mercoledì 9 dicembre 2009

Sette Storie per non dormire- “Il nome del mio assassino”

Con Lindsay Lohan, Julia Ormond, Neal McDonough
Genere: pretenzioso
Regia: Chris Siverston
Durata: 102 minuti circa
Distribuito da Mondo Home Entertainment
Prezzo indicativo: 10 euro (ma son già troppi)

Peggio di un brutto film c’è solo quello che parte bene e poi si perde per strada. Come questo. E non basta nemmeno la presenza di Lindsay Lohan (altra attrice partita bene e persasi per strada, tra gossip ed eccessi), a risollevarne le sorti, nonostanta abbia dato prove eccelse di sè in altre pellicole come “Radio America” di Robert Altman. A dimostrar che non bastano gli attori per salvare una trama che dopo meno di quaranta minuti si avvita su sè stessa, perdendosi in irritanti citazioni di David Lynch, Rob Zombie e Dario Argento prima maniera, quello dei giochi di luce a là “Suspiria”, per capirci. Eppure l’ incipit è stuzzicante: Aubrey, classica studentessa modello e brava ragazza, figlia unica di genitori tipicamente middle- class di stanza nel classico ed ameno paesino della provincia a stelle e strisce, sparisce misteriosamente nel nulla dopo aver assistito ad una partita di rugby. Si teme sia stata rapita da un maniaco già responsabile di un altro orrendo delitto: una ragazza, della stessa età di Aubrey, è morta a causa delle orrende mutilazioni subite. Le stesse patite da Aubrey, ritrovata priva di sensi sul ciglio della strada venti giorni dopo la sua sparizione. Portata subito in ospedale, viene operata d’ urgenza e salvata.... Peccato che, nonostante tutte le evidenze, sostenga di essere tale Dakota, una sbandata disinibita che vive di espedienti e spogliarelli, figlia di una tossicomane morta per overdose. Schizofrenia da stress post traumatico? Oniriche derive lynchane sul modello di “Strade perdute”? No. Semplicemente il punto in cui dovete interrompere la visione, o tirare un bel respiro per trattenere l’ impulso di tirare qualcosa di più dannoso del fiato contro il video. Tra un uso improprio di “negativi” che ricordano tanto il Rob Zombie de “La casa dei 1000 corpi” e scene inutilmente splatter che strizzano l’occhio a Jigsaw l’ Enigmista, la storia si sviluppa senza trasmettere un minimo di tensione o coinvolgimento emotivo nemmeno quando Aubrey/ Dakota/ Lindsay si esibisce in guepierre al palo della lap dance o tra le lenzuola con l’ anonimo fidanzato. Che a metà film sparisce nel nulla; non rapito dal serial killer, sparisce proprio dal film come fosse un elemento superfluo. Insieme agli agenti dell’ FBI ed a tutti quei personaggi che avrebbero dovuto avere un ruolo nell’ evolversi della vicenda. Così, senza un perchè. Come senza un perchè è l’ improvvisa evoluzione di Dakota; da frivola ragazza di strada improvvisamente si trasforma in un detective capace di risolvere il mistero, trovare il serial killer e salvare non solo la situazione, il tutto sulla base di un paio di colpi di scena a dir poco imbarazzanti. O meglio, che potevano anche essere avvincenti, se Siverston avesse prestato più attenzione allo sviluppo dell’ azione e non ai giochetti con la cinepresa, per altro quasi mai riusciti. Nelle interviste, Lindsay Lohan paragona il film a “il silenzio degli innocenti”. O non l’ ha visto, o non sa di cosa sta parlando. Qui non ci si spaventa, non ci si diverte, non ci si emoziona praticamente mai; si è al massimo infastiditi da sequenze gratuite e trovate abbastanza ridicole, come quella delle protesi per rimpiazzare gli arti tagliati. Ad ogni passo avanti che la storia sembra fare, subito ne fa tre indietro. Il risultato è che, se dovesse capitarvi, avete solo due scuse per acquistarlo o guardarlo: siete dei grandi fans di Lindsay Lohan, oppure dovete fare penitenza. Oppure volete un’ idea precisa di come non si gira un film. Uscito in America nel 2007, arrivato da noi con due anni di ritardo (ed era meglio se non arrivava), il titolo originale è “I know who killed me”. Considerato l’ impatto che ha avuto sulla già traballante carriera di Lindsay, i fans lo hanno ribattezzato “I know who killed my carrier”. A lei auguro comunque di riprendersi da scivoloni privati e lavorativi, perchè ha dimostrato di poter essere qualcosa di più di una reginetta del gossip o della testimonial della Fornarina. A voi, un consiglio: evitate questo film. E sperate, come me, che Tarantino presto o tardi non lo rivaluti; ha già riportato in auge abbastanza filmacci. Non ne serve un altro. Sicuramente, non questo.

-La notizia del giorno
: l'Italia chiede un accordo vincolante sul clima per ridurre l' inquinamento. Un anno fa facevamo il giro d' Europa per chiedere a tutti di poter inquinare di più. Siamo sempre mostri di coerenza....

-La frase del giorno: “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”. (Proverbio genovese)

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