martedì 20 luglio 2010

Biiiiiiiiiiiiiiiiiiip (no more)

Dopo la doverosa celebrazione di ieri, iniziamo questa penultima settimana di blog prima della pausa agostana con una buona notizia: la corte d’appello del secondo distretto di Manhattan ha accolto il ricorso contro i decreti federali che censuravano col celeberrimo segnale acustico le “espressioni indecenti” e le “oscenità sessuali” durante le trasmissioni radiotelevisive. Il tutto in nome della libertà d’espressione, giacchè non essendo chiaro cosa possa essere considerato offensivo e cosa no, proibire indiscriminatamente tutto ciò che potrebbe esserlo porta i conduttori ad una forma di autocensura preventiva che lede la loro libertà di espressione, tutelata dal Primo Emendamento della Costituzione statunitense. Noi questo diritto ce l’abbiamo al ventunesimo posto della nostra, e sembra che sempre meno individui si siano spinti a leggere la Carta fino a quel punto. In ogni caso, la notizia è buona, per non dire ottima, per almeno un paio di ragioni. Anzitutto cade in pieno luglio, quando tutti i bordelli televisivi spacciati per “salotti” sono chiusi per ferie e le puttane o figli di tale che li amministrano e li animano sono a farsi paparazzare culo al vento su qualche esotica spiaggia. In secondo luogo, apre una crepa considerevole in una delle principali tare mentali della nostra cultura retorica e fintoperbenista, quella della “parolaccia”. Ah, la volgarità, l’offesa, l’indecenza. Se lo chiedevano già in tempi più felici ed onesti gli Articolo 31 cosa si intendesse con queste parole, chi potesse permettersi di stabilire i margini di cosa va bene e cosa no. Il loro stesso nome si ispirava all’Articolo 31 della Costituzione irlandese, dove si afferma la libertà di parola nei media. Poi j-ax si fece rincoglionire dai soldi e dal successo diventando ciò contro cui aveva rappato fino a quel momento, ma vabbhè, questa è un’altra storia. Quella che ci interessa oggi, o potrebbe interessarci, è come reagirebbero le teste vuote italiote se di punto in bianco anche i loro tubi catodici echeggiassero ininterrottamente di cazzi- figa- tette- culo. I poveri dementi del moige, movimento italiano genitori, partirebbero al volo con l’ennesima puerile crociata da difensori del mondo da pollyanna in cui vorrebbero costringere a vivere chiunque stia loro attorno, dimostrando una volta di più che il fascismo non è solo quello della camicia nera e dell’olio di ricino, ma soprattutto quello di chi non tollera uno stile di vita differente dal suo. Il tutto ulteriormente aggravato da un’ottusità retrograda che nemmeno un passatista duro e puro come me può comprendere o tollerare. Non fosse altro perché le espressioni scandalizzate di chi sente un “porca puttana” in tv sono quelle di individui ambosessi che non riescono a pronunciare una frase senza infilarci un “cazzo” da qualche parte, gente che si straccia i capelli davanti al “porco dio” di un vip ormai decotto in un reality, dove la bestemmia è cosa da nulla in confronto all’insulto all’intellgenza che la trasmissione rappresenta col suo serraglio bestiale di telespettatori, conduttori e concorrenti. Chi si scandalizza per la parolaccia è il coglione avvezzo a guardar il dito e non la luna, la pagliuzza in luogo della trave, ormai incapace di accorgersi che nella violenza fisica, psicologica e verbale, ancorchè cammuffata abilmente, viviamo immersi ogni giorno, ne veniamo bombardati da ogni parte, ne siamo portatori sani intellettualmente troppo disonesti per ammetterlo. Mi tornano in mente, a tal proposito, alcune lettere accorate di genitori incapaci alla posta de “L’Uomo Ragno”. In una delle missive che maggiormente m’è rimasta impressa un mentecatto affetto da perbenismo asinino si lagnava che nelle storie di “Venom” e “Wolverine” i personaggi utilizzano una volta ogni duecento vignette intercalari come “merda” o simili, espressioni che turbano i giovani lettori. Per chi non lo sapesse: Venom è uno dei più bestiali nemici dell’Uomo Ragno, dedito al cannibalismo ed alla degustazione di cervelli preferibilmente vivi. Wolverine è un mutante che ogni cinque pagine viene orrendamente mutilato, si rigenera nel giro di due vignette e comincia a fare a fette il nemico di turno coi suoi indistruttibili artigli di adamantio. Non esattamente temi da educande, insomma, ma niente che anche il più idiota dei bambini oggi non conosca grazie all’ennessima replica di un film di van damme o qualche servizio di studio aperto. Ma il problema è la parolaccia, naturalmente. O, più probabilmente, chi la ascolta senza avere un cervello adatto ad elaborarla e contestualizzarla. Tolta quella, il mondo può ricominciare a girare tranquillamente. Orsù dunque, per festeggiare, tutti a guardare quelle due puttane che ballano sul bancone, cazzo che roba, me le scoperei a sangue, glielo sbatterei nel culo e glielo farei uscire dalla figa..
E con questo collegamento dalla mente dell’uomo per bene, può calare il fotttuto sipario.

-La frase del giorno: “Vivo/ dove per vendere saponette/ bisogna mostrare/ una serie di culi e di tette/ dove per soldi anche la moralità di vende/ ed ecco cos’è volgare/ cos’è che m’offende” (Articolo 31, branto tratto da “Fotti la censura”, contenuto nell’album “Strade di città”)

-La notizia del giorno: dopo aspro ed impervio viaggio, è arrivato a casa Pedersen dal lontano Oriente un nuovo pitòto di zama!
Salutiamolo come si deve, tirate un bel respiro e gridate:
ENERGEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEER...

ZEEEEEEEEEEEEEEEETTOOOOOOOO!!!!

Un grazie ad Hayato per aver curato le pratiche di "adozione" del nuovo pargolo.

4 commenti:

  1. Allora bisogna dare il benvenuto come si deve al nuovo pargolo: Energeeeeeeeeeer...zeeeeeeeeettoooooooooo!! ^^ Detto ciò, concordo con quanto hai scritto. Tutti se la prendono per la parolaccia fuori posto detta da un bambino/ragazzino e nessuno pensa più a trasmettere loro una sana educazione! Sto vivendo purtroppo questa situazione: pensa che al lavoro mi sono sentita dire dal capo che nessuno è mai riuscito a far rispettare ai ragazzi l'orario di ritorno in comunità dopo l'uscita serale! Oltretutto se qualcuno sbaglia va scritto sul quaderno, ma non è il singolo educatore a decidere una punizione, se ne parla in riunione, quindi passa pure del tempo e le cose vanno avanti male. Altra cosa orribile è che mi trovo a lavorare da sola: essendo una comunità piccola seguo pochi ragazzi, ma se mi viene un dubbio o telefono o mi arrangio da sola (cosa che mi manda totalmente in ansia, visto che sono lì da poco e i ragazzi se ne approfittano). Mia madre dice che, visto che la situazione è così, devo fregarmene e segnalare i comportamenti negativi, ma la mia coscienza non ci sta. Se, sia io che gli altri educatori, non siamo lì per far capire ai ragazzi che devono seguire determinate regole perché nella vita non possono fare tutto ciò che vogliono; ma che cazzo ci stiamo a fare con loro?! E' vero, si sta cercando di far riflettere ognuno di loro sul proprio futuro, ma la vita impone poi le sue regole. Come faranno questi ragazzi se sono abituati a fare un po' troppo ciò che vogliono?! >.<

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  2. P.s.: scusa lo sfogo, ma sono incazzata nera.

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  3. Weeeeeeee benvenuto al nuovo tranzo di robot!!!! XD. Lasciam stà il lavurà, che anche a me non hanno ancora fatto il bonifico con lo stipendio del mese scorso! Quindi, bobby, d'ora in poi non sentiremo più il bip??? ci credo poco sai????

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  4. Sai che io invece penso di non essere chiaro quando scrivo???? Mi pareva di aver ben detto la stessa cosa, cioè che in Amerdica, con tutte le sue contraddizioni, una cosa del genere è possibile, in italia no, perchè da noi il concetto di "volgare" nemmeno sappiamo cosa sia....

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