venerdì 25 settembre 2009

L’ importanza di chiamarsi Bobby

La ferale domanda: perchè Bobby S. Pedersen ? Un doppio gioco di parole. Un omaggio a due delle mie muse ispiratrici, ed ai registi italiani di genere degli anni 50- 80, che giravamo filmacci a budget inesistente firmandosi poi con pseudonimi esotici nella speranza di dar loro maggior lustro (la lingua straniera, si sa, fa cool ), o per poterli più facilmente disconoscere in seguito.
Di solito a questo punto l’ interlocutore se ne va contento che io abbia sfamato la sua curiosità. Sottilmente sgomento quando gli ho narrato da dove è nato il mio nome d’ arte. Però mi sono anche capitati casi in cui l’ altro mi ha chiesto con vago disprezzo: e perchè non usare uno pseudonimo italiano, o meglio ancora il tuo vero nome? Partendo dalla fine: ho motivi personali e privati per non farlo. Tra cui il fatto che il mio vero nome non mi piace granchè. Quando mi presento a qualcuno uso sempre quello che è da anni il mio “nom de guerre” nel giro degli appassionati di fumetti, oppure l’ altro, che ho adottato sul forum di Marco Travaglio. C’ è poco da fare; il nome impostomi all’ anagrafe non mi soddisfa, e quindi mi viene automatico usarne uno che mi sono dato da me e mi rappresenta maggiormente. Dopodichè, perchè non un nome italiano? Perchè mi vergogno di essere italiano. Tanto che nego di esserlo perfino di nascita. Credo che chiunque abbia un minimo di amor proprio dovrebbe vergognarsi di appartenere ad una nazione governata per il 60% da un faccendiere convinto di essere ancora un signorotto feudale cui tutto è concesso e dovuto, e per l’ altro 40% da un monarca oscurantista che governa un regno popolato di bigotti ignoranti e pedofili in cerca di scampo dietro l’ austerità dalle tonaca. Ed a parte qualche piccola sacca di resistenza che ancora ricorda cosa significa “civiltà”, “democrazia” e “giustizia”, l’ italiota tipo è la summa del popolino ignorante, furbetto e piagnone, capace di snocciolarti per filo e per segno cosa succede nei reality, ma all’ oscuro completo o quasi di tutto il resto. Cosa che ho provato personalmente più volte. Se qualcuno è informato su politica e società, normalmente ripete a pappagallo quello che passa in tv, ed è impossibile farci un discorso ampio ed articolato, perchè non hanno le basi per farlo, e cosa più grave non si sognano minimamente di farsele. Tempo fa stavo leggendo un libro durante una pausa di lavoro, un saggio di non ricordo più chi. Si avvicinò un collega che, sorridendo complice, mi chiese per cosa stessi studiando. “Veramente sto solo leggendo; io con la scuola ho finito. “ Lui, sbigottito, rispose: “Leggi per il gusto di leggere? Impossibile.” Ancora oggi mi guarda come fossi una creatura strana, forse portatrice di malattie sconosciute e letali. “Ma tu che studi hai fatto?”, mi hanno chiesto in un’ altra occasione. “Un corso professionale di due anni come elettromeccanico”, ho risposto. Risata generale, tipo ma guarda che mattacchione. Quindi: “no, dai, seriamente; che università hai fatto? Non si può avere questa cultura senza aver studiato”. Seriamente, ho risposto che si può eccome. Tutto quello che so l’ ho imparato per conto mio, togliendo tempo alla televisione per dedicarlo a quelle cose fatte di carta, inchiostro e parole che si chiamano libri. Naturalmente non ho una conoscienza encicolpedica; non ricordo a memoria tutto ciò che ho letto, e spesso confondo nomi e date.
Ma se vedo qualcuno dichiarare la religione cristiana più illuminata dell’ islam gli ricordo che fino a neanche due secoli fa loro, i bravi cristiani, bruciavano le donne perchè preparavano delle tisane. Che fino al 1960, se mangiavi carne di venerdì, venivi scomunicato. Senza contare che oggi abbiamo ancora l’ inquisizione, nascosta sotto il pomposo nome di “congregazione per la dottrina della fede” (eh, il marketing è sempre marketing; se non vuoi che si capisca di cosa si tratta, mettigli un nome straniero o complicato. Poi ditemi che il vatic-ano non è una S. P. A. ). Quando me ne esco con queste cose, normalmente l’ interlocutore è incapace di ribattere. Perchè non ha i mezzi per farlo. Non ne ha le conoscenze non perchè non se le può permettere; ma perchè non gli interessa averle. Salvo poi lamentarsi della propria impotenza contro i soprusi dei potenti. Beh, mi chiedo: ma se tu conoscessi i tuoi diritti ed i tuoi doveri, se tu conoscessi la storia e l’ attualità, se tu allargassi i tuoi orizzonti oltre lo studio di simona ventura e lo stadio dove gioca la tua squadra del cuore... allora forse oggi non saremmo messi come siamo messi. Ed io mi vergognerei di meno di essere italiano non tanto per ciò che fanno il criminano ed affini, ma perchè non ci sia un sussulto di dignità del popolo capace di mandarli dove devono stare; lo stesso popolo pronto a scendere in piazza quando la sua squadra del cuore retrocede in serie B o non compra il fuoriclasse del momento (l’ importanza delle parole; ecco perchè i calciatori sono degli imbecilli fatti e finiti, ma quasi sempre soprattutto fatti. Sono fuoriclasse... quando una sola parola spiega la vita di un uomo. ) .Quindi se mi vergogno di essere italiano è colpa non tanto di al tappone e simili, che giustamente fanno quel cacchio che gli pare a gente che non ha abbastanza vertebre pur camminando eretta. La colpa è soprattutto degli italiani, che si offendono quando dico che il mio sogno è andare a vivere in Svizzera, ma sul confine. Qui ci sono anche cose e persone a cui non saprei mai rinunciare. Manco di spirito patriottico, piagnucolano. Già. Proprio come un certo ministro delle riforme che si pulisce il culo col tricolore. Ma lui è un politico! Già. Ed ecco perchè io posso, e devo, vergognarmi della maggior parte dei miei connazionali che usano scuse del genere per difendere l’ indifendibile. A costoro,un saluto da Bobby, che in un’ Italia degna della maiuscola si sarebbe chiamato, con immensa soddisfazione dei suoi conterranei, Mario Mattia Scintilla. E l’ avrebbe fatto con l’ orgoglio che oggi non prova.

-La notizia del giorno: L'ONU approva risoluzione per eliminare le armi nucleari dal mondo. Si comincerà bombardando l'Iran prima che possa dotarsi di bombe atomiche. Ovviamente, si useranno ordigni nucleari.

-La frase del giorno: “Si può misurare la cultura di un paese dal numero delle scritte che compaiono sui muri dei cessi. “ (A. Loos)

4 commenti:

  1. ConoscEnza senza I!!!!! Facciamo così, mandami le bozze dei tuoi interventi prima di pubblicarli va :P

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  2. Giusto questo ci manca: un blog in italiano con testo messinese a fronte! XD

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  3. Caro collega, parto in quarta, e ti dico che, se mai verrà pubblicato un mio racconto, e se mai, per una qualsiasi ragione, non potrò usare il mio vero nome, anche io adotterei un pseudonimo non italiano. Quale? Ma Hellies, naturalmente. Tuttavia, non lo farei per scarso spirito patriottico, bensì perché trovo l'inglese molto più affascinante.
    Ma veniamo al dunque: perché cotanto sentimento anti-italiano? Per carità, Pedersen, ti conosco già abbastanza da poter dire che sei un nichilista, un deluso da tutto e da tutti: dal paese in cui vivi, dalla natura umana e fors'anche da te stesso. Io ho una visione ben diversa, e sicuramente ciò concorre al mio modo diverso di pensare. Non sono una persona patriottica: sono cresciuto ben cosciente che oggi più che mai si può solo essere cosmopoliti, internazionalisti. E aggiungo che anch'io, come te, ritengo gli italiani un popolo di asini (per dirla alla Montanelli), che si fanno presto abbindolare dal carisma dei "grandi" uomini, e che solo nelle emergenze riescono a superare quello che io chiamo furbismo, e cioè la moderna riedizione dell'egoismo. Tuttavia, non sono un anti-italiano: perché a fronte di tante magagne, so riconoscere anche le parti buone; perché nel buio, bedo anche la luce. La nostra storia è fatta della cultura più grande e bella del mondo: può ciò essere negato? Nella nostra storia ci sono stati anche grandi uomini: può questo essere negato? Insomma, l'Italia non è un paese da buttare. E' un paese che va rivitalizzato, che devo ritrovare i fasti del passato, e non certo partendo da acquile e fasci littori, bensì dal diritto romano, dalla cultura rinascimentale. Per fare questo, c'è bisogno di persone ottimiste, e non disfattiste. Persone che, appunto, sappiano vedere la luce, e non si abbattano di fronte all'esistente. Insomma, persone che non devono per forza cantare l'inno durante le partite della nazionale, e che non devono nemmeno per forza guardarla la nazionale, ma che tuttavia sperino in un futuro migliore per il proprio paese, in un cambiamento della mentalità dei propri concittadini.

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  4. Beh collega,come hai giustamente rilevato il mio sentimento è più che altro antiumano prima ancora che antitalico... anche se, come ben sai, non tendo a fare di tutta un' erba un fascio. Ho detto e ribadisco che anche in questo desolato paese ci sono ottime persone, e non poche mi picco di conoscerle personalmente (e mi picco pure che frequentino questo ameno blog...); non a caso andrei a vivere sul confine con quello che ritengo essere uno stato assai più civile ed evoluto come la Svizzera, che pure ha le sue magagne, ma sicuramente ha maggior coerenza rispetto a noi. Il problema è che io non sono tipo, e lo sai, da tenere in considerazione ciò che è stato per minimizzare ciò che è. Ovvio che abbiamo avuto un grande passato e grandi uomini; alcuni li abbiamo ancora, ma sono pochi, tremendamente pochi. Ho seri dubbi che possa bastare la speranza di un miglior domani per rimettere in sesto questo paese, e soprattutto la stragrande maggioranza del suo popolo ignavo. Ma è una di quelle cose su cui, come sai, sarei felice di sbagliarmi...
    PS: e poi, ovviamente, uno pseudonimo anglonorvegese suona molto meglio di Mario Mattia Scintilla! ^___^

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