Vestirmi in modo che la vulgata comune definisce “strano” non è cosa recente; da che ricordo, mi tiro dietro questo problema dall’adolescenza. Allora venivo deriso più o meno pesantemente per il mio look da pseudometallaro, la qual cosa mi lasciava in bilico tra una certa tristezza (chi sarebbe felice di essere preso in giro per come si presenta?) ed una masochistica ilarità. Perché pur essendo oggetto di lazzi e sbeffeggi, erano lazzi e sbeffeggi divertenti e ficcanti, un po’ più elaborati del rozzo “ma come cazzo sei vestito”. Erano, soprattutto, lazzi e sbeffeggi coraggiosi. Gli autori avevano abbastanza amor proprio da dirti cosa pensavano di te guardandoti in faccia. E’ possibile provare nostalgia per un periodo in cui si era una sorta di zimbello per i propri coetanei, tutti ansiosi come me di mostrarci più “grandi”, non necessariamente adulti, di quel che eravamo? A quanto pare sì. M’è accaduto sabato pomeriggio, quando il mio abbigliamento è stato oggetto, nello spazio di un centinaio di metri, di indebite attenzioni. Dapprima un prode automobilista, che ha atteso lo scatto del semaforo verde per gridarmi dietro “vergognati!” dopo che avevo attraversato la strada. Di cosa dovessi vergognarmi, non saprei. Dei jeans neri? Della felpa in tinta? Dell’impermeabile bianco a corredare il tutto? Mistero. Fatto sta che, ormai sotto casa, incappo in un drappello formato da mezza dozzina di biNbiminKia, età media 14- 16 anni (ma forse anche meno), che sbucano dall’angolo e mi vengono incontro. Io proseguo per la mia strada, assorto sul cellulare; li noto appena, a stento mi accorgo che le loro grida sguaiate si sono trasformate in mugugni e risatine. Ci passiamo accanto, in direzioni opposte. E quando sono ormai dietro di me, li sento. Prima i passi in corsa, sempre più vicini. Poi le urla. “Fermo, non fare il coglione!”. Senza particolare fretta, mi volto. In tempo per beccare uno di loro, paurosamente simile ad un tronista in scala 1:144 sia per l’abbigliamento che per l’aria arrogante, fermarsi all’istante, ritornando al trotto dai suoi allarmati compagni dopo avermi scoccato un’ultima occhiata di disapprovazione. “Salve, lo scusi, è uno scemo”, balbetta uno di loro. Resto lì a guardarli, mentre si allontanano, ricoprendo di insulti e spinte il mancato aggressore. Ogni tanto si voltano a guardarmi, e mi trovano ancora lì, accigliato. Allungano il passo. Forse temono di aver provocato quello sbagliato. Che sotto quell’impermeabile nasconda chissà cosa. Un coltello, forse addirittura una pistola. In realtà, lì sotto c’è solo tanta amarezza. Non per quello che è accaduto. Ma per quello che poteva accadere, e non s’è verificato. Che il sestetto fosse la classica banda di adolescenti in libera uscita il sabato pomeriggio era evidente. Che in mezzo a loro dovesse esserci, per contratto, il coglione di turno era scontato; una vera compagnia (si chiamano ancora così?) non può definirsi tale se manca. Ma che alla coglionaggine si dovesse associare anche tanta vigliaccheria, mi ha veramente depresso. Perché non è la prima volta che capita. Il che mi porta a chiedermi che razza di nuove generazioni stanno ereditando questa miserabile palla di fango. Intendiamoci, non dico di aspirare ad essere la notizia d’apertura di “studio aperto”, del “tg4” o di qualche quotidiano locale. Anche perché essendo i biNbiminKia in questione palesemente italiani al massimo avrei potuto ottenere un trafiletto a margine. “Branco assale trentatreenne vestito in modo strano.Ma si sa, son ragazzi”. Una cosa così. Però avrei tanto preferito che il giovin spavaldo mi affrontasse a muso duro dicendomi che sono ridicolo, che sembro uscito da un brutto film horror, qualunque cosa, invece di vederlo fuggire come un coniglio impaurito. Tornando di corsa dai suoi degni compari, tutti pronti a smarcarsi, neanche fossero obbligati a scarrozzarselo dietro, sperando non faccia danni o si smarrisca strada facendo. Sa, è fatto così, sia comprensivo. L’episodio mi ha fatto tornare indietro di una quindicina d’anni, quando anche noi, alla loro età, si prendeva in giro questo o quell’altro. Senza dover simulare aggressioni. E se, fatalità, il bersaglio dello scherzo dimostrava di non gradire, immediatamente si faceva quadrato attorno all’amico fesso dalla lingua troppo lunga o dalla voce troppo alta. Salvo poi cazziarlo in privato. Ma almeno di fronte al pericolo, quasi sempre solo immaginato, ci si compattava. Oggi si punta alla rapidità di fuga, perché è facile essere coraggiosi al sicuro nella propria auto o quando si hanno buone gambe. E se ci scappa l’errore di calcolo, è più facile invocare la clemenza della corte che assumersi le proprie responsabilità. Può anche essere che, come diceva qualcuno, ricordi il passato più glorioso di quel che era in realtà. Ma non mi pare proprio che fosse così squallido come questo nostro presente.
-La curiosità del giorno: berlusconi e bersani sono nati lo stesso giorno, il 29 settembre. Devo parlare col loro sceneggiatore.
-La frase del giorno: “Il destino di questa vita è di essere condotta al più alto grado del disgusto di vivere.” (S. Kierkegaard)
O_o sono scioccato!!!! ma tu guarda che gente -.-''. Beh, forse questo mio commento è scontato, sopratutto perchè a me è successo per ben due volte che qualcuno (i classici rompicoglioni), mi gridassero all'improvviso qualcosa che non capivo neppure mentre mi superavano in auto e io ero in bici... Forse volevano spaventarmi? Peccato per loro perchè gli è andata male, perchè io sono abiutato ai rumori molesti e non ho fatto neppure finta di ascoltarli. Comunque, mah... poveri noi!!! PS. E poi tu non ti vesti strano... hai il tuo stile! come io ho il mio :P fatto di anello e portafoglio catenato!!! con una miriade di altri oggetti attaccati sopra XD
RispondiEliminaNon riesco più a stupirmi di queste cose perché mi è capitato spesso di essere stata derisa ai tempi della scuola e anche un pochino dopo. Capisco cosa provi perché ci sono passata. Però è vero, una volta facevano tutti quadrato, c'era il cretino che ti prendeva per il culo e gli altri restavano quantomeno ad assistere o davano man forte. In effetti non ho mai visto nessuno a scappare. Adesso, oltre che stupidi, sono pure vigliacchi. Il livello di idiozia è comunque lo stesso. Perché ai tempi della scuola ho notato a più riprese che quelli che si permettono di dar fastidio ad un compagno sono sempre quelli con i voti più bassi.
RispondiEliminaP.s.: Bobby che cita Kierkegaard e Kierkegaard che ha nientemeno che un padre di nome Michael Pedersen! Mah... XD
Mio caro ragazzo la Sua aria inquietante ha colpito ancora....beh il lato positivo sta nell'incutere un certo timore che ai nostri giorni può tornare utile......
RispondiEliminaSabato ero alla sfilata di un noto stilista invitato da un amico che ne è collaboratore, Vi assicuro che ho visto quanta più gente strana potessi immaginare ed in fondo ne sono abituato.
I look più incredibli e spesso ridicoli, uomini barbuti vestiti come Coco Chanel e donne che sembravano Al Capone in un crogiuolo di semi identità e di identità apparenti.
Ma in fondo non si tratta di maschere? Sipari dietro cui ciascuno di noi si cela?
Nessuno, oggi, è veramente se stesso. Troppo rischioso apparire più tranquillizzante comparire, chiamati sulla scena a recitare il ruolo che il regista ci affida o ci siamo scelti.
Ma dietro rimaniamo noi stessi protetti e sicuri nella corazza.
In tutto questo poi ci sono individui che non sanno portare nemmeno una maschera così insulsi e privi di qualcosa da difendere che non hanno nemmeno la necessità di farlo.
Ragazzini, e non solo, impauriti da quello che non possono capire schiavi del conformismo peggiore pronti ad additare le diversità salvo poi fuggire quando direttamente chiamati in causa.
Non ti curar di lor ma guarda e passa......
Era così e sara sempre così!
Ed infine caro Bobby non sarebbe ora di passare al soprabito di pelle?
Su dai lo sai che il nero fà sempre fine......
io per anni sono stata derisa per come mi vestivo..e per come mi vesto..non ho mai seguito le mode,anzi se una cosa è di moda sta pur sicuro che a me non piace,questo perchè ho gusti diversi dal resto della gente,ormai mi sono abituata.
RispondiEliminahai presente come si vestivano janis joplin e gli hippies? ecco a me piace quello stile..capirai che nel 2010 girando per il centro in città sono un tantinello osservata...
quello che ti posso dire che io adoro chi ha uno stile personale.puo' non piacermi ma implica personalità e differenziazione dalla massa vestita tutta uguale
e poi il nero è un colore bellissimo ;-)