Torno dopo una settimana allucinante ed il tempo è poco: orde di rom e clandestini affollano le strade, si bruciano bandiere del "grande satana" americano ed i punkabbestia assediano il rifugio dove mi trovo al momento. Fortuna volle che il tugurio disponga di una presa telefonica per attaccare il modem e di un'uscita secondaria. Non so dove conduce, la scalinata sprofonda nelle viscere della terra. La imboccherò tra poco, prima che i barbari islamici accorsi a frotte al richiamo del nuovo sindaco di Milano lancino l'assalto finale. Dovrò essere molto veloce. Più di quanto sia mai stato. Ho riflettuto molto, in questo ultimo periodo, sulla velocità. Merito non solo dell'acquisto di cui vi ho parlato due settimane fa, che certamente ha contribuito ad aprirmi nuove prospettive sulla locomozione. E' già diverso tempo che, per varie ragioni, mi trovo sovente su strade trafficate; impossibile non notare lo stile di guida folle di certi automobilisti, convinti di trovarsi alle qualificazioni del gran premio e che la segnaletica serva giusto a dare una nota di colore. Molte volte finisce come sappiamo, coi servizi dei telegiornali la domenica che indugiano su genitori in lacrime urlanti "non si può morire così", schiantati contro un palo a 200 all'ora. Straziante, indubbiamente; ma forse è un'affermazione errata. Non si può vivere così. Con questa ossessiva ossessione di arrivare primi, di finire presto, di andare andare andare, travolgendo qualunque cosa ci rallenti. Anche se ciò significa sfidare il buon senso stesso. Dalla strada, il mio terzo occhio (quello che osserva tutto e ne trae poi spunti per le storie, spesso senza avvisarmi) si è soffermato sulle altre azioni della vita quotidiana. Accorgendosi che l'ossessione di velocità non è relegata al solo concetto di movimento. Bisogna andare più veloci per produrre di più. Perchè tra poco arriva la suocera e non abbiamo ancora pulito i pavimenti. Perchè dopo devo andare a fare la spesa. Perchè c'è un'emergenza qualsiasi, e bisogna agire in fretta, prima che sia troppo tardi (l'emergenza poi si ripresenta, puntuale, ad intervalli ciclici; segno che o non è così urgente, oppure la risoluzione è stata affidata a totali incompetenti). Velocità, velocità, velocità. La nuova frontiera, uno status symbol che tutti possono raggiungere in diversi modi e maniere. Un simbolo di potere, se vogliamo. Ed il potere, a lungo andare, da' alla testa. Ti porta ad essere imprudente, a credere di poter fare qualunque cosa e farla franca. Che i limiti esistano solo per gli altri, qualunque sia il limite. Compreso quello dell'istinto di autoconservazione. Quello della velocità ad ogni costo, come questione di vita o di morte, è un bisogno indotto che abbiamo abbracciato con entusiasmo, quasi senza accorgercene. I possibili risultati a cui può condurre ho cercato di illustrarli in "Lamiere", il primo e finora unico racconto di stampo apocalittico uscito dalla mia tastiera. L'estinzione della razza umana viene raccontata in maniera frammentaria da uno dei pochissimi e sfortunati sopravvissuti,rimasto per forze di cose immune alla maniacale necessità di andare sempre più veloce veloce veloce. Chi ha già avuto modo di leggerlo l'ha trovato agghiacciante e commovente, zeppo di riferimenti che, in molti casi, erano sfuggiti anche a me. C'è ancora qualche dettaglio da sistemare, ma...
Un colpo all'esterno; urla entusiaste in una lingua aliena. Le fiamme guizzano al di là della finestra. Una molotov; alcune frasi che non suonano affatto di sinistra. Sì, è arrivato d'alema. Non ho più tempo. Devo fuggire. In fretta.Giù per la scala, nel ventre oscuro del mondo. Chissà dove sbucherò.E che non mi tornino utili certi errori grammaticali che, ultimamente, faccio sempre più spesso sia parlando che scrivendo. Ho una teoria, su questo.
Ma è una storia per la prossima volta.
-La dichiarazione di voto della settimana:
E non vi salti in testa di dire che questi quesiti "non sono importanti".
-La frase della settimana: "Per progresso s'intende più la velocità che la direzione."(T.Wilder)
Io posso dirlo, sono un amante della vita calma e tranquilla, di quei momenti da trascorrere lenti con il piacere di gustare le piccole cose. Che senso ha correre sempre e dovunque, correre per tutto... bruciare così la nostra vita invece che godersi ogni secondo che passa? Anche quando vado in bici, la maggior parte delle volte, vado lento proprio perchè voglio gustarmi la pedalata e sopratutto il panorama. E vedo sfrecciarmi vicino questi bolidi, gente che mi taglia la strada! (ebbene sì, è capitato più di una volta) ma dove vanno così di fretta? Che cos'hanno da fare???
RispondiEliminaBravo Daniele, sono d'accordo con te. Io che soffro d'ansia i tempi rapidi e frenetici non li reggo. Nei miei giri in campagna mi do il tempo per una fotografia o semplicemente per ascoltare gli unici rumori presenti: il frusciare delle foglie, il cinguettio degli uccelli... Beata tranquillità!
RispondiEliminaP.s.: ma Bobby non commenta più? O.O