Mi sono chiesto spesso, negli anni dell’ ingenuità, perchè di alcuni romanzi esista una “versione integrale” ed una “per ragazzi”. Per esempio “Moby Dick”. Alla prima occasione decisi di leggerne la “versione integrale”, temendo che in quella “per ragazzi” una trama complessa fosse stata semplificata eccessivamente, perdendo parte dei suoi sottotesti. Oggi il romanzo di Melville giace in una scatola in cantina e non ho nessuna intenzione di ritirarlo fuori. Anzi, probabilmente “Il quinto giorno” di Frank Schätzing andrà a fargli presto compagnia, scortato dalla mia irritazione e delusione. Dico e sostengo che la scrittura è un atto egoistico, con cui si riempie un vuoto esistente nella narrativa. Vero è anche che se il mio intento è scrivere un romanzo dovrei zittire il nerd dentro di me di cui tutti bene o male siamo portatori sani. Per nerd non intendo l’ appassionato di fumetti, intendo chiunque vada in fissa su un solo argomento e sappia parlare solo di quello. A scuola credo li chiamino ancora “secchioni”. Vero, quando si scrive un romanzo inserire qualche appunto tecnico o storico può risultare utile, sia per chi legge sia per chi scrive. Aiuta a chiarire il quadro, specie se si inventa di sana pianta o si parla di qualcosa con cui l’ uomo della strada non ha granchè dimestichezza. Quando però due terzi del libro diventano una specie di trattato scientifico allora si rischia la schizofrenia letteraria il cui risultato non può che essere la perdita di attenzione prima e della trama poi. E basta pochissimo per imboccare questa strada e rovinare trame altrimenti avvincenti. Penso a “2001 odissea nello spazio” di Clarke; tolte le inutili parti scientifiche, da un libro di 200 pagine se ne salvano una quarantina forse. Penso a “Gea” di Luca Enoch, che ogni tanto si perdeva per strada (finchè non si è persa definitivamente) per raccontare il mondo dei centri sociali, dei disobbedienti e di com’ è bello essere hyppi. Interessante sì, ma a differenza di “Sprayliz” dello stesso Enoch la storia non poggiava su quello. E fa ridere che lui o altri autori gongolando giustifichino il loro narcisismo con un “saltate le parti che vi annoiano o sono troppo tecniche.” Troppo facile. A questo punto tanto vale pubblicare solo i finali dei libri, visto che al 90% dei lettori interessa lo scontro finale col cattivo e/o il coronamento della love story e/o. E sì, ho detto proprio narcisismo. Perchè solo di questo si tratta; un modo volgare e balordo di dimostrare quanto ci si è dati da fare, quanto si è stati bravi, quanto ci si è documentati, o peggio ancora un desolante atto d’ amore il cui unico risultato è allontanare il lettore e rendergli ancora più indigesto ciò che lo scrittore santifica snocciolando date e numeri e cronologie. Specie se l’ escamotage usato per sbandierare la propria erudizione è il dialogo tra personaggi che già dovrebbero sapere di cosa stanno parlando. Invece ti ritrovi con militari di carriera che raccontato ad altri militari di carriera come funzionano i sistemi bellici. Come se fossero degli idioti che non sanno nemmeno dove lavorano. Grant Morrison,diventato sceneggiatore di “X-Men”, spazzò via la ridicola fissa di claremont per gli spiegoni:”quello spara raggi dagli occhi. A quest’ altro escono gli artigli dalle mani. Che senso ha mettere didascalie strapiene di testo per spiegare qualcosa che ognuno può vedere?”. Non ha senso, infatti. Ma il narcisismo non l’ ha mai avuto.
-La notizia del giorno: berlusconi non è mafioso. Ci ha provato, ma si sa che la mafia vuole solo gente onorata e rispettabile nelle sue fila....
-La frase del giorno: “Il grande genio si rivela nel non far niente di particolare per dimostrarlo”. (Hermann Melville. Ecco, appunto....)
martedì 1 dicembre 2009
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,..cosa che succede quasi soltanto nella scrittura, dove non vige la stessa censura e lo stesso bisogno di impatto visivo del cinema, ad esempio.
RispondiEliminaeppure il narcisismo da "chi si loda si imbroda" è presente quasi ovunque.. sarebbe interessante che tu proponessi una soluzione e/o una pena per chi ecceda nell'uso di tale qualità. O che almeno ci risarciscano per gli indiscussi danni psicologici ed economici che tale lettura ci ha provocato..
Ma infatti,gli eccessi narcisistici ci sono un po' in tutti i campi artistici;anche il cinema non ne è immune(anzi:pensa solo agli inutili virtuosismi di camera ed effetti speciali dei vari emmerich, lucas e simili...ma la lista è quasi infinita).Quanto alla soluzione e/o pena per l'eccesso,penso che non ne esista una migliore del passaparola:se un film,un libro,un disco o quant'altro è una merda,basta dirlo senza farsi intimorire dai nomi coinvolti,e scoraggiare gli altri all'acquisto,lettura o visione.Ovvio,la stroncatura deve poggiare su argomentazioni valide.Ma capirai meglio cosa intendo tra domani e venerdì...;-)
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