sabato 15 giugno 2013

Zelo in condotta


Nell’uragano di critiche che l’ha giustamente travolta, mi sento di spendere una parola di simpatia ed una di apprezzamento nei confronti di Dolores Valandro.
Non perché sia un sostenitore dello stupro, né nutro rancore nei confronti del ministro Kienge.
Ad innescare le mie riflessioni sono questioni puramente pratiche.
Al netto del buonismo e del politically correct di cui siamo ultimamente inondati, va infatti riconosciuto che l’uscita su Facebook della consigliera leghista è certamente esecrabile, sicuramente censurabile, ma soprattutto -e questa è, in definitiva, la vera colpa- fuori tempo massimo. Va anche riconosciuto che, solo qualche mese fa, una frase del genere sarebbe stata impensabile per varie ragioni; vuoi perché, in un governo nel quale la Lega costituiva l’ago della bilancia, non si sarebbe mai visto un ministro di colore (e probabilmente nemmeno in un altro governo qualsiasi, a dirla tutta, ma poi arrivò il politically correct di cui sopra), vuoi perché Bossi avrebbe bruciato tutti sul tempo, enunciando urbi et orbi la spiritosaggine che, come tale, sarebbe stata decurtata. O il sempre tempestivo Gentilini.
Altri tempi, in cui la Lega viaggiava attorno all’8- 10% dei consensi, che un’uscita come quella della Valandro avrebbe incrementato di qualche ulteriore punto percentuale.
Oggi, invece, si ritrova espulsa, nonostante le scuse di rito (che somigliano sempre ai tentativi di Fonzie di ammettere un errore). La poverina pare incapace di comprendere tanto livore, o più banalmente il tentativo di Maroni di trasformare i cocci della Lega in qualcosa di credibile e lontano dal folklore  che ne ha segnato la storia politica.
Il che, a ben vedere, dà vita ad un curioso corto circuito.
Le ultime tornate elettorali hanno dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la Lega Nord è ormai prossima ad essere inghiottita dal limbo elettorale, nel quale già sono sprofondati (mai troppo presto) i Radicali, Di Pietro ed il suo degno compare Ingroia (il quale, peraltro, non se ne dà per inteso e ci riprova).
Molti attribuiscono questo crollo agli scandali che hanno visto protagonisti Belsito, il Trota ed il resto del “Cerchio Magico”, ma è opinione di chi scrive che la debàcle sia iniziata già ai tempi della fronda sotterranea di Maroni, che da politico navigato e per non fare la stessa fine di Fini (scusate il gioco di parole, e per citare un altro esponente del limbo) ha atteso il momento buono, lasciando che Bossi si impiccasse con le sue stesse mani. Sperava forse, il futuro governatore della Lombardia, di avere poi campo libero trasformare la Lega in un soggetto politico credibile, votabile non solo dagli aspiranti padani rincoglioniti dai rituali a base di ampolle, canottiere, ronde ed altre amenità.
Tutto ben calcolato, salvo per un trascurabile dettaglio: la base dell’elettorato.
Che alle acque del dio Po, ai raduni di Pontida, ai rutti del Capo ed alla terra promessa ci credeva eccome. Di più: li pretendeva.
La sola idea di diventare qualcosa di serio, o peggio ancora di “politico”, ha scatenato il fuggi- fuggi generale, lasciando soli un manipolo allo sbando di Barbari i cui sogni sono diventati incubi.
Così ci ritroviamo col curioso paradosso di un movimento che del razzismo e della misoginia, anche nelle sue forme più becere, ha fatto la sua cifra stilistica, che espelle un suo membro per un’uscita razzista e misogina, nella speranza di accattivarsi qualche voto sdoganando l’idea che la pulizia interna è sempre in corso.
In realtà, chi ha sempre nutrito diffidenza nei confronti della Lega non cambierà idea così facilmente, anzi troverà riconfermate le proprie posizioni di fronte a tanta ipocrisia (perché la Velandro fuori e Tosi, che marciava alla testa di cortei neofascisti, sta ancora lì?).
Mentre chi forse sperava  in un ritorno al passato, agli extracomunitari vestiti da leprotti, ha rimediato solo una cocente delusione.
La Lega non è più quella di un tempo, e tra poco -avanti di questo passo e per fortuna- non sarà semplicemente più.
Quale colpa ha la Valandro in tutto questo?
Quella di essere il dito contro cui gli stupidi si avventano, senza vedere cosa indica.
Non la celeberrima luna.
Ma un passato per fortuna ormai sepolto, della cui inumazione non s’è resa conto, o non sa capacitarsi, ed un movimento che preferisce occultarlo anzichè farci i conti sul serio.
Questa è l’unica, vera, grande colpa della pasionaria verde.
Il resto è solo stupidità.
Politicamente corretta o meno.

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