giovedì 1 ottobre 2009

E disse il corvo allor: “Mai più” – 2

La sua fragranza aleggia ancora su di me. Sulle labbra, impresso indelebilmente nel cuore, il delicato sapore della violetta. Chiudo gli occhi, e per ingannare la crudele, effimera eternità che ci divide ricordo l’ indimenticabile. Quando li riapro lui è ancora là, sul busto di Pallade; beffardo, mi gracchia da lassù: “Non dicesti tu mai più?”. Freddi zirconi mi scrutano l’ anima, in cerca di un punto debole ov’egli possa conficcare il suo becco rognoso. Sì, dissi allor “mai più”. Quando la persona, rotta da ferite mortali, raccoglieva i brandelli del proprio cuore dilaniato dall’ egoismo di chi, incapace di vivere, vuole impedire anche agli altri di farlo. Quando la fuga sembrava la soluzione più facile, giusta ed inevitabile. Quando la fede nel prossimo è stata minata dalle pochezze del precedente, cosa si può fare se non mentire a sè stessi? Convincersi che di certe cose si può ben fare a meno. Di essere incompresi ed incomprensibili, ed è il mondo ad essere in difetto, in debito con noi povere vittime. Ma la verità è che il mondo ci ignora, granelli di sabbia su un bagnasciuga sferzato da una tempestosa marea. Questo siamo, e niente più. Impotenti di fronte al riflusso delle acque del Fato, possiamo solo scegliere se aggrapparci disperatamente agli scogli, o lasciarci inghiottire dalla risacca. Cos’ è più sicuro della solidità delle rocce cui le nostre dita spolpate si avvinghiano? Non dobbiamo far altro che resistere, chiudere gli occhi, la tempesta passerà, e saremo di nuovo noi stessi, signori di un regno popolato solo di solitudine ed ignavia. Ma mentiremo a noi stessi affermando che siamo liberi, forti, che di nulla abbiamo bisogno per essere felici. Ce lo diremo per non dover soccombere alla realtà della nostra debolezza. Lo urleremo al cielo insieme a tutti coloro che condividono la nostra eguale, beata illusione. Occhi rivolti al cielo in segno di sfida, per impedire che il riflesso delle scure acque sotto di noi ci riveli per ciò che siamo: deboli e soli. Questo siamo, e niente più. La sicurezza può essere la giusta scelta, non la migliore. Forse il turbinio del maelstrom è la via maestra per trovare ciò di cui abbiamo bisogno, assai più vitale di ciò che vogliamo. Perchè il bisogno si rivela nel momento stesso del suo apparire. Quando ti rendi conto che un sorriso, una parola, un abbraccio.... quando mani gentili ti cingono estraendoti dalle acque, allora ripensi alla tua vita sullo scoglio. Eccolo là, lontano, un punto che emerge tra i flutti del mare ribollente. Quant’ è lontano. Eppure solo ieri vi eri abbarbicato, e gridavi ai marosi che lì saresti rimasto, solo lì volevi vivere, che mai avresti volontariamente cercato ancora la crudeltà. Mai più. Eppure ora sei qui, e ti chiedi se ne sia valsa la pena, mentre davanti a te si spalancano a perdita d’ occhio acque serene e cristalline. Le contempli mentre un dolce balsamo sana le ferite aperte nel tuo petto dallo stiletto dell’ altrui egoismo. Piccole cose, in confronto a come ti sei squarciato le carni nella tua sciocca ostinazione a rifuggire ciò che ora ti appare così indispensabile. Come hai potuto negarti tutto ciò? Come hai potuto essere così ottuso da credere che i sentimenti si potessero governare? Fosti cieco nel dare te stesso a chi non ti meritava; fosti cieco e folle nel consegnarti anima e corpo alla paura di soffrire di nuovo. E mentre stringi a te nuove, infinite possibilità, sai che quelle acque si incresperanno. Che il sereno prima o poi lascerà spazio alla tempesta. Nulla dura per sempre. Vero. Ma se si è determinati a lottare per ciò che si ha di più caro, a tutto si può resistere. E mentre ti perdi nell’ oblio di ciò che troppo a lungo hai ripudiato, i tuoi occhi socchiusi ritrovano gli zirconi, sostenendone la sfida. “Cadrai di nuovo. Rimpiangerai le piccole, meschine, presuntuose certezze che finora ti hanno tenuto in salvo da dolori che non puoi sostenere.” E sarebbe facile credere che sia così. Che la vera sofferenza ancora dovrai sperimentarla, che ancora puoi fuggire. Il tuo sguardo si sposta al profilo posato sul tuo petto. Il contorno di una galassia di possibilità che non tutti potrebbero o saprebbero cogliere. Forse sbaglierai. Ma quando verrà la burrasca, saprai a chi aggrapparti, e lei saprà di poter fare altrettanto. Perchè adesso lo sai. La sofferenza era prima, tale e tanta che superata la soglia del dolore non ti accorgevi di provarla. Questa è pace. Serenità. Qualcosa cui aggrapparsi con una forza dieci volte superiore a quella con cui ti stringevi alla roccia. Tornare là? “Mai più.” Il corvo gracchia, spalanca le ali, e vola via.

-La frase del giorno: “Finchè dura la vita ci ameremo, e dopo, se ciò che dicono è vero, mi sarà rifiutato un Paradiso pieno di papi, poliziotti, fondamentalisti e dovrò invece bruciare, per mia felicità, con Saffo, Michelangelo e con te, amore mio. Brucerò per l’ eternità insieme a te. “ (Alan Moore, “Lo specchio dell’ Amore” )

2 commenti:

  1. può darsi che tu stia sbagliando, bobby. però considera che vivere è l'unico modo di esistere che sia degno di ciò che siamo. Proverai dolore, si, e allora? per quanto faccia male, per quanto diventi un chiodo che giorno dopo giorno ti scava dentro sempre di più, è di questo che noi siamo fatti. siamo fatti di esperienza, di ciò che abbiamo vissuto. e se ne è valsa la pena viverlo, cosa ti importa che sia finito?
    il nuovo spazza via il vecchio, la morte pulisce le nostre vite, ma in realtà nulla muore, tutto resta, da qualche parte.


    non eri a tuo agio nelle certezze in cui ti eri rifugiato, ora hai deciso di volare. verso dove? verso altre certezze? se è così, quando arriverai ti accorgerai che non era un'altra gabbia ( forse persino meno robusta del tuo iniziale rifugio)quella che cercavi.

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  2. Prima di spiccare il volo e gettarmi nel maelstrom,ho dovuto aspettare che qualcuno mi facesse capire che un altro modo di essere era possibile. Che potevo tornare a vivere,anzichè solo esistere. Rimpianti sul passato? Inevitabili, ma rifarei tutto. E dubito fortemente che, giunto alla fine del sentiero che sto percorrendo, troverò un'altra gabbia in cui rinchiudermi... Non è questo che vedo all' orizzonte. E' qualcosa di diverso, che non ho parole per descrivere. Come è giusto che sia; a volte,bisogna lasciar spazio al silenzio. (uhm...questa non mi è nuova...)

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