martedì 1 settembre 2009

Tre epifanie

Giovedì scorso, sul treno per Milano, ho avuto tre epifanie, inteso come rivelazione, e non nel senso che una vecchina su una scopa mi ha portato tre calze piene di dolci fuori stagione. Particolare interessante: il thesaurus di Word non contiene “epifania” tra le parole di cui può fornire sinonimi. Poi mi chiedono perchè non uso il correttore di Word. Come posso affidarmi ad una macchina che ne sa meno di me? Comunque... ecco di seguito le tre rivelazioni che ho avuto. Non aspettatevi qualcosa di epico;sono solo constatazioni, per lo più banali, ma che hanno provocato riflessioni che ho piacere di condividere con voi.

-Non guardo abbastanza in alto. Niente di mistico; intendo proprio in senso letterale. Mi sono reso conto che il mio campo visivo si concentra nelle direzioni dritto (soprattutto)- basso- sinistra- destra- dietro. In alto mai o quasi. Era una cosa di cui avevo già avuto sentore qualche settimana fa, ed anche nella visita a Torino. Se passo sotto un monumento, sotto un palazzo, fossi anche solo davanti ad uno scaffale, guardo ovunque fuorchè in alto. Non riesco a capire perchè. Nè oso immaginare quante cose mi sia perso in tutti questi anni, soprattutto perchè non ricordo da quando ho imposto questo assurdo, inconscio limite alla mia vista. Troppo di fretta? Meno aperto mentalmente di quanto mi vanto di essere? Psicologi dilettanti, fatevi avanti. La riflessione ha attivato il processo creativo, ed ho la sensazione che darà qualche frutto narrativo in un futuro più o meno prossimo. Nel frattempo, un buon proposito per l’ anno prossimo: passare qualche ora al giorno, tutti i giorni, a passeggiare guardando solo in alto. Pazienza se vado a sbattere oppure urto qualcuno.

-Il tempo non scorre uguale per tutti. O forse è più corretto dire che alcune mie aspettative, nate da pregiudizi e considerazioni avventate, sono andate fortunatamente deluse. Me ne sono reso conto incontrando Mabelle. Non ci vedevamo da dodici anni; l’ ho lasciata che era una ragazza solare, piena di vita, acuta ed un po’ randagia (in senso buono). L’ ho ritrovata esattamente come l’ ho lasciata ed amavo ricordarla; l’ essere diventata una donna, il matrimonio ed i mille problemi di tutti i giorni non l’ hanno cambiata di una virgola come invece avevo temuto. Di ciò sono molto contento. E’ bello vedere che c’ è qualcuno capace, a differenza di me, di non farsi imbruttire dal cinismo di un’ esistenza puttana. Sono contento che sia mia amica. Che lo sia ancora. Di averla rivista, di aver parlato con lei e scoprire che dodici anni di lontananza non ci hanno allontanato. Grazie, Maby. Buon proposito per l’ anno prossimo: convincerla che i fumetti Marvel sono migliori di quelli della Distinta Concorrenza.

-La solitudine della falena. Durante il viaggio di ritorno, accanto al finestrino, ho osservato attentamente una falena entrata chissà quando, chissà da dove (l’ orgoglio mi ha impedito di mettermi ad urlare scompostamente come faccio di solito; qualunque cosa abbia più di quattro zampe e meno di una mi provoca questa reazione). Ed ho provato un’ enorme tristezza nel vederla avventarsi furiosamente contro il vetro, cercare di raggiungere la libertà degli spazi aperti che un’ invisibile, incomprensibile barriera trasparente le negava. L’ ho vista posarsi sul bordo del finestrino, sconsolata, come a chiedersi perchè. Ho visto tutto questo, e qualcosa mi ha ostruito la gola. Quante volte ho bramato qualcosa che potevo vedere ma non raggiungere, quante volte ho cercato di guadagnare qualcosa che credevo, a torto o ragione, mi spettasse, e mi è stata negata da barriere invisibili, trasparenti, inesistenti, eppure crudelmente tangibili? Quanti di noi sono come quella falena? Quanti hanno poi rinunciato a lottare, rassegnandosi ad una vita da reclusi in un fetido vagone delle ferrovie, convinti di essere liberi, ma prigionieri di una gabbia che non riescono o non vogliono vedere, dalla quale non sanno evadere? Eppure, forse, la possibilità di raggiungere ciò che desideriamo esiste, ed è solo un passo più in là. La falena l’ ha trovata all’ altezza di Bovisa: colta da chissà quale istinto od intuizione ha infilato il finestrino spalancato, pochi centimetri più su rispetto a dove si era accanita fino a quel momento, ed è sparita rapidamente, lontano. Non l’ avevo aiutata per paura di ferirla con la mia innata delicatezza; ma quando l’ ho vista allontanarsi, mi sono scoperto a sorridere, come mi piace pensare che abbia fatto lei che ha combattuto senza arrendersi per riguadagnare la meritata libertà. Ho sorriso mentre il groppo che mi ostruiva la gola svaniva per incanto, e maturavo il mio ultimo buon proposito per l’ anno prossimo: essere come quella falena.
Adesso non resta che arrivare all’ anno prossimo per mantenere questi buoni propositi anticipati. Non posso non chiedermi quale delle due cose sarà la più complessa.

-La notizia del giorno: La Disney acquisisce la Marvel per 4 miliardi di dollari. Gambadilegno subito reclutato nei Thunderbolts. Rhulk devasta Topolinia. Ah, e come pensavo, Paperoga è uno Skrull. E vorrei tanto poter credere che si tratti solo di una battuta, ma...

-La frase del giorno: “L’ intelletto trova tutto ridicolo, la ragione quasi nulla.” (J. W. Goethe)

2 commenti:

  1. Innanzitutto, da psicologa/esperta in seghe mentali, ti dico che chi guarda in basso è infelice in cronico o preoccupato in acuto.
    Il che ci porta alla falena. Bellissimo pezzo, ci possiamo riconoscere in molti in quell'esserino che non riesce a liberarsi...ancora peggio quando SAI come potresti liberarti e dire addio al "vagone fetido" (bene, vedo che lassù a Milàn le condizioni dei treni sono uguali a qui) ma non hai la forza o il coraggio di farlo.... :(

    "c’ è qualcuno capace, a differenza di me, di non farsi imbruttire dal cinismo di un’ esistenza puttana"
    Dì la verita, li scrivi tu i testi di Ligabue!

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