lunedì 10 agosto 2009

John & Amanda

Come ogni week end, accantonati gli impegni e staccato il cellulare, mi sono ritagliato qualche ora per godermi in pace la mia dose mensile di fumetti, in questo caso particolarmente cospicua (evvai! ). Poche pause alla lettura, e solo per concedermi piacevoli, lunghissime chiacchierate via chat con un’ amica che non smette mai di offrirmi spunti di riflessioni e darmi speranze che qualcosa di buono ancora nel mondo c’ è, e non tutto è perduto come temo ogni volta che incontro un esponente della nuova e per lo più già fottuta generazione. Inutile che mi chiediate chi sia questa persona, a cui vanno una volta di più tutta la mia stima ed il mio ringraziamento per l’ attenzione dedicatami. Non ve lo dico. Non insistete. Potete torturare Sweepsy per ore, ma non ve lo dirò mai. Non fosse altro perchè non è l’ argomento del post. Parlavo di fumetti. Due dei quali non smettono mai di stupirmi. Nonostante segua un sacco di testate (e dopo averne lette alcune ne tiri altrettante contro il muro per la disperazione), solo due serie non mi hanno mai deluso nè mai lo fanno; non le scambierei con nessun altro fumetto in circolazione. Sorpresa numero uno: nessuna delle due è “Winx Club”. Così qualcuno può subito rilassarsi. Sorpresa numero due: non sono americane. Sono italiche, o quasi. Nessuna sorpresa dovrebbe destare che non siano targate Bonelli, casa editrice di cui acquisto ormai solo Dylan Dog, e solo per inerzia. No no. Sono serie targate “Eura ”, e dovrebbero essere letture obbligate per chiunque voglia farsi stupire e coinvolgere con storie assolutamente ordinarie e banali, o dove la trama rifugge qualsiasi tentativo di essere consolatoria o prevedibile. Alla prima categoria, storie di ordinaria banalità, appartiene "Amanda”, serie sceneggiata da Robin Wood (sì, il papà di “Dago” ) e disegnata da Alfredo Falugi. L’ incipit non può essere più scontato; Amanda, cresciuta in un orfanotrofio di Buenos Aires, parte alla ricerca del proprio passato, ed una volta scoperte le sue origini continua a girare il mondo in cerca del proprio destino e forse dell’ amore, armata solo dei suoi principi, della sua forza d’ animo e della sua voglia di vivere. Passa da un’ avventura all’ altra, imparando ed insegnando, crescendo e maturando, spesso spettatrice coinvolta suo malgrado in piccoli e grandi drammi altrui, piccole e grandi gioie. Attraverso la sua voce narrante, viviamo le emozioni provate da lei e dagli altri personaggi. Le vicende sono ripetitive, così come alquanto stereotipato è il cast dei comprimari. Eppure ogni storia ha qualcosa che non t’ aspetti. Mettendo spesso in mostra le sue non trascurabili grazie, (e dietro il principio del pelo di f**a che tira più di un carro di buoi non può non esserci anche una metafora alla libertà che Amanda sempre insegue e persegue, uno sfuggire alle rigide convenzioni in questo caso rappresentate dagli abiti, che quasi sempre dietro la loro formale eleganza celano malvagi che nulla hanno da invidiare ai variopinti supercriminali che angustiano Superman, l’ Uomo Ragno e compagnia), Amanda ci suggerisce che non occorrono superpoteri o tecnologie futuristiche per far prevalere la giustizia, l’ amore e l’ amicizia. Basta credere fino in fondo in noi stessi e negli altri. E se la vita ci prende a schiaffi... troveremo la forza di rialzarci e continuare, anche e sopratutto con l’ aiuto di chi ci vuol bene per ciò che siamo e non per ciò che possediamo. Messaggi buonisti e minimalisti, certamente. Proprio per questo, difficili da raccontare senza annoiare e cadere nella facile retorica. Wood riesce benissimo a schivare tutti questi ostacoli, dando ad ogni storia qualcosa di unico, lirico. E se chiuso un albo della Rossa vi siete quasi convinti che tutto sommato il mondo sia un bel posto e l’ essere umano abbia diritto ad una seconda possibilità, basta aprire John Doe per rimettere tutto in prospettiva. John Doe, umano, direttore della Trapassati Inc., l’ agenzia che si occupa dei decessi sulla Terra. John Doe, fidanzato con l’ avatar fisico del Tempo e che lavora gomito a gomito coi Quattro Cavalieri dell’ Apocalisse. John Doe, che non esita a rubare la Falce dell’ Olocausto a Morte quando si rende conto che quest’ ultima vuole usarla per scopi personali. John Doe. Che per i propri scopi personali sacrifica amici ed amori, ed anche il mondo intero. Letteralmente. John Doe. Una scheggia impazzita guidata da una logica imperscrutabile e discutibilissima. John Doe non è l’ eroe nobile che tutti vorremmo essere. E’ ciò che tutti siamo e saremmo se ci trovassimo nei suoi panni. Infidi, approfittatori, doppiogiochisti... umani. Guidati da una morale spesso contorta e contraddittoria, che ci spinge ad agire senza valutare le conseguenze, senza preoccuparci di chi rimarrà vittima della nostra arroganza. Amanda e John Doe; due figure di carta più umane di molti umani. Personaggi di fantasia che ci costringono a guardarci negli occhi con una freschezza ed una brutalità che raramente il fumetto “popolare” può permettersi, annacquato e snaturato da sceneggiatori in cerca di rassicurazioni per il lettore ed il proprio conto in banca, che bruciano il potenziale dei personaggi affossandoli in meccanismi triti e ritriti (salvo pochissime eccezioni), dove la citazione- omaggio ad altri generi, che in John Doe si amalgama perfettamente al racconto, diventa un escamotage fastidioso e ridondante per attirare il nerd che si presume viva in ogni lettore di fumetti. Se cercate svago, rassicurazioni e certezze( che certamente non guastano) continuate a guardare sotto le solite copertine, alla ricerca dei soliti costumi colorati, dei soliti robot giganti e delle solite, epiche battaglie. Se invece cercate anche qualcosa di diverso ed originale, ricordatevi questi nomi: John & Amanda. Ricordateli, e date loro una possibilità.
Non vi deluderanno.

-La notizia del giorno: Stasera inizia “Bisturi Vip” con Elisabetta Gregoraci. Volevo assolutamente guardarlo. Poi mi hanno spiegato che non era una trasmissione dove delle celebrità smembravano con strumenti chirurgici la signora (?!) Briatore....

-La frase del giorno: “Non c’ è delitto peggiore che uccidere la fiducia di qualcuno”. (R. Wood, da “Amanda” )

6 commenti:

  1. lo dicevo io che sei attorniato da fans. uhm..e questa chi è mo?

    mi fa bene pensarla alla "buonista e minimalista" ogni tanto. detto cinicamente. peccato che io e il mondo dei fumetti non siamo mai entrati in contatto..colpa della mia indifferenza, o del caso.

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  2. Beh,non è mai tardi per cominciare ad apprezzare le meraviglie dell'arte sequenziale...;-)

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  3. non per una che si è fermata tempo addietro a paperino..

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  4. Stai dicendo sul serio una cosa del genere ad uno che acquista e legge regolarmente Winx Club? O_O

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  5. .... effettivamente in quanto ex fan delle witch...

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  6. 'azzo, già "lettrice" è grave, definirsi addirittura "fan" è un outing coraggiosissimo!
    (come se io non avessi adorato Will Wandom,no...) =P

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