martedì 22 dicembre 2009

...Chi? (ovvero sciacalli in luogo di renne)

E’ morta Brittany Murphy, stroncata a trentadue anni da un infarto mentre faceva la doccia. Ne danno il triste annuncio il marito, la madre ed i parenti tutti. Insieme a tutti quelli che non stanno versando fiumi di bava per il nuovo giallo di fine anno nel controverso mondo dello star system (“uccisa come Michael Jackson!!!”, già strillano i tablodi merdasettiani) e quelli che non perderanno occasioni di propinarci la sua filmografia completa per commemorare la scomparsa di questa grande attrice che ha recitato in maniera sublime in decine e decine di film. E voi probabilmente l’ avete pure vista, anche se adesso vi chiedete: “Brittany chi?”. Cioè più o meno quello che si sarà domandato chiunque non sia particolarmente ferrato di cinema apprendendo la notizia. Non ho nessuna intenzione di infangare la memoria di Brittany, ma diamo a Cesare quel che è di Silvio (ops, scusate, un lapsus). Brittany Murphy ha recitato da protagonista in pellicole che difficilmente passeranno alla storia. E quelle dove ha avuto un ruolo appena più importante, vedi “8 Mile” o “Sin City”, nemmeno la menzionavano tra gli attori principali. Poco più di una comparsa. Ma adesso che è scomparsa, passatemi il macabro gioco di parole, pioveranno, anzi nevicheranno “coccodrilli” sulle principali testate giornalistiche specializzate e non, insieme a retrospettive televisive o collane/ cofanetti di DVD dal sobrio titolo “Brittany Collection”, “Brittany Memorial”, “Brittany Tribute” o simili. E tutti ancora a chiedersi: “Brittany chi?”, mentre studio aperto ci snocciola i particolari più sordidi per la gioia del suo pubblico mononeuronedotato ed in sala piombano, freschi di archivio ed ancora incrostati di polvere e ragnatele, quei film che per pudore non erano mai stati distribuiti perchè impresentabili. Insieme, naturalmente, al suo “ultimo capolavoro, uscito postumo”. Li vedete? Titoli minuscoli sormontati da un gigantesco “Brittany Murphy”, locandine rimaneggiate ad hoc con giganteschi primi piani tutti sguardi languidi e seducentemente materni. E guardandole molti si chiederanno, prima di catapultarsi in sala a rendere omaggio, “Brittany chi?”, mentre oltreoceano si pensa di darle un oscar alla carriera che avrebbe potuto essere; perchè certamente Brittany era ancora artisticamente giovane e capace, una di quelle che “si farà”. Ora invece è solo l’ ennesimo fenomeno mediatico alla Heat Ledger, alla Brandon Lee, alla Michael Jackson; nomi buoni a spillare qualche quattrino a gonzi che non vogliono essere annoverati tra le schiere degli ignoranti. Nomi da rivalutare e sdoganare in ossequio alla necrofilia di produttori ed altri bussiness man assortiti, per tacere di tutti quelli che dall’ altra parte della barricata fanno loro incassare cifre da sei zeri in su “in memoria della grande artista”. Brittany Murphy è morta a 32 anni, ignorata quando non apertamente massacrata dalla critica e dal pubblico. C’ è da credere che ora entrambi la innalzeranno sugli scudi aggredendo ferocemente chiunque non l’apprezzasse o si stia ancora chiedendo: “chi?”. Esattamente come facevano loro fino all’ altroieri. Diceva l’ altra volta il mio fraterno amico a proposito di Heat Ledger: “quando era vivo nessuno sapeva chi fosse. Adesso che è morto, uguale.” Lo stesso capiterà a Brittany. Che ha tutta la mia invidia. Lei, almeno, a certe porcate fatte in suo nome non dovrà assistere. Lei, per fortuna, se le è lasciate alle spalle.

-Il commiato del giorno:
Ciao, Brittany; non mi hai mai convinto, non ti ho mai conosciuto più che superficialmente, ma almeno un po’ sapevo chi eri. Mi è dispiaciuto leggere della tua morte ieri mattina sul televideo. E sarò ancora più dispiaciuto, e progressivamente nauseato, nei prossimi giorni, assistendo al circo mediatico che allestiranno attorno al tuo corpo ancora caldo.Sarò sincero: non mi mancherai troppo. Ed anche tu, non sentire troppo la nostra mancanza. Non ne vale la pena.

-La frase del giorno: “ Essere mostruosi è cosa ben diversa dall’ essere dei mostri.” (J. Kraus)

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