sogni proibiti di bambini che non capivamo perché non si potessero spendere cifre anche abbastanza elevate per accaparrarseli; il concetto di mutui, affitti, bollette e scoperto bancario erano sconosciuti a noi, che vedevamo in Gargamella e nelle Sette Armate dell’Imperatore delle Tenebre le minacce più terribili ed immediate. Ed oggi come allora, molto spesso quegli stessi giocattoli (proprio gli stessi) insieme a molti altri oggetti rimangono ugualmente sugli scaffali, spesso virtuali, di chi ha scelto come mestiere di lucrare sulle passioni altrui. Aneddoto. Ad una fiera dell’usato di qualche anno fa recupero per due euro (sì, 2 € ) una Match Patrol d’epoca, anni ’70, ancora con la confezione e praticamente nuova. Se sentite un suono di masticazione è Hayato che ancora si rode il fegato per essere arrivato un secondo dopo di me. Bene. Nelle successive fiere del fumetto ci accostiamo, per curiosità, a chi vende quello stesso giocattolo (proprio lo stesso), spesso ridotto in condizioni pietose da quell’uso incosciente ed intensivo che la spensieratezza infantile può provocare. Chiediamo il prezzo. Il più onesto, mi corregga Hayato se sbaglio, voleva 145 euro per lo stesso modello (proprio lo stesso) senza scatola e visibilmente danneggiato. E da lì non si è mai scesi. Mi si parla di collezionismo, di rarità, di “pezzi più unici che rari”. Sarà che sono un’anima semplice alla quale sfuggono tanto i meccanismi della new economy quanto quelli della old, ma a casa mia questo si chiama speculazione ai limiti del brigantaggio da una parte e qualcosa di molto vicino al disturbo mentale dall’altra, quella dell’acquirente che le cifre assurde le sborsa felice o si lancia in epiche trattative per farsi scontare un paio di euro (e questi son forse i casi più pietosi in assoluto). Vi suonerà contraddittorio rispetto a quello che ho detto pocanzi, ma pretendere che si tirino fuori cifre esorbitanti facendo leva sulla passione di qualcuno per qualcosa mi sembra un comportamento come minimo vergognoso. Ho parlato di giocattoli, ma recenti giri su Ebay e mercatini online di vendita di libri usati indicano che questo ladrocinio legalizzato avviene un po’ in tutti i settori. Spesso per scherzare affermo che se volessi ritirarmi a vita privata e campare di rendita mi basterebbe vendere alcuni dei robot che ho su una mensola in camera. Ho scoperto di essere stato, come sempre, troppo pessimista: per smettere di lavorare mi basterebbe vendere le armi dei robot in questione (e stiamo parlando di pezzi di plastica inanimata che simulano fantascientifici fucili laser delle dimensioni di un centimetro neanche) ed un paio di libri di Clive Barker recuperati al libraccio e pagati poco più di una stretta di mano. “Vendili”, mi ha detto qualcuno con gli occhioni scintillanti di cupidigia ed avidità. Risposta: no. Non ho intenzione di farlo né adesso né mai. E sicuramente, non ai prezzi che vedo e sento in giro; se messo alle strette mi trovassi in condizione di doverlo fare mi assicurerei comunque non già di ricavarne un considerevole rigonfiamento nel portafoglio, ma che i miei tesori finiscano nelle mani di chi come me sappia apprezzarli ed averne cura. Perché la molla che ci spinge non è un bisogno ossessivo- compulsivo di essere i più grandi collezionisti del mondo o di alimentare un circolo vizioso (compro a 150- rivendo a 160 a qualcuno che rivenderà a sua volta a 200 e così via finchè non trova il fesso di turno che sborsa tremila euro), ma il desiderio di recuperare qualcosa che per noi è stato ed è ancora importante, rendendo il dovuto omaggio ai compagni fedeli di tanti momenti spensierati. Senza però che qualcuno insulti, se non la nostra intelligenza, il comune senso del pudore. Chiedere novecento euro per un modellino che negli anni ’70 costava cinquemila lire è indecente quanto pretendere 20 euro per il numero 118 di “Devil & Hulk”, uscito due anni fa o poco più. “E’ il collezionismo, bellezza”, obietta qualcuno. Sarà che io, essendo solo un appassionato, non ne capisco la logica.
E nemmeno ce la vedo, onestamente.

-La ricorrenza del giorno: AUGURI JU!


-La frase del giorno: “Le cose non sono importanti per quello che sono, bensì per quello che uno ci mette.” (Indro Montanelli)

14 commenti:

  1. ç_ç parli con qualcuno che spera sempre di riuscire a prendersi qualcosa ad una fiera del fumetto, ma non ci riesce mai, proprio per i prezzi esorbitanti che fanno. Quante volte sono passato in cosplay, lungo le bancarelle della fiera a caccia di qualche vecchio modellino di robot o altro, per poi trovare dei prezzi che esulano dal portafoglio umano (forse pure da quello di un alieno). E così i miei sono rimasti soltanto sogni nel cassetto, ancora lì e ancora speranzosi di diventare reali, come quello di avere un Daintarn 3 :P, l'aereo nero dei G.joe o quello blu proprio dei M.A.S.K.

    RispondiElimina
  2. Ah, dimenticavo. Anche se non ti conosco, Ju... Auguri anche da parte mia!!!!

    RispondiElimina
  3. Beh, del Daitarn è appena uscito un GX spettacolare che è quello che vedi in foto: in metallo,completamente trasformabile ed enorme. 150 euro ben spesi...

    RispondiElimina
  4. Sì, lo conosco già da un po'! ^_^ un gran bel pezzo! Peccato che ora come ora ho altre spese ç_ç tra cui quella di un pc fisso, dato che mi hanno appena informato che il mio è morto -.-!

    RispondiElimina
  5. Cade a fagiolo, proprio ieri ho fatto una spedizione alla mostra-mercato Vintage di Belgioioso, tra un mare di gente cappellini retrò, Chaenl d'epoca e tutto quello che si può immaginare ho scovato libri e giocattoli della mia infanzia alcuni in pessimo stato altri tenuti benissimo (sospetto siano i miei dati a suo tempo ai bimbi meno fortunati, da adolescenti sei così generoso...) tutti accomunati dall'assurità dei prezzi.
    Nonostante ciò ho visto gli occhietti trasognati della stragrande maggioranza della gente, il desiderio fatto realtà li a portata di carta di credito. Comprami io sono in vendita...cantava Viola Valentino e sarebbe potuta essere la colonna sonora della giornata.
    Mi è venuta così una riflessione, lasciando perdere le logiche commercial-taglieggianti che determinano i prezzi, le teorie keinesiane sull'economia e quant'altro, mi chiedevo ma forse non è un peccato che i propri desideri si materializzino su quelle bancarelle perdendo così la loro connotazione di sogno?
    La risposta, bah....!Così mentre ci pensavo mi sono comperato due libri fotografici degli anni 70 (Strabelli) ed una sciarpa di ken scott che non la vedevo più in circolazione dai tempi dei paninari ed ho lasciato il cuore su una famiglia di Barbie anni 70 che costava come ingaggiare Boccelli per cantarti Happy Birthday il giorno del tuo compleanno.
    Sono uscito così con il mio pacchettino felice e alleggerito contribuendo a far girare l'economia ed un pochettino a farmi girare le scatole (?) pensando a come il robivecchi sia diventato un fenomeno d'elite e come il turbinio del consumismo ci faccia gettare ciò che poi andremo a riaquistare.
    Se penso poi che oggi il vintage viene definito una filosofia di vita una ricerca nel passato delle proprie radici penso che 'sti rigattieri abbiano fatto tutti un master in economia ad Harvard!
    Auguri a Ju, carina la torta spiace quasi farla a fette, a proposito sembra un po vintage anche quella!

    RispondiElimina
  6. Effettivamente il mio commento manca, avro sproloquiato e avranno deciso di tagliarlo.....che ingiustizia lo trovavo così carino. Rivoglio il mio commento!!!!!!

    RispondiElimina
  7. Beato te! Hai ancora i tuoi robot sulla mensola. Ti invidio. E anche tanto. Io le mie care vecchie Barbie con cui giocavo non le ho più. Un bel trasloco e via, mia madre ha pensato bene di eliminare tutto giusto perché non ci giocavo più. Mah, che strano, come mai non ha eliminato anche i quaderni delle elementari, delle medie e delle superiori?! Nella sua testa il divertimento viene sempre all'ultimo posto!
    P.s.: al più presto ho una sorpresa da postare nel mio blog, vedrai... =)

    RispondiElimina
  8. Oltretutto la cosa più irritante è vedere come i frequentatori di mercatini dell'usato si atteggino ad esperti di "vintage" (termine politically correct e rassicurante per non definirsi "gente con pochi soldi che desidera spendere poco e fare buoni affari").E novantanove volte su 100 comprano lì anche i vestiti,millantando poi di averli presi in boutique esotiche e guardando con disprezzo quelli che portano abiti fuori moda o consunti. Il mio impermeabile bianco l'ho preso proprio ad un mercatino del genere e lo rivendico con tranquillità,ma ciò mi ha attirato sguardi del tipo "poverino,neanche i soldi per un impermeabile nuovo ha...tocca vestirsi con abiti smessi da altri"

    RispondiElimina
  9. PS: Madame,quando vuole venire a casa mia a giocare un po' con le bambole di Sailor Moon o delle Winx non ha che da avvisarmi tempestivamente e la accoglierò con i dovuti riguardi ed il dovuto piacere!^^
    In attesa della sorpresa sul suo blog...

    RispondiElimina
  10. Caro Bobby
    ormai siamo oltre nel senso che le cose "Vintage" te le fanno pagare come nuove anzi pure di più. E finita l'era dei mercatini dove facevi affari trovando delle vere chicche a poco prezzo, già perchè ora vestire usato significa essere up to date, non schiavi delle mode, in se il concetto mi sta bene finchè non facciamo diventare anche questo atteggiamento di moda. Ieri per esempio c'erano un sacco di abiti militari che mi hanno fatto inorridire, del resto io mi sono fatto ben 22 mesi di servizio civile per non doverli indossare, e notavo come molte persone ne fossero attratte senza avere in se alcunchè di marziale.
    E' pur vero che è nella natura umana "travestirsi" essere ciè qualcuno che non siamo dai domino veneziani, alle maschere dionisiache, la tentazione di staccarsi dal rapporto spazio tempo è fortissima, capito questa esigenza ecco il fiorire di mercatini e fiere dove la preda è l'oggetto dei nostri desideri.
    Anzi suggerirei all'incomparabile custode di questo blog, nonchè ospite di "noiartri" una discussione sulle mode ovvero psicologia e strategia del nulla nella vita contemporanea.
    Attendendo di sentire scattare il clik nella Sua vulcanica mente auguro un variabile (meteorologicamente parlando) pomeriggio.

    RispondiElimina
  11. Per fortuna l'era non è del tutto finita- finita, anzi; personalmente ho un giro di due-tre mercatini dove il senso della parola "usato" è rimasto tale...a fronte di altri dove il vecchio costava più del nuovo.Ed hanno chiuso nel giro di qualche mese.Come mai?Mah...
    La proposta è interessante,magari ci si potrebbe fare la tavola rotonda del prossimo mese!^^ Anche perchè per questa settimana gli argomenti sono già tutti pronti o quasi... Compreso il ritorno di "Sette Storie per non Dormire", per la gioia di Ugo.
    Ed ora,vediamo di andare a finire "Cuore di Mamma"....

    RispondiElimina
  12. Grazie a tutti per gli auguri!e a Bobby anche per la bella torta (la mia nipotina ne sarebbe entusiasta...^_^)

    RispondiElimina
  13. Troppo gentile Bobby! Sorpresa postata =)
    P.s.: bellissima la torta, sicuramente anche molto buona, mi fai ingolosire =P

    RispondiElimina

I più letti