Venerdì scorso, in una sala deserta (quattro spettatori, compreso il sottoscritto; ma non mi meraviglia, non c' erano effetti speciali o sgualdrinelle in canotta rossa sullo schermo) ho assistito ad "A serious man", dei fratelli Cohen. Non mi ero mai cimentato col loro cinema, ma dopo il Woody Allen di "Basta che funzioni" penso fosse un passo obbligato. "A serious man" ne è in qualche modo un complemento, ed è anche uno dei più interessanti horror che abbia mai visto. Sì, lo so, le riviste specializzate lo annoverano tra le commedie, commedia drammatica al massimo. Ma grattata via la patina di situazioni esilaranti, seppur non sempre immediate (l' essere calato nella cultura ebraica, non conosciutissima da noi, rende alcuni riferimenti di difficile comprensione ) ci troviamo di fronte ad un horror esistenziale straniato e straniante, nella miglior tradizione di Kafka o dello Sclavi degli esordi. Ambientato nel 1967, "A serious man" narra la storia di Larry Gopnik, mite(troppo mite) professore di fisica precario che aspira alla cattedra e vive in un bel quartiere residenziale con il figlio adolescente dedito agli spinelli e prossimo al suo bar mitzwha, una figlia la cui principale occupazione è lavarsi i capelli e la moglie Judith. Che un bel giorno gli comunica di essere diventata l' amante di un invadente e viscido amico di famiglia col quale intende risposarsi. Larry viene convinto ad andarsene da casa "per il bene dei ragazzi", che comunque lo considerano una pezza da piedi, cerca conforto in una fede che al di là di incomprensibili favolette morali sembra aver ben poche risposte, è ossessionato da incubi in cui deve vedersela con i vicini di casa, una lasciva rossa ed un burbero repubblicano tipo tutto baseball, caccia e razzismo, quasi un Clint Eastwood di borgata. Come non bastasse, Larry deve anche badare al surreale zio Arthur, con cui avrà uno dei dialoghi più intensi del film, e fronteggiare il bieco ricatto di uno studente coreano tanto tonto all' apparenza quanto spietato nei modi. Ma il vero problema di Larry è la sua bontà. Perchè ha solidi principi etici e morali, è onesto, comprensivo e disponibile, e per divino contrappasso più si sforza di capire ed aiutare gli altri più viene preso a pesci in faccia da un destino implacabile. E se nel finale le cose sembrano sistemarsi, non illudetevi: c' è un' ultima telefonata cui rispondere, mentre all' orizzonte.... "A serious man" è un film che spiazza fin dall' inizio, con quell' introduzione horror apparentemente fuori posto ma che potrebbe essere la chiave di lettura per interpretare correttamente i restanti cento minuti. Si ride e si ride di gusto nel vedere il figlio in fuga dallo spacciatore locale o nell' ascoltare la parabola dei denti del non ebreo, ma non si può fare a meno di inquietarsi per Larry, stritolato dagli ingranaggi di un destino cinico e baro e dagli egoismi di chi lo circonda. Da vedere, specie se cercate un bel film horror senza sangue nè bellezze (?) poppute diventate star per motivi non del tutto chiari, ma tenendo ben presente che, al di là delle gag, non è di una commedia che stiamo parlando.
-La notizia del giorno: calderoli propone di tagliare i parlamentari. Io direi in due. Almeno.
-La frase del giorno: "L' Inferno sono gli altri." (J. P. Sartre)
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