Ciò che facciamo quando siamo disperati è ciò che siamo veramente. Grande verità. Mi chiedo se non possa valere anche per gli stati di grazia che ogni tanto l’ esistenza concede a noi povere pedine vaganti, impazzite, sulla scacchiera della vita secondo la strategia del Fato. Mi chiedo, soprattutto, se non siamo meglio predisposti a trascorrere la nostra esistenza in un determinato modo, ed in definitiva non facciamo altro che inseguirlo più o meno consciamente. Non necessariamente il classico “e vissero tutti felici e contenti”, dove è comodo ed opportuno pensare che i protagonisti, dopo mille traversie, avranno finalmente la gioia e la serenità che meritano, senza più nemmeno l’ ombra di un problema. Solo gioia e serenità. Già. Quante insidie nascondono, però, queste parole cui tutti aspirano. Per esempio il senso di colpa. In questo periodo in cui tutto sembra andarmi nel migliore dei modi possibili, ne sono spesso vittima. Parlo con amici e conoscenti, raccolgo le loro confidenze, i loro sfoghi, ascolto mille problemi grandi e piccoli... e mi vergogno quasi della felicità che provo. Quelle che una volta vedevo come grane insormontabili si rivelano oggi ostacoli da niente, da affrontare con una risata sprezzante anzichè con la fronte corrucciata di chi pensa “non ce la farò mai, sarà sempre così.”. Quello che avevo ritenuto essere uno stile di vita a me consono, l’ unico cui potessi aspirare, per non dire che meritassi, oggi mi appare lontanissimo. Eventi e persone hanno aperto la fossa dove avevo gettato quasi tutte le mie speranze ed illusioni. Le quali, scoperto che esiste ancora un sole capace di riscaldarle, hanno ripreso a vivere e prosperare. Eppure sono così fragili, così insicure. Ogni volta che si presenta un piccolo contrattempo, quelli che un tempo erano normale amministrazione, tremano e si guardano l’ un l’ altra, spaurite. Un’ improvvisa riunione sindacale, una spesa imprevista, un piccolo incidente raro ma banale nella sua quotidianità. Cose con cui prima convivevi ogni ora di ogni giorno. Adesso, però, il cuore e l’ istinto sussultano pensando “ecco, ci siamo. Te lo sei goduto questo periodo? Bene, perchè hai appena sentito il segnale che l’ ora d’ aria è finita. Si torna in cella. Solo un secondo fa non avevi nemmeno una preoccupazione; adesso ricomincerai ad averne, tutto tornerà ad essere insormontabile, di quel poco che avevi ottenuto ti rimarrà solo un ricordo sbiadito appuntato sull’ anima con una puntina spuntata. Chi te l’ ha fatto fare? Se niente hai, niente puoi perdere“. Quante volte, in questi mesi, sono stato sfiorato da simili pensieri. Non durerà. Devo prepararmi a perdere tutto quel che ho guadagnato ultimamente. Presto tornerà tutto come al solito. Dico spesso ridendo che ho paura di rispondere al citofono ed al cellulare perchè temo sia il Karma, venuto a presentarmi il conto. E non ho dubbi che verrà, che il conto sarà salato. Allora ecco che ricomincia a salire l’ ansia, la preoccupazione, la paura di perdere se non tutto, almeno tutto ciò che è importante e per me conta davvero. Che nulla ha a che vedere con la mia embrionale carriera letteraria. Sono altre le cose, le persone, che temo usciranno dalla mia vita. Anche se so che non lo faranno, anzi mi staranno più vicine... il timore è sempre lì, in agguato. Acquattato nel buio di un cespuglio, pronto ad azzannare le mie speranze che danzano insieme alle illusioni. Mi chiedo quando il predatore spiccherà il balzo, chi sopravviverà. Mi chiedo se solo io mi arrabatto con simili timori, perchè non sappia godermi il momento senza dovermi preparare sempre al peggio. Mi ritrovo ad invidiare coloro che, metaforicamente ma nemmeno troppo, vivono senza alcun pensiero, alla giornata, prendendo la vita come viene ed obnubilando dolori e dispiaceri davanti ad uno megaschermo che trasmette la partita della loro squadra del cuore. Beati loro che ci riescono. Io continuo a pormi domande su domande, cercando di individuare il meccanismo interiore che le fabbrica a getto continuo. La sua ultima fatica è questo interrogativo: forse in qualche modo spero di tornare presto ad una sorta di vuoto pneumatico esistenziale, fatto di routine e monotonia, perchè è qualcosa che l’ esperienza mi ha insegnato a gestire? Rispondo a me stesso con una domanda: anche se fosse, perchè non potrei, non dovrei lottare per tenere con me quanto di bello ho avuto in questo periodo? Meglio ancora: perchè non dovrei affrontare qualsiasi problema, per serio che sia, con la stessa determinazione ed energia che mi muove oggi... e forse in definitiva mi ha sempre sostenuto, altrimenti non sarei mai arrivato sino a qui? Ammesso poi che di problemi si tratti, e non di quisquilie che oggi vedo con occhi diversi. Una volta erano magagne su cui perdere il sonno. Oggi, ricondotte alle loro reali dimensioni, posso al massimo borbottare con un sopracciglio inarcato “tutto qui?”, prima di mettersi le mani in tasca ed andarmene fischiettando. A guardarli bene, non sembrano nemmeno problemi. Come ho potuto considerarli tali? Perchè i tempi cambiano. Ma certi meccanismi, dentro di noi, lavorano sempre senza sosta, adattandosi alle circostanze...
-La notizia del giorno: papa ratzy: “un politico credente è un politico credibile”. Immagino non abbia mai sentito parlare di rocco buttiglione...
-La frase del giorno: “Sempre bene non può andare, sempre male non può durare.” (Enzo Biagi)
;_; ca pucci che sei!
RispondiEliminaE' davvero bello leggerti così...con tutte le ansie/paure/pessimismi del caso ma tuttavia fel--diciamo contento che sennò ti spaventi.
E come hai potuto pensare di non meritarlo? Adesso vedi di non portarti sfiga da solo...per quel poco poco che riguarda me, ho intenzione di continuare a romperti per moooolto tempo! D'altronde "sono tua amica" :P
Ecco,lo sapevo che la fase positiva non poteva durare...
RispondiElimina-________-
dovresti ridimensionare i tuoi problemi e anche te stesso.. i problemi sono più piccoli, tu sei più grande. non devi aspettare che qualcosa o qualcuno ti strappi dal baratro del quotidiano, che getti acqua fresca sul tepore, che ti faccia sobbalzare in modo che tu non senta più il peso di paure infondate.
RispondiEliminafallo tu, e quando le cose torneranno ad andare non dico male, ma molto male, resisti. non tornare indietro, ma lascia ciò che non porta nulla e rinizia nuovamente da capo, nudo e solo.