lunedì 1 marzo 2010

Dove sarà?



Immaginate che la vostra amata moglie aspetti un bambino. Gioia, emozione, ma…cosa deve fare un bravo papà per il benessere e la sicurezza del nascituro? Potrebbe aderire ai comitati che si battono per una TV priva di spettacoli violenti e volgari, o quelli che cercano di ridurre l’inquinamento atmosferico. Oppure potrebbe decidere di rendere il mondo un posto più sicuro catturando l’uomo più pericoloso che ci sia: osama bin laden. Ma per prenderlo è necessario trovarlo. Dove sarà mai? E’ questo l’incipit deliziosamente folle di “Where in the world is osama bin laden?”, opera seconda di quel Morgan Spurlock già autore del folgorante e misconosciuto “Supersize me”. Sulla scia dei mocumentary a là Michael Moore, armato di cameraman ed ironia Spurlock si lancia in un percorso a ritroso sulle orme dello sceicco del terrore, allo scopo di riuscire là dove gli eserciti più potenti del mondo hanno fallito perché, come ci insegnano dozzine di action movie e come ci ricorda Spurlock stesso, alla fine quello che salva il mondo dal malvagio di turno è sempre il classico signor nessuno un po’ pazzo pieno di buone intenzioni e sprezzante del pericolo. In realtà si chiarisce ben presto quale sia il vero intento del film; mostrare i luoghi e le persone che i media, soprattutto sotto l’amministrazione di bush jr., ci hanno insegnato a temere perché membri dell’asse del male. Come il ben più celebre Michael anche Morgan non rinuncia all’istrionismo, soprattutto nel muovere la sua critica al sistema politico americano, aiutandosi con un cartone animato che strizza l’occhio a quello con cui Moore spiegava la diffusione delle armi da fuoco nel suo “Bowling a Columbine”, ma le differenze tra i due cineasti si può dire che finiscano qui. Perché dove Moore usa dati ed immagini (spesso fastidiosamente gratuite) per avvalorare la propria tesi, Spurlock lascia che siano le persone comuni a parlare ed esprimere il proprio punto di vista, offrendoci al contempo uno sguardo disincantato su quella che è la vita di tutti i giorni nei luoghi di cui spesso non vediamo che rapidi scorci distorti nei tg. Credo che questo sia uno dei pochi film che lancia un chiaro atto d’accusa ad israele per l’occupazione dei territori e l’oppressione dei palestinesi, i quali hanno finalmente occasione di dire la loro venendo però richiamati alle loro responsabilità (che non negano). Parte di un problema, quindi, non semplici vittime. Spurlock tuttavia non ci rovescia addosso verità preconcette, lascia sempre che sia lo spettatore a formarsi un’opinione e trarre le proprie conclusioni, cosa che rende il suo cinema sicuramente più complesso rispetto a quello di Moore. Alla fine anche Spurlock, che non si sottrae dal commentare le impressioni lasciategli dai luoghi visitati e alle persone con cui entra in contatto (esemplare in questo senso la sua visita ad una scuola appena centrata da un razzo partito dalla Striscia di Gaza), traccerà un proprio personale bilancio, sicuramente scontato, ma non per questo meno vero ed importante, soprattutto in un mondo come questo, dove troppo spesso la risoluzione del problema si riduce ad eliminarne il principale simbolo anziché la mentalità che l’ha creato. Sarà (anche) per questo che il film è vergognosamente inedito in Italia, e probabilmente tale rimarrà sebbene da diversi mesi una casa di produzione ne abbia acquistato i diritti. Sia mai che si possa pensare, non dico sapere, che l’arabia saudita, grande amica dell’america, è un regime non troppo dissimile da quello talebano, o che l’afghanistan è l’epicentro di una colossale speculazione economico- finanziaria e non il teatro dove si combatte per la libertà del mondo libero contro un nemico implacabile ed insidioso.
Che chissà, in questo momento, dove sarà.
Where in the world is osama bin laden…

-La notizia del giorno: enzo fragalà è morto dopo la brutale aggressione di giovedì scorso. La moglie chiede giustizia. Sconvolta dal dolore, ha dimenticato di essere in italia.

-La frase del giorno: “Il Male non ha bisogno di moventi, ma gli esseri umani ne hanno sempre uno”. (O. S. Card)

6 commenti:

  1. Carissimo Bobby
    ancora una mi complimento per l'attenzione con cui ti "guardi intorno" lo spirito con cui cerchi di vedere nelle cose ed al di la delle cose è assolutamente, oggi, merce rara.
    Più volte mi sono chiesto se Osama esiste.
    Ovvero se non sia una delle più riuscite strategie americane per mantenere alto il livello di guardia e quindi di potere nel mondo.
    La storia di questo eroe del terrore ci parla di un uomo perfettamente integrato nei sistemi di potere e petrolio delle varie monarchie saudite, che, come Paolo sulla via di damasco, viene chiamato dal suo dio (sempre lui di mezzo) ad unire i mussulmani in una nuova crociata.
    Va fatto notare che i parenti ed amici di Bin Laden che tradotto "significa figlio di Lad(r)en" furono messi al sicuro da Bush subito dopo l 11/9 anziche essere sbattuti in galera, sono una delle famiglie più ricche e potenti del mondo arabo.
    Stime alcuando incerte e sicuramente per difetto parlano di colossali guadagni subito dopo le torri gemelle da parte della famiglia Laden. Le Borse di tutto il mondo poco amano l'instabilità e se tu sai che domattina ci sarà l'inferno potrai far si che le tue mosse diano i loro frutti.
    Non ho visto il film di Spurlock, provvederò, fidandomi del tuo giudizio spero che cavalchi un po meno di Moore il luogo comune.
    Anche Moore infatti, pur nel coraggio dei suoi lavori, manca alle volte di una certa obiettività cercando di dare un taglio veicolato alle cose, sottovalutando un po la capacità dello spettatore di analizzare i fatti (capacità che ad onor del vero in alcuni è assente).
    Si l'arabia saudita, e non solo, è davvero un regime dove il potere è detenuto da un paio di famiglie che governano con sistemi feudali.
    Spesso per lavoro ho contatti con questo mondo e queste persone e ti posso assicurare che come affacciarsi su una realta che nemmeno potresti immaginare, fatta di caste, di regole e persino di schiavi.
    Chissà dove sarà Osama, l'uomo probabilmente il qualche posto lussuoso e visibilissimo senza che nessuno lo veda, il mito dentro ad ogni mussulmano che ciecamene crede di dover obbedire al proprio dio, purtroppo. Inshallah.
    Boyofthetime

    p.s.
    Ho iniziato la lettura del tuo libro presto saprai!

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  2. Secondo me le domande sono, invece, essenzialmente due: quanti degli attentati attribuiti ad Al Qaida (o da lei rivendicati) siano effettivamente opera loro, e se osama sia oggi ancora vivo o semplicemente uno spauracchio da agitare davanti alla telecamera per vari interessi. Comunque la visione del film non indaga su questo aspetto, semmai si pone il (giusto) obiettivo di verificare se e quanto bin laden sia effettivamente amato da coloro dei quali si erge(va?) a paladino. Senza quella demagogia preconfezionata cui ci ha abituato Moore nei suoi documentari, o comunque usandone molto meno.
    NB: il film è disponibile solo in versione sottotitolata, perchè come dicevo Fandango ne ha acquistato i diritti ma non lo ha mai doppiato. Vedendolo (nella ben più spassosa versione inglese), come dicevo, si capisce il perchè. In un paese dove si va in coma di fronte al pur modesto "paranormal activity", scoprire che gli israeliani sono cattivi quanto i palestinesi (se non di più) può provocare suicidi di massa.

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  3. Bene indubbiamente da vedere!
    A questo proposito ti suggerisco un libro letto lo scorso anno "L'attentatrice" di Yashina Khandra ovvero Mohammed Moulessehoul (come pseudonimo ha scelto il nome della moglie) in cui racconta come una coppia di paletinesi perfettamente integrati nel sistema israeliano scenderà nell'inferno degli attentati kamikaze.
    L'ho trovato bello perchè analizza da entrambi i punti di vista l'irrazionalità di un evento così tragico e di come cultura, istruzione, vita agiata nulla possano contro il fantasma dell'odio. Ovviamente il libro è già a tua disposizione quanto vorrai leggerlo se non l'hai giò fatto.
    Probabilmente Bin Laden e ntrerà nella leggenda e non mi stupirei nella tradizione mussulmana.
    Ci sarebbe da disquisire su come una delle culture più raffinate e progredite del passato abbia potuto perdere tutte queste peculiarità per divenire sinonimo di paura, proibizione, terrore. Penso con dolore alle donne Pakistane bruciate con l'acido da parenti, mariti o genitori stessi per pregiudizi senza che la legge faccia alcunchè, come dimenticare i casi trisemente noti anche da noi Hina per tutte.
    Lo stato di Israele una nazione nata a tavolino per sgravare le coscienze del mondo sui silenzi difronte all'olocausto.
    Miglioni di persone sacrificate al sogno di un pazzo ed agli interessi di molti. Una terra la palestina presa e regalata con chi vi abitava perchè i lamenti dei sopravvissuti fossero meno accusatori. Tolti da un ghetto per divenire coloro che tengono altri in altri ghetti.
    Cattivi buoni un concetto difficile dai confini spesso nebulosi. Primo Levi diceva "Ognuno è ebreo di qualcuno. Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele."
    Credo che sia davvero l'unica risposta in qualsiasi epoca, momento, nazione ci sarà sempre un "ebreo" da distruggere da piegare.
    Forse "la vita è bella" di Benigni e "Train de vie" sono i più bei film che hanno parlato di un periodo così tragico perchè ci hanno raccontato che anche nel dolore di allora e di oggi esiste sempre la speranza. Shalom!
    Boyofthetime

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  4. In realtà credo osama non entrerà nella storia,ma solo nella cultura musulmana di quegli estremisti disperati che si sono lasciati suggestionare dai suoi proclami(ammesso che siano suoi... se capisci cosa intendo). Il film infatti non manca di ricordarci un aspetto spesso comodamente dimenticato, cioè che il fenomeno di al qaida è stato enfatizzato da una propaganda americana in cerca di una scusa per legittimare le proprie invasioni, e che la sua successiva crescita (di al qaida, non dell'america) è stata la naturale risposta a chi si è visto invadere ed uccidere in nome della libertà. Interessanti in questo senso le interviste di Spurlock agli abitanti delle varie città, che il più delle volte odiano bin laden per il modo in cui ha infangato l'islam esattamente come odiano l'america per tutta la violenza e la morte che ha portato nelle loro vite con la scusa della "guerra al terrore". Per concludere, non penso che sia corretto accusare l'islam di barbarie, sebbene alcune pratiche indubbiamente lo siano (lapidazione delle adultere in primis), ma non possiamo nemmeno dimenticare che sulla nostra religione di riferimento, ovvero il cattolicesimo, pesano ancora secoli di torture e roghi d'infedeli, streghe e gatti (sì, non scherzo: milioni di gatti sono finiti inceneriti tra le fiamme perchè incarnazione del demonio). Noi abbiamo avuto la fortuna di poterci affrancare grazie alle rivoluzioni ed all'illuminismo; la maggior parte delle culture islamiche non ha potuto farlo. O,per le stesse logiche per cui fa comodo mantenere alcune aree del mondo in una condizione di sottosviluppo, si impedisce che possa averlo (cfr. l'Iraq della prima guerra del golfo, che era arrivato ad un livello di benessere sociale e nazionale molto vicino a qeullo della Germania; bush padre non fece mai mistero di aver avallato l'invasione del kuwait per avere un pretesto per poter intervenire militarmente,giacchè "non è pensabile che una nazione con tutto quel petrolio diventi abbastanza forte da poter essere indipendente").

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  5. Errata corrige: volevo dire "Osama entrerà nella storia ma soprattutto nella cultura musulmana" ecc ecc.
    Comunque non ho letto il libro di cui parli,ma mi attiverò per recuperalo quanto prima (non accetto libri in prestito,sono un maniaco del possesso)

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  6. Sicuramente anche i cattolici e con loro molti altri credo sono stati pervasi da barbarie e crudelta è insito negli uomini che li hanno gestiti e manipolati per secoli. Non sono assolutamente del parere della Fallaci nella Rabbia e l'orgoglio che pensava l'islam come una intrinsecamente cattivo.
    In fondo ritorniamo ai temi dei post della scorsa settimana sulla religione e cioè sull'uso arbitrario e mediato di concetti per loro natura positivi ma distorti da chi ne detiene il possesso.
    Il denaro è l'unica vera credenza che muove l'uomo e con lui il potere.
    La differenza che giustamente sottolineavi è che gli occidentali sono passati attraverso un cammino storico, sociale e filosofico che al mondo arabo non è stato concesso, in parte, dagli occidentali stessi.
    Se non dovessi trovare il libro don't worry vista la tua possessività sara per me un piacere coram populo fartene dono.
    Boyofthetime

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