Buon compleanno a Lene Marlin, una delle migliori cantautrici contemporanee,che ha scelto di non scendere a facili compromessi per non anteporre la propria immagine alla propria Arte. Sarà per questo che, quando vado ad informarmi sulla data esatta d’ uscita di un suo nuovo CD, mi sento sempre rispondere che “Lene Marlin non è una di quelle cantanti che devi prenotare...” .Sarà questo, ed il fatto che gli italioti non capiscono niente di musica. No problem; preferisco una cantante misconosciuta ma impareggiabile di cui non ho bisogno di prenotare i CD che vedere Lene menzionata nelle pagine del gossip, vuoi perchè picchiata dal fidanzato, vuoi perchè cerca di dimostrare di essere una buona madre per figli avuti solo a scopi pubblicitari, vuoi perchè in lotta con mezzo mondo per adottare figli allo stesso scopo...
Buon compleanno a Belinda Carlisle; “chi ?”. Una delle voci più belle degli anni ’80, quando la musica anche se commerciale aveva una sua dignità ed interpreti noti per le loro capacità canore e non per il flirt della settimana. L’ avevo mio malgrado rimossa; lo spot di una cucina, il cui sottofondo era una coveri (pessima) di uno dei suoi maggiori successi, me l’ ha riportata alla mente. Da allora ho recuperato tutti i suoi dischi, e sopportato i “chi?” di quanti mi chiedono quali siano i miei cantanti preferiti. Ogni volta che becco qualcuno che mi dice “Ah, grande Belinda Carlisle!” mi viene quasi da piangere. Se poi conosce anche Lene Marlin, potrei anche farlo. Se le apprezza pure... uhm. Basta così. Potrebbero esserci dei bambini all’ ascolto. O qualcuno con un quoziente intellettivo equivalente. Buon compleanno a queste due Artiste, amiche e compagne che sempre mi soccorrono quando cerco un po’ di dolcezza e di grinta nei miei momenti di relax, e celebro anche, indegnamente, nel doppio “video della settimana”.
Buon compleanno a Giulietta Ricorsi. Che nacque oggi e morì pochi giorni dopo nel ripostiglio degli attrezzi del suo giardino, nell’ indifferenza dei salici. Giulietta Ricorsi, che mi donò i suoi occhi, la sua mente, la sua personalità in una fulminante epifania. Accadeva giusto un anno fa: ero andato a trovare un’ amica, con cui di lì a poco mi sarei trovato coinvolto in un paradossale esempio di come in Italia il merito non sia mai riconosciuto (o quasi mai), ed uscii sul balcone. Senza accorgermene, varcando la soglia della porta- finestra divenni Giulietta. Perchè guardai giù. E la bambina guardò su. La vedevo distintamente dalla finestrella del capanno degli attrezzi che sorge nel giardino di questa mia amica. Che in realtà è vicino al muro di cinta, e non tra due salici. E che la mia amica non riesce più a guardare con la stessa serenità già da quando, quel fatidico pomeriggio, le dissi “Ehy, pensa che roba se adesso guardi e vedi una bambina nel capanno che ti guarda!” . “Smettila!” mi intimò lei. Ma ormai il danno era fatto. La storia stava già germinando nella mia mente, crescendo come un virus che assimila tutto ciò trova sul suo cammino. “Io guardai giù. E la bambina guardò su”. E poichè in quel periodo stavo cercando di risolvere un’ imitazione del Cubo di Rubik ( impresa non ancora portata a compimento, e che mi spinge a dedicarmi solo al Cubo di Lemarchand, sicuramente più gratificante una volta risolto) la bambina mi concesse solo uno sguardo, prima di tornare a dedicarsi al rompicapo per eccellenza. L’ evolversi del racconto fu del tutto imprevisto ed imprevedibile; uno dei pochissimi casi in cui nemmeno io avevo idea di dove sarei andato a parare, cosa che, credeteci o no, di solito non accade, perchè il punto di partenza da cui elaboro una storia è sempre la fine: so già cosa deve succedere, e costruisco a ritroso gli eventi che portano a quella conclusione. Che poi talvolta gli eventi alterino anche il finale cui volevo giungere, nella forma se non nella sostanza, è un altro discorso. E dimostra ancora una volta quanto sia viva, potente e capricciosamente autonoma la cretura fatta di idee e parole che vive in simbiosi con noi. La cosa singolare è che, al di là di tutte le influenze ed i rimandi che echeggiano nella storia, (e ce ne sono probabilmente più di quanti io stesso immagini), “Tra i salici” sta diventando un piccolo cult come “Comitato di quartiere”,ma ben pochi sembrano averne compreso il finale... che manco a dirlo, si rifà ad una teoria esposta in un libro che stavo leggendo proprio in quei giorni. A pensarci, c’ è da rimanere turbati per come sia tutto sotto i nostri occhi, che spesso guardano ma non vedono. Come la nostra mente, dottor Frankenstein ante litteram, lavori in silenzio, assemblando disparati elementi per dar vita a creature intrise della poesia inafferrabile, spesso tremenda, di cui sono fatti i sogni. Creature che aspettano solo di nascere, che aspettano solo di svelarsi ai nostri occhi, che gridano sono qui, ascoltami, raccontami, sono io, io, io... “Io guardai giù. E la bambina guardò su”. Buon compleanno a Lene, Belinda e Giulietta.
E possa quest’ ultima riposare in pace, nel cuore dei lettori che la amano.
-La notizia del giorno: Berlusconi dichiara che a settembre inizierà la guerra alla mafia. Mi sembra di sentire Averell che, per farsi eleggere sindaco di Daisy Town, prometteva di cacciare dalla città i Dalton.
-La frase del giorno: ” Das, was man sich vorstellt, braucht man nie zu verlieren.” (C. Barker)
Buon compleanno a Belinda Carlisle; “chi ?”. Una delle voci più belle degli anni ’80, quando la musica anche se commerciale aveva una sua dignità ed interpreti noti per le loro capacità canore e non per il flirt della settimana. L’ avevo mio malgrado rimossa; lo spot di una cucina, il cui sottofondo era una coveri (pessima) di uno dei suoi maggiori successi, me l’ ha riportata alla mente. Da allora ho recuperato tutti i suoi dischi, e sopportato i “chi?” di quanti mi chiedono quali siano i miei cantanti preferiti. Ogni volta che becco qualcuno che mi dice “Ah, grande Belinda Carlisle!” mi viene quasi da piangere. Se poi conosce anche Lene Marlin, potrei anche farlo. Se le apprezza pure... uhm. Basta così. Potrebbero esserci dei bambini all’ ascolto. O qualcuno con un quoziente intellettivo equivalente. Buon compleanno a queste due Artiste, amiche e compagne che sempre mi soccorrono quando cerco un po’ di dolcezza e di grinta nei miei momenti di relax, e celebro anche, indegnamente, nel doppio “video della settimana”.
Buon compleanno a Giulietta Ricorsi. Che nacque oggi e morì pochi giorni dopo nel ripostiglio degli attrezzi del suo giardino, nell’ indifferenza dei salici. Giulietta Ricorsi, che mi donò i suoi occhi, la sua mente, la sua personalità in una fulminante epifania. Accadeva giusto un anno fa: ero andato a trovare un’ amica, con cui di lì a poco mi sarei trovato coinvolto in un paradossale esempio di come in Italia il merito non sia mai riconosciuto (o quasi mai), ed uscii sul balcone. Senza accorgermene, varcando la soglia della porta- finestra divenni Giulietta. Perchè guardai giù. E la bambina guardò su. La vedevo distintamente dalla finestrella del capanno degli attrezzi che sorge nel giardino di questa mia amica. Che in realtà è vicino al muro di cinta, e non tra due salici. E che la mia amica non riesce più a guardare con la stessa serenità già da quando, quel fatidico pomeriggio, le dissi “Ehy, pensa che roba se adesso guardi e vedi una bambina nel capanno che ti guarda!” . “Smettila!” mi intimò lei. Ma ormai il danno era fatto. La storia stava già germinando nella mia mente, crescendo come un virus che assimila tutto ciò trova sul suo cammino. “Io guardai giù. E la bambina guardò su”. E poichè in quel periodo stavo cercando di risolvere un’ imitazione del Cubo di Rubik ( impresa non ancora portata a compimento, e che mi spinge a dedicarmi solo al Cubo di Lemarchand, sicuramente più gratificante una volta risolto) la bambina mi concesse solo uno sguardo, prima di tornare a dedicarsi al rompicapo per eccellenza. L’ evolversi del racconto fu del tutto imprevisto ed imprevedibile; uno dei pochissimi casi in cui nemmeno io avevo idea di dove sarei andato a parare, cosa che, credeteci o no, di solito non accade, perchè il punto di partenza da cui elaboro una storia è sempre la fine: so già cosa deve succedere, e costruisco a ritroso gli eventi che portano a quella conclusione. Che poi talvolta gli eventi alterino anche il finale cui volevo giungere, nella forma se non nella sostanza, è un altro discorso. E dimostra ancora una volta quanto sia viva, potente e capricciosamente autonoma la cretura fatta di idee e parole che vive in simbiosi con noi. La cosa singolare è che, al di là di tutte le influenze ed i rimandi che echeggiano nella storia, (e ce ne sono probabilmente più di quanti io stesso immagini), “Tra i salici” sta diventando un piccolo cult come “Comitato di quartiere”,ma ben pochi sembrano averne compreso il finale... che manco a dirlo, si rifà ad una teoria esposta in un libro che stavo leggendo proprio in quei giorni. A pensarci, c’ è da rimanere turbati per come sia tutto sotto i nostri occhi, che spesso guardano ma non vedono. Come la nostra mente, dottor Frankenstein ante litteram, lavori in silenzio, assemblando disparati elementi per dar vita a creature intrise della poesia inafferrabile, spesso tremenda, di cui sono fatti i sogni. Creature che aspettano solo di nascere, che aspettano solo di svelarsi ai nostri occhi, che gridano sono qui, ascoltami, raccontami, sono io, io, io... “Io guardai giù. E la bambina guardò su”. Buon compleanno a Lene, Belinda e Giulietta.
E possa quest’ ultima riposare in pace, nel cuore dei lettori che la amano.
-La notizia del giorno: Berlusconi dichiara che a settembre inizierà la guerra alla mafia. Mi sembra di sentire Averell che, per farsi eleggere sindaco di Daisy Town, prometteva di cacciare dalla città i Dalton.
-La frase del giorno: ” Das, was man sich vorstellt, braucht man nie zu verlieren.” (C. Barker)
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