E rieccomi qua... leggermente in ritardo, rispetto al solito orario di pubblicazione dei post. Cominciamo coi ringraziamenti a tutti coloro che hanno incrociato le dita, ed hanno fatto sì che io potessi partire per Roma più contento di quanto già non fossi.* A loro, ed alla splendida persona che mi ha donato un dolcissimo, commovente risveglio lunedì mattina. Proprio con lei ho condiviso un’ esperienza, per me non nuova, sabato pomeriggio; abbiamo preso insieme il treno, sedendoci davanti ad una donna, che dopo avermi dato un paio di sguardi, si è alzata ed ha cambiato posto, forse vagone, prima ancora che il treno partisse (e facendo agli effetti una figura barbina, come suggerito da chi era con me; poteva almeno aspettare la prima fermata e dissimulare la cosa come una discesa) probabilmente turbata dal trovarsi di fronte un individuo completamente di nero vestito, avvolto in un lungo cappotto di pelle ed in una sciarpa che sfiora i due metri di lunghezza. Per me è prassi, come normali sono stati gli sguardi oscillanti tra l’ incuriosito e l’ inquieto che hanno accompagnato la mia escursione capitolina. Acqua sul marmo, per citare la Tigre della Malora; niente di nuovo dagli sguardi che evoco nella nebbiosa Milano e provincia. Non ci faccio nemmeno più caso. Eppure per due volte mi è stata posta una domanda che, pur differendo nei termini, rimaneva invariata nella sostanza: non ti secca essere guardato in questo modo, trattato così, evitato? Risposta: assolutamente no. Anzi. Confesso che provo una sorta di sadico divertimento, venato di compassione, di fronte agli sguardi sorpresi ed intimoriti di persone che mi guardano come fossi un pericoloso assassino. Non è boria, nè il desiderio di scatenare questa reazione che mi porta a vestirmi in un certo modo: si tratta semplicemente del bisogno, di sentirsi a proprio agio con sè stessi. Oh, certo; anche io ho avuto la mia fase “colorata” e “di massa”, mi vestivo in maniera ordinaria e colorata per confondermi ed uniformarmi al resto del mondo. Ma che senso ha farlo, quando quel mondo non lo si condivide, quando il proprio precetto morale è essere, anzichè apparire? Paradossalmente, ero più a disagio allora che oggi, quando il mio trench e la mia sciarpa nera provocano occhiate intimorite e battute da parte di cretinetti che si rivelano poi esperti della fuga; si sa mai che “Van Helsing” abbia davvero una balestra con sè, e l’ intenzione di usarla. (meglio “Van Helsing” rispetto al “matrix” con cui mi chiamano talvolta alcuni maestri della risata... non fosse altro perchè non sono un computer, e quindi al massimo sarei “Neo”, ma valle a spiegare, certe sottigliezze, a chi ha un solo neurone in franchising nella testa ). Perchè farmi ghettizzare in questo modo, mi ha chiesto Christian Floris durante l’ intervista. Risposta: uno la ghettizzazione non la cerca, la subisce da parte di chi non riesce a vedere al di là del proprio naso. Ed a quel punto, il problema non è mio, ma loro. Che magari vorrebbero girare per strada insoddando un pagliaccetto rosa o solo un perizoma tigrato, ma si ripiegano su canoni dettati da mode fuggevoli ed effimere, sul dogma della massificazione, dell’ apparire anzichè dell’ essere. Quella strada l’ ho battuta anni fa; non mi piaceva, troppo trafficata. Odio il traffico. Così ho imboccato un sentiero non asfaltato, ma assai più congeniale. Qualcuno ha pensato di seguirmi, e sono coloro che oggi chiamo “amici”, persone che non si sono limitate a guardare, ma hanno voluto vedere cosa c’era dietro certi abiti, certe pose, certi atteggiamenti consapevoli e no (penso ad esempio alla mia camminata, che qualcuno definisce “da nazista”, altri “impostata”, e per me è semplicemente naturale). Persone del genere sono capaci di ridarti un po’ di fiducia nel prossimo; gli altri, scappino pure dal vagone. La fatica di trovarsi un posto dove i loro piccoli schemi mentali non vengano turbati la fanno loro, non certo io...
-La notizia del giorno: il ministro dell’ economia (ahahahahahahahahahah....) giulio tremonti difende il posto fisso. confindustria lo critica aspramente. berlusconi si schiera col suo ministro e ne condivide le parole, respingendo le critirche “della sinistra”. Quindi anche emma marcegaglia e tutti gli industriali si scoprono bolscevichi. Pensa te....
-La frase del giorno: “Sono quel che sono e questo è tutto quel che sono.” (Popeye)
* appena avrò due soldi da parte vi assumerò nella mia task force di incrociatori di dita... siete troppo in gamba, cazzo...
-.- sono contenta che si uniformino, bobby. un tizio in perizoma tigrato in pieno autunno mi bloccherebbe la crescita ( ammesso che io stia crescendo, cosa su cui la mia personale task force sta ancora indagando... dal 2006 a oggi non hanno rilevato aumenti sostanziali né verso l'alto, né verso i lati né all'indietro (?) del mio corpo...).
RispondiEliminae poi, MA COSA DICI?? non hai notato che EVIDENTEMENTE alla tipa scappava da pisciare/doveva andare a incontrarsi con un'amica nell'altro vagone/voleva sgranchirsi le gambe ( e poi non ci ha più ritrovati e/o è arrivata alla sua fermata)????
... vedi?? è per la gente con così poca fiducia come te che le cose vanno male! sei antiitaliano! un pò di ottimismo, in fondo la crisi è passata...( o non c'è mai stata..)
Ma... ma... ma vuoi dire? Oh Uzala, mi crolla il mondo addosso (cit.)... si vede che era stato dato in appalto anche quello ad Impregilo... Comunque sulla tua eventuale crescita ci sarà a breve una puntata speciale di Voyager, dove si dimostrerà che più che altro stai invecchiando (e se non vedrete più post su questo blog, sappiate che sarà a causa di questo mio improvvido commento!^^)
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