Un anno e mezzo fa, ai primi vagiti della crisi economica, l’Azienda per cui lavoro non rinnovò il contratto a tutti i precariche aveva in organico, di fatto licenziandoli allo scadere del contratto stesso. Io, delegato sindacale ancora di primo pelo, proposi di indire subito almeno mezz’ora di sciopero in segno di protesta e solidarietà nei confronti di colleghi che, anche solo per pochi mesi, erano stati al nostro fianco nel bene e nel male. L’idea fu respinta e boicottata dai delegati della fiom. Motivazione: l’Azienda aveva tutto il diritto di non rinnovare il contratto ai precari, e scioperare sarebbe stato dunque inutile. Cerco ancora per un po’ di far valere le mie ragioni, spalleggiato da altri colleghi, ma di fronte alla granitica inamovibilità dei rappresentanti del più grande sindacato d’italia, o quantomeno di una sua branca, sono costretto a capitolare. Un paio di giorni dopo entro in ditta per iniziare il mio turno di lavoro e, come d’abitudine, mi soffermo a dare una sbirciata alle bachece degli annunci. E rimango inchiodato mezz’ora a fissare un manifesto che ha sloggiato tutti gli altri, relegandoli ai margini della bacheca, precariamente appesi ad insufficienti puntine. “La fiom indice otto ore di sciopero contro i licenziamenti dei precari”. Ho avuto la netta sensazione di essere in una storia di Kafka, o quantomeno in una sequenza di “Attila flagello di dio”, quando il barbaro Mauro Di Francesco proponeva qualcosa, tutti gli ridevano in faccia, dopodichè quando quelle stesse parole venivano ripetute da Attila- Abatantuono tutti ad applaudire ed ammirare la sagacia del capo. Come sempre, alla beffa si è aggiunto lo sberleffo, visto che gli stessi delegati fiom che quarant’otto ore prima mi davano del visionario sono venuti a vantarsi della loro sensibilità al problema del precariato esortandomi a non mancare al corteo che avrebbe sfilato a Milano. Naturalmente di venerdì, giorno sul quale torneremo tra qualche riga. Giusto il tempo di dirvi che non solo non partecipai al corteo, ma nemmeno aderii allo sciopero. Scatenando le reazioni indignate e venendo tacciato di svariate crimini, compreso abigeato e genocidio. Ma soprattutto di non avere a cuore i propri colleghi più sfortunati. La fortuna di questi esponenti del primo sindacato italiano? Il fatto che l’omicidio sia ancora considerato reato e la mia scarsa voglia di finire nelle patrie galere; non essendo in politica non posso aspirare ad un seggio parlamentare. Perché quando mi è stato rinfacciato il mio disinteresse per le vittime di quel caporalato moderno che si chiama “lavoro interinale”, ho fatto presente che l’idea dello sciopero l’avevo lanciata io per primo, e che comunque se oggi in italia ci sono milioni di precari è anche grazie alla cgil, che firmò a suo tempo le nuove regole sulla flessibilità in triciclo con cisl e uil. Che quantomeno hanno il merito, chiamiamolo così, di sottoscrivere qualunque cosa con chiunque si trovino davanti. A prescindere da ciò che contiene quel qualunque cosa. Altri tempi, mi è stato risposto. E poi la riforma del mercato del lavoro era originariamente stata fatta da un governo di sinistra, quindi “non si poteva non firmare”. La colpa, naturalmente, è di berlusconi, che ha stravolto quel protocollo d’intesa. Vero; ma perché la fiom/ cgil non scese in piazza contro il governo Prodi, quando apparve chiaro che non intendeva mettere mano alla questione dei precari? O quando, tra il 2005 ed il 2007, lo stesso governo aumentò le tasse del 19,2% a fronte di un aumento degli stipendi del 13,1%? Altri tempi. E poi c’erano i motivi. E diciamola tutta, anzi diciamola con le parole del funzionario fiom a cui rivolsi queste domande: “non si scende in piazza contro i governi amici”. Ma il sindacato non è apolitico? “Sì, ma contro certi schieramenti politici non si manifesta a prescindere”. E se lo si fa, aggiungo io, è necessario scendere in piazza sempre il venerdì. Perché in questo modo la gente, anche se non va a manifestare, ne approfitta comunque per farsi il week end lungo. Poi si diffondono i dati sulle presenze in azienda, e voilà, lo sciopero è stato un successo, anche se in piazza c’erano quattro gatti. Anzi, quattro scimmiette ammaestrate, due ottuagenari catalettici cui è stata ficcata in mano la bandierina rossa con logo bianco, il comunistello con maglietta del Che e casa pagata dai genitori ed il padre di famiglia con lacrima sul ciglio, sommerso dai debiti ed in cassaintegrazione causa azienda cattiva. Perché è sempre così: azienda cattiva, governo cattivissimo, operaio buono. Bastano questi tre fattori, la cui variabile è solo il secondo, ed allora si può vestirsi da pagliacci, rispolverare qualche logoro slogan e correre a fare le scimmiette ammaestrate per conto del sindacato che ha il primato di iscritti in italia. Aspettando, naturalmente, il venerdì. Così mal che vada il lavoratore può farsi tre giorni di vacanza anziché due e sentirsi come i suoi malvagi datori di lavoro. Sapendo però di essere buono. A prescindere. L’ha detto la cgil. Chi siamo noi per affermare il contrario?
-La notizia del giorno: gli operai di termini imerese scioperano "spontaneamente" per protestare contro le insinuazioni di marchionne. Che così trovano conferma.
-La frase del giorno: “Siamo l’ultimo baluardo della rivoluzione d’ottobre”. (un delegato fiom )
Bobby.. sono convinta che tu abbia vissuto il sindacato da un punto di vista idealistico che non gli appartiene affatto. Il comunistello con la maglietta del che e la casa pagata dai genitori: quello ne conosce le regole.
RispondiEliminaLe persone schiette e dirette come te sarebbe meglio che restassero a casa.
ricorda: non sappia la tua mano sinistra quel che fa la destra..
Mi dispiace per la beffa. Hai fatto bene a restare a casa. Poi questa storia che si sceglie il venerdì proprio non la sapevo. Comodo farsi tre giorni di vacanza! Strano poi che il tg3 regionale faccia vedere tutti gli scioperi... >.<
RispondiEliminaVuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare!
RispondiEliminaMa che non lo sapevi...........
Caro Bobby è la logica delle cose, non la tua, non la mie e di altri, ma ahi me di molti.
Beh, se quando ho rassegnato le dimissioni i miei colleghi di sindacato hanno esultato come i monaci all'inizio di "Ace Ventura: missione Africa" ci sarà pure un motivo, no? La cosa buffa è che in queste tre settimane in cui sono tornato un comune mortale un sacco di colleghi mi hanno chiesto se avessi intenzione di ricandidarmi a settembre, tirando un evidente sospiro di sollievo quando ho detto "sì". Il che significa che ho sbagliato qualcosa, e che il masochismo imperversa nei reparti. Perchè se sei disposto a rivotare uno che, rimanendo serio, ti dice che vorrebbe avere il doppio zero davanti al numero di matricola per risolvere il 99,9% dei problemi dell'azienda, allora qualcosa che non va c'è di sicuro...
RispondiEliminaPS: questa è una chicca di giornata. Commento di un collega di lavoro sull'accordo che si sta votando a Pomigliano in queste ore: "la cosa che mi preoccupa di più è che ti spostano la mensa a fine turno".
RispondiEliminaA voi ogni ulteriore considerazione in merito, se serve.