Funziona così. Sempre. Passi interi pomeriggi a fissare lo schermo cercando le parole giuste da mettere su un foglio bianco, senza trovarle. Se le trovi, non ti soddisfano. Cerchi qualche buona idea negli archivi della tua mente, nelle registrazioni fatte al tuo registratore portatile (Dale Cooper docet, ma io non mi rivolgo alla fantomatica Diane), sui tuoi quadernetti per appunti. Niente. Niente che tu abbia voglia di raccontare, almeno. O sia in grado di raccontare in quel momento. Poi, dopo pranzo, sei seduto in poltrona, stai leggendo un racconto di Roald Dahl... ed arrivi a quella frase. Una sola frase. E voilà. Gli archivi si spalancano, i fogli volano dappertutto come nella sequenza iniziale di Ghostbuster, vergogna su di voi se non l’ avete mai vista. Prima ancora che te ne renda conto, hai in mente la storia dall’ inizio alla fine. O meglio, hai in mente qualcosa che sarà l’ ossatura della storia. Che nel frattempo è stata cambiata almeno altre venti volte da quando ti è venuta in mente. Il finale, l’ ambientazione... i personaggi. E cambia, continua a cambiare; anche quando ti precipiti al pc per iniziare a scriverla, sta ancora cambiando. Solo il titolo rimane uguale (almeno fino adesso). Un titolo che utilizza un plurale fuorviante... o forse no. Non lo so ancora. Di solito i titoli alle mie storie li do’ una volta finito di scriverle, perchè non so mai nemmeno io esattamente cosa succederà. Ma per questa non ho avuto esitazioni. Tutto molto chiaro. La storia di un uomo che si sveglia una mattina e... Niente. Non vi dico niente di niente, se non che mi auguro di riuscire a cavare qualcosa di valido ed agghiacciante (come già pronosticato da qualcuno) da questa storia una volta portatala a conclusione, una storia che deve molto tanto a Roald Dahl quanto a Richard Matheson. Maestri della suspense e del paradosso. Chissà se la loro creatività funziona (va) così. Se scattava come un interruttore di fronte alle cose più insignificanti. Non lo so. Nè so dove andrò a parare esattamente io con “Empuse”. Sarà davvero fuorviante quel plurale? Non lo so. Immagino che tra qualche pagina lo scoprirò. E poi di nuovo a bomba sull’ episodio uno, libero finalmente da quell’ impasse che lo aveva bloccato finora. Pensare che mi è bastata un po’ di serenità e di entusiasmo per superare il blocco dello scrittore. E non era una notte buia e tempestosa. Ma solo un pomeriggio di pioggia....
-La notizia del giorno: fazio vuole sconfiggere l'influenza h1n1 prima che muti. E si ritrovi così a capirci ancor meno di quanto ci capisce adesso.
-La frase del giorno: “Non so da dove cominciare. E neanche so quando smettere, in genere.” (Groucho Marx)
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