venerdì 11 settembre 2009

Onslaught

(stasera mi guardo questo....)

Ore 17. Suonò la sirena. Fine di un’ altra giornata di lavoro. Era solo martedì, e già ne avevo piene le scatole. Salii in macchina; mi rilassai infilando nell’ autoradio una cassetta. Sigle originali di anime giapponesi, credo. Conoscendomi. Arrivato a casa, mi cambiai, mi rinfrescai, e con un sospiro mi lasciai cadere mollemente sul divano. Accesi la Tv. Ai tempi la guardavo ancora. E vidi. Su tutti i canali, le stesse immagini. Io e mia madre non capivamo; faticavamo a raccapezzarci. Giornalisti isterici, concitati, parole sconnesse. Alcune riccorrenti. Attacco. New York. Torri Gemelle. Aerei. Sembrava di essere in un fumetto, sia per i toni, sia per le immagini. Mi chiesi, con un sorriso incredulo, se fosse arrivato Onslaught, o qualche altro supercattivo marvelliano. Se la fantasia non avesse infine trovato il varco per aggredire la realtà. Poche ore dopo, le Torri crollarono in diretta, seppellendo certezze che fino a quel momento avevano avuto il sapore del dogma. Seguirono giorni irreali, simili a brutti sogni dai quali sembrava impossibile doversi o potersi svegliare. Giorni di rabbia e paura, di propaganda semplicistica, cui era facile, rassicurante credere. Loro, i cattivi, avevano attaccato noi, i buoni. Dovevano pagarla. Tanta retorica a buon mercato supportava questa schematizzazione di un problema assai più complesso, facendola sembrare vera. I giorni divennero settimane, mesi, anni. Venne l’ Afghanistan. Imperativo categorico, catturare il Cattivo, il Signore del Male, lo Sceicco Del Terrore, non importava a quale prezzo. Sembrava sensato. Sembrava giusto. Semplice. Proprio in quegli anni iniziavo a diffidare di ciò che era semplice. Raffreddatosi lo sgomento e la solidarietà, cominciai a prestare un po’ più di attenzione a chi diceva, subito zittito, che l’ america l’ attacco alle Twin Towers se l’ era voluto. Che forse l’ aveva addirittura organizzato lei stessa. Chi raccontava come bin laden fosse stato uno degli uomini di punta dell’ america ai tempi della Guerra Fredda. Cominciai a dare sempre più ascolto a Michael Moore e sempre meno a dick cheney ed ai suoi servili portavoce. Quando il conflitto, sulle ali delle più spudorate menzogne, si spostò in Iraq, non avevo più alcuna granitica certezza su chi fossero i buoni e chi i cattivi. Sono passati molti anni da quando tutto finì, tutto cominciò. Di questo giorno si è detto tutto, il contrario di tutto, si sono avanzate teorie più, meno, affatto credibili. Sono passati anni, ed ancora molti interrogativi giacciono senza risposta. Cosa successe davvero? Quali sono, se ci sono, le responsabilità dei servizi segreti statunitensi? Davvero gli agenti del mossad avvisarono alcuni degli impiegati degli uffici delle Twin Towers di non recarsi a lavoro quella fatidica mattina? Davvero molti sapevano, ma nessuno fece niente? Speculazioni che mandano in brodo di giuggiole i complottisti. Domande che trovo giusto porsi. Insieme ad altre. Piangere chi morì in quelle torri, quel giorno di otto anni fa, è doveroso. Ma non dovrebbe esserlo anche piangere tutte le vittime civili cadute sotto il fuoco amico e democratico degli stati uniti e dei loro sgherri, le vittime di un governo che mai come in questi anni ha palesato il suo delirio di onnipotenza? Non sarebbe dovuto e sacrosanto che l’ ONU sanzionasse anche l’ america per aver dichiarato una guerra unilaterale ed invaso uno Stato Sovrano? Certo, saddam era un dittatore. Ma quanti saddam restano al loro posto, perchè hanno stretto vantaggiosi accordi con shell e coca cola? Perchè chi combatte per liberare il proprio paese da un’ invasore è un terrorista, e non un partigiano, un patriota? Perchè se Lilli Gruber chiama la guerriglia “resistenza” anzichè “terrorismo”, dev’ essere licenziata in tronco? Oggi si piangeranno lacrime a fiumi, si ricadrà nella retorica un tanto al chilo delle commemorazioni solenni. Io non mi unirò al coro. Preferisco rivolgere un pensiero a chi è stato assassinato da una superpotenza straniera autoproclamatasi padrona del mondo e dai suoi umili servi, una superpotenza che non tollera alcuna voce che possa mettere in discussione la sua leadership. Altrimenti, sono pronte le bombe. Tutto in nome della democrazia. Sempre che l’ avversario sia disarmato. Sennò si chiama l’ ONU e si pigola di qualche sanzione. No, oggi non verserò lacrime per gli americani. Piangerò altri, continuando a farmi domande le cui risposte non possono essere date in questo momento, considerati i troppi interessi in ballo. Risposte che forse non verranno mai date. Oggi penso a loro. Alle vittime afghane, irachene, ai detenuti di Guantanamo, a chi ha visto sparire i propri diritti civili in nome di parole belle ed evocative. Penso a loro. A chi è morto per “un tragico errore”, “vittima del fuoco amico”, “in nome della pace, della libertà e della sicurezza”. A chi è morto perchè era uno dei “cattivi”. Oggi penso a loro. E penso che Onslaught, un essere malvagio quasi onnipotente, si nascondeva dietro la rispettabile facciata del mite e paralitico professor Xavier. Penso tutto questo. Mi chiedo se il vero cattivo non sia nascosto dietro un rispettabile doppiopetto, anzichè sotto un liso turbante. Mi chiedo se, dopotutto, non sia vero ciò che si dice su chi semina vento. Mi chiedo, soprattutto, chi abbia sparso davvero quei semi.

-La frase del giorno: “La civiltà occidentale è un’ ottima idea, e un giorno o l’ altro si dovrebbe anche metterla in pratica.” (Ghandi)

4 commenti:

  1. Tu l'hai scritto, io l'ho pensato. Ieri sono state commemorate le vittime innocenti delle due torri, ma bisogna commemorare anche le vittime innocenti dell Iraq e dell'Afghanistan.
    Il 7 dicembre del 1941 gli Stati Uniti subirono un attacco ugualmente proditorio e ugualmente disastroso a Pearl Harbor: la conseguenza fu il loro ingresso nella seconda guerra mondiale. Oggi come allora le stesse domande: sapevano? lo hanno autoprovocato? Oggi come allora le stesse non risposte, fra ipotesi allineate alla verità ufficiale e ipotesi che strizzano l'occhio al complottismo. Per oggi come per allora io ritengo che la realtà stia nel mezzo, penso che i governanti americani sapessero che sarebbero stati attaccati, dove e come faceva poca differenza, l'importante era permettere la riuscita dell'attacco, in mniera da poter giustificare ogni reazione agli occhi dell'opinione pubblica, e poter continuare a essere i "buoni".
    Saluti
    Ugo

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  2. Io l'ho pensato,tu l'hai scritto.Certo,i casi sono tantissimi.Diceva Leo Longanesi che quando saremo liberi di dire tutta la verità,non la ricorderemo più.E probabilmente,anche in quel caso,sarebbe utile solo a rinfocolare la bagarre tra complottisti e non complottisti.Le tue parole però me ne hanno fatte venire in mente altre:
    "Se i luoghi sacri sono risparmiati dalla distruzione della guerra,allora rendete sacro ogni luogo.E se i popoli santi vengono risparmiati dalla guerra,rendete santo ogni popolo."Pensa,le ha dette Silver Surfer,un personaggio dei fumetti.E' drammatico quando un personaggio di fantasia diventa più vero e profondo di coloro che ci governano,no?

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  3. Tra l'altro,una piccola chiosa: si pretende,a ragione,rispetto per le vittime dell'11 settembre.Mi chiedo che forma di rispetto sia fare uscire "casualmente" proprio in questa data una porcheria di film come G.I Joe(ho visto il trailer e sono imbarazzato io per tutti quelli che sono andati a vederlo),che è la summa del concetto "la guerra è fatta di buoni contro i cattivi" che tante vittime innocenti ha fatto e sta facendo.Forse il rispetto per le tragedie è anche posticipare la data di uscita di certi film.O smettere del tutto di girarli.Ma a proposito di film,vi consiglio quello di cui ho riportato la copertina qui sopra;non ne sarete delusi.Turbati forse,ma non delusi.... Parola di Bobby.

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  4. ...e invece sono d'accordo dalla prima all'ultima parola. Ogni volta ripenso all'ultra-ipocrita "perchè non accada mai più" che si sente ovunque intorno al 20 Gennaio e mi prudono le mani dal nervoso. La morale è che se la prendono in quel posto sempre gli innocenti.
    Antonella

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