Nove su dieci non lo vedremo mai. Nemmeno in TV. Raiset ha rifiutato di trasmettere lo spot di questo film che racconta la genesi e la degenerazione della TV italiana da quando il pederasta del consiglio ha imposto il suo monopolio. Sottile, invisibile, non avvertita e spesso negata.
Ma la decomposizione del sistema televisivo ed informativo italiano c’ è. Nonostante la cd opposizione ci ricordi che i problemi dell’ Italia sono ben altri. Per esempio il fatto che non esiste un’ opposizione degna di questo nome. Che quando la Rai dirama un comunicato stampa ufficiale per spiegare che lo spot non è stato trasmesso “perchè anche al di fuori della campagna elettorale non è possibile nè corretto trasmettere materiale fazioso o di parte senza adeguato contraddittorio” nessuno emette più che un pigolìo di protesta. (tra l’ altro, ho controllato il televideo Rai: la notizia era presente a mezzanotte, alle otto era già sparita. Riprova che i delinquenti si muovono sempre nottetempo). Contraddittorio. Che meravigliosa parola, che geniale istituzione. Tutti ne hanno diritto. Meno gli immigrati clandestini, gli oppositori politici, la società civile che ha una posizione diversa rispetto a quella espressa dal pd con o senza l (elle) o dal cancro d’ oltretevere. Mi aspetto, l’ anno venturo come ogni anno, per le commemorazioni di Falcone e Borsellino dei salotti televisivi in cui intervengano anche i vertici di Cosa Nostra per spiegare le loro ragioni. Non sarebbe strano. A Lucarelli, neanche tanti anni fa, fu vietato di realizzare una puntata di “Blu Notte” sulla strage di Capaci proprio perchè “mancava il contraddittorio”. Non sto scherzando. Che cosa curiosa; non dovrebbe essere così difficile avere un esponente della criminalità organizzata in studio. Di politicanti e politicosi che sono culo e camicia con mafia, ‘ndranhgeta e camorra è pieno il mondo e l’ emiciclo, e se possono angariare il nostro buon senso parlando senza sosta ogni giorno nei confortevoli salotti florovespasiani di tutto lo scibile umano, specialmente di cose che non sanno, potranno ben dire la loro su cose su cui sono ferratissimi, più di quelle mezze tacche di riina, provenzano eccetera? I nostri “onorevoli”, quelli che ritengono vittorio mangano, boss stragista di Palermo riciclato stalliere, “un eroe”. Che percepiscono parcelle milionarie fornendo consulenze in comuni più volte sciolti per infiltrazioni mafiose e querelano i giornalisti che osano ricordarlo. Quelli che “con la mafia bisogna convivere”. Quelli che vengono prescritti (cioè hai commesso il fatto, ma sono scaduti i termini per farti scontare la pena) per il reato di associazione mafiosa ed i loro avvocati ci convincono che sono stati assolti (non hanno commesso il fatto), oppure offrono ricchi buffet perchè hanno preso una condanna come favoreggiamento semplice alla mafia, e non sono stati condannati per concorso in associazione mafiosa, quindi sì, magari mi dimetto da sindaco, ma solo per andare a fare il senatore con quelli che “ io centro”. Anzi, “io c’ entro”. E questi sono solo alcuni esempi. Ma qualcuno ha forse scatenato il putiferio che simili bestialità dovrebbero scatenare? Certo. L’ avete saputo? Nove volte su dieci, no. Merito della videocrazia.
Fenomeno sul quale riflette il regista del film, l’ italiano emigrato in Svezia Erik Gandini:
“Sono nato e cresciuto in Italia, ma vivendo in Svezia da più di venti anni non mi sono abituato gradualmente all’ orrore italiano, non ha mai smesso di stupirmi. Se allora ci avessero detto che quelle donne seminude e quei programmi bizzarri avrebbero cambiato l’ Italia, che avremmo avuto nostalgia di Drive In come esempio di buona TV, avremmo riso. Io l’ avrei fatto, almeno. Ma le rivoluzioni culturali passano anche per piccoli dettagli, per esempio Corona e il suo intervento televisivo all’ uscita del carcere, in cui si lanciava come ribelle politico, un Che Guevara della videocrazia. Lì è rinato reinventandosi, la TV gli ha dato l’ immunità attraverso il personaggio che si è creato (anche se per fortuna è ancora costretto a fuggire da inferocite folle fischianti quando qualcuno ha la bella pensata di invitarlo come “ospite d’ onore” a qualche serata; peccato che poi, passando per vittima nei servizi giornalistici, aumenti la sua aura di martire. NDBobby). Non conta quello che succede davvero, ma l’ emozione che esprimi e susciti attraverso lo schermo. Il fenomeno della democrazia televisiva e del trionfo della banalità vede nell’ Italia un’ avanguardia. Prendiamo Guantanamo, chi ti accoglia ha passato un casting: devono avere un viso angelico e mandare a memoria una parte convincente. I tour lì sono un assurdo viaggio nell’ idillio. La differenza è che in America c’ è un concetto di verità giornalistica, un accordo civile che la stabilisce, penso a 60 minutes. L’ Italia è interessante perchè qui tutto il peggio si è avverato: potere politico e mediatico coincidenti, l ‘annullamento della memoria storica, una banalità del male che va ben oltre Berlusconi. Non bisogna mai essere schiavi dell’ attualità, vorrei che quest’ opera fosse attuale anche tra dieci anni. Nel film ho deciso[...] di essere un Alice che entra e osserva, anche ingenuamente, questo paese delle meraviglie, in un viaggio per spiegare il nostro Paese agli stranieri, attraverso un mondo senza verità nascoste. Se, come me, vieni dall’ estero, tutti si aprono più liberamente, se, come fece Barbet Schroeder con Idi Amin Dada nel suo autoritratto- documentario, non li limiti e lasci che il potere si sveli da solo grazie al suo egocentrismo, hai sorprese clamorose. Quando in Svezia mostro certe immagini, da meno male che Silvio c’ è al regista televisivo che confessa che il premier odia il verde e che nessuno può avere scenografie di questo colore, cose da imperatore, pensano che sia satira. Ma, come in Gomorra, il sistema lo capisci dai piccoli ingranaggi, figli dell’ ultimo trentennio di potere berlusconiano. Lui è solo un’ icona mondiale di questa favola inquietante, un modello assoluto inseritosi nel subconscio collettivo perchè l’ 80% degli italiani ha la TV come fonte d’ informazione primaria, se non unica: l’ incubo orwelliano realizzato, con la parte cupa sostituita da applausi e risate a comando, dall’ edonismo e l’ etica del divertimento a tutti i costi, ormai l’ unico obiettivo.”
Videocracy uscirà questo venerdì, il quattro settembre. O meglio, non uscirà. Scommettiamo?
In ogni caso, siete autorizzati a diffondere questo post dove e come credete. Ma guai a voi se ci mettete un contraddittorio. Ditemi pure che non sono democratico.
Ma non prendetemi per il culo con simili cazzate.
-La frase del giorno: “Gli italiani sono come bambini di nove anni, e nemmeno troppo svegli”. (silvio berlusconi)
Ma la decomposizione del sistema televisivo ed informativo italiano c’ è. Nonostante la cd opposizione ci ricordi che i problemi dell’ Italia sono ben altri. Per esempio il fatto che non esiste un’ opposizione degna di questo nome. Che quando la Rai dirama un comunicato stampa ufficiale per spiegare che lo spot non è stato trasmesso “perchè anche al di fuori della campagna elettorale non è possibile nè corretto trasmettere materiale fazioso o di parte senza adeguato contraddittorio” nessuno emette più che un pigolìo di protesta. (tra l’ altro, ho controllato il televideo Rai: la notizia era presente a mezzanotte, alle otto era già sparita. Riprova che i delinquenti si muovono sempre nottetempo). Contraddittorio. Che meravigliosa parola, che geniale istituzione. Tutti ne hanno diritto. Meno gli immigrati clandestini, gli oppositori politici, la società civile che ha una posizione diversa rispetto a quella espressa dal pd con o senza l (elle) o dal cancro d’ oltretevere. Mi aspetto, l’ anno venturo come ogni anno, per le commemorazioni di Falcone e Borsellino dei salotti televisivi in cui intervengano anche i vertici di Cosa Nostra per spiegare le loro ragioni. Non sarebbe strano. A Lucarelli, neanche tanti anni fa, fu vietato di realizzare una puntata di “Blu Notte” sulla strage di Capaci proprio perchè “mancava il contraddittorio”. Non sto scherzando. Che cosa curiosa; non dovrebbe essere così difficile avere un esponente della criminalità organizzata in studio. Di politicanti e politicosi che sono culo e camicia con mafia, ‘ndranhgeta e camorra è pieno il mondo e l’ emiciclo, e se possono angariare il nostro buon senso parlando senza sosta ogni giorno nei confortevoli salotti florovespasiani di tutto lo scibile umano, specialmente di cose che non sanno, potranno ben dire la loro su cose su cui sono ferratissimi, più di quelle mezze tacche di riina, provenzano eccetera? I nostri “onorevoli”, quelli che ritengono vittorio mangano, boss stragista di Palermo riciclato stalliere, “un eroe”. Che percepiscono parcelle milionarie fornendo consulenze in comuni più volte sciolti per infiltrazioni mafiose e querelano i giornalisti che osano ricordarlo. Quelli che “con la mafia bisogna convivere”. Quelli che vengono prescritti (cioè hai commesso il fatto, ma sono scaduti i termini per farti scontare la pena) per il reato di associazione mafiosa ed i loro avvocati ci convincono che sono stati assolti (non hanno commesso il fatto), oppure offrono ricchi buffet perchè hanno preso una condanna come favoreggiamento semplice alla mafia, e non sono stati condannati per concorso in associazione mafiosa, quindi sì, magari mi dimetto da sindaco, ma solo per andare a fare il senatore con quelli che “ io centro”. Anzi, “io c’ entro”. E questi sono solo alcuni esempi. Ma qualcuno ha forse scatenato il putiferio che simili bestialità dovrebbero scatenare? Certo. L’ avete saputo? Nove volte su dieci, no. Merito della videocrazia.
Fenomeno sul quale riflette il regista del film, l’ italiano emigrato in Svezia Erik Gandini:
“Sono nato e cresciuto in Italia, ma vivendo in Svezia da più di venti anni non mi sono abituato gradualmente all’ orrore italiano, non ha mai smesso di stupirmi. Se allora ci avessero detto che quelle donne seminude e quei programmi bizzarri avrebbero cambiato l’ Italia, che avremmo avuto nostalgia di Drive In come esempio di buona TV, avremmo riso. Io l’ avrei fatto, almeno. Ma le rivoluzioni culturali passano anche per piccoli dettagli, per esempio Corona e il suo intervento televisivo all’ uscita del carcere, in cui si lanciava come ribelle politico, un Che Guevara della videocrazia. Lì è rinato reinventandosi, la TV gli ha dato l’ immunità attraverso il personaggio che si è creato (anche se per fortuna è ancora costretto a fuggire da inferocite folle fischianti quando qualcuno ha la bella pensata di invitarlo come “ospite d’ onore” a qualche serata; peccato che poi, passando per vittima nei servizi giornalistici, aumenti la sua aura di martire. NDBobby). Non conta quello che succede davvero, ma l’ emozione che esprimi e susciti attraverso lo schermo. Il fenomeno della democrazia televisiva e del trionfo della banalità vede nell’ Italia un’ avanguardia. Prendiamo Guantanamo, chi ti accoglia ha passato un casting: devono avere un viso angelico e mandare a memoria una parte convincente. I tour lì sono un assurdo viaggio nell’ idillio. La differenza è che in America c’ è un concetto di verità giornalistica, un accordo civile che la stabilisce, penso a 60 minutes. L’ Italia è interessante perchè qui tutto il peggio si è avverato: potere politico e mediatico coincidenti, l ‘annullamento della memoria storica, una banalità del male che va ben oltre Berlusconi. Non bisogna mai essere schiavi dell’ attualità, vorrei che quest’ opera fosse attuale anche tra dieci anni. Nel film ho deciso[...] di essere un Alice che entra e osserva, anche ingenuamente, questo paese delle meraviglie, in un viaggio per spiegare il nostro Paese agli stranieri, attraverso un mondo senza verità nascoste. Se, come me, vieni dall’ estero, tutti si aprono più liberamente, se, come fece Barbet Schroeder con Idi Amin Dada nel suo autoritratto- documentario, non li limiti e lasci che il potere si sveli da solo grazie al suo egocentrismo, hai sorprese clamorose. Quando in Svezia mostro certe immagini, da meno male che Silvio c’ è al regista televisivo che confessa che il premier odia il verde e che nessuno può avere scenografie di questo colore, cose da imperatore, pensano che sia satira. Ma, come in Gomorra, il sistema lo capisci dai piccoli ingranaggi, figli dell’ ultimo trentennio di potere berlusconiano. Lui è solo un’ icona mondiale di questa favola inquietante, un modello assoluto inseritosi nel subconscio collettivo perchè l’ 80% degli italiani ha la TV come fonte d’ informazione primaria, se non unica: l’ incubo orwelliano realizzato, con la parte cupa sostituita da applausi e risate a comando, dall’ edonismo e l’ etica del divertimento a tutti i costi, ormai l’ unico obiettivo.”
(Estratti dall’ articolo “Moriremo tutti berlusconiani?”, di Boris Sollazzo, da FLM TV 34 dell’ agosto 2009 )
Videocracy uscirà questo venerdì, il quattro settembre. O meglio, non uscirà. Scommettiamo?
In ogni caso, siete autorizzati a diffondere questo post dove e come credete. Ma guai a voi se ci mettete un contraddittorio. Ditemi pure che non sono democratico.
Ma non prendetemi per il culo con simili cazzate.
-La frase del giorno: “Gli italiani sono come bambini di nove anni, e nemmeno troppo svegli”. (silvio berlusconi)
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